Terrorismo, migranti, trade. Per Trump l'Ue è inaffidabile su tutto
Milano. Un sondaggio della Cnn registra il famigerato “bump” per Donald Trump dopo la convention di Cleveland e subito il candidato repubblicano alla Casa Bianca tira qualche riga sotto ai suoi calcoli: vedete, quel che dico non è stralunato come vi vogliono far pensare i media – primo fra tutti l’arciodiato Washington Post che non ha aspettato che si aprisse la stagione degli endorsement e ha già dichiarato che un errore come eleggere Trump presidente sarebbe unico nella storia, e imperdonabile. Ora che si è aperta la convention dei democratici, Trump organizza eventi per rubare la scena alla “corrotta” Hillary – vuole presentare per bene il suo vice, Mike Pence, e vuole continuare a dettagliare il suo progetto di salvataggio dell’America con quei toni definitivi e apocalittici, progetto che di fatto passa per la distruzione di tutte le istituzioni internazionali esistenti. A cominciare dall’Europa. Bistrattato come il nostro continente non c’è nessuno, se si considera il fatto che viene da una storia d’amore finita male: Barack Obama, che ancora oggi gode di più consensi in Europa che nel paese di cui è presidente da otto anni, si è rivelato ben più freddo ed egoista di quanto paresse nelle premesse. Ma anche quel progressivo disamore, scandito dalla definizione che Obama ha dato agli europei nella celebre intervista all’Atlantic – “free riders”, scrocconi –, sembra affetto sincero ed eterno di fronte a quel che dice Trump, il quale vorrebbe far fuori la Nato (e questo lo dice da un po’), ma anche sottoporre i cittadini di Francia e Germania a un “vetting più rigoroso”, perché quei due paesi non sono affidabili, “sono del tutto compromessi” con il terrorismo, e la colpa è tutta loro “perché hanno lasciato che entrassero gli immigrati nel loro territorio”.
Secondo Trump, è necessario controllare meglio francesi e tedeschi, perché non hanno saputo far bene il loro mestiere – garantire sicurezza ai cittadini – e rischiano di esportare terroristi anche negli Stati Uniti. Le reazioni in Europa sono furibonde, come è facile immaginare, ma il candidato repubblicano non è uno che si adatta all’effetto che fanno le sue sortite e anzi durante l’intervista a Chuck Todd, a “Meet the press” dell’Nbc – dalla quale è tratta buona parte delle dichiarazioni di Trump – ha versato generoso il sale su tutte le ferite dell’Europa (forse non è vero che non conosce il mondo, forse lo conosce sulla base delle sue cicatrici, e vuole riaprirle tutte). I francesi e i tedeschi sono stati troppo accoglienti e questo è anche il motivo “per cui c’è stata la Brexit, giusto? Gli inglesi hanno detto chiaramente ‘non ne possiamo più di questa roba’”. Mentre gli inglesi pensano che sia in atto una grande punizione globale contro di loro e contro lo sciagurato voto per uscire dall’Ue – non si spiegano altrimenti le code a Dover da dove si parte per raggiungere la Francia, c’è un unico poliziotto che ci mette 40 minuti a controllare ogni automobile, hanno raccontato alcuni testimoni – dall’altra parte dell’Atlantico Trump li prende a esempio della stanchezza che ha colto anche l’America: bisogna controllare le frontiere, fare un “vetting estremo”, dice il candidato, non finiremo come la Francia e la Germania.
Se la circolazione delle persone è in dubbio, anche quella delle merci è parecchio difficile (evidentemente il cosiddetto “playbook Farage” discusso alla convention di Cleveland dall’ex capo degli indipendentisti inglesi Nigel Farage deve aver avuto un gran seguito). Trump non soltanto ha criticato come sempre l’accordo transpacifico (Ttp), ma ha detto che anche la World Trade Organization è “un disastro”, è disfunzionale per l’America, se sarà necessario “ne usciremo”. In questo clima da exit globale, il ruolo dell’Europa è ancora una volta deleterio, secondo Trump, che descrive il Vecchio continente come “un consorzio” che è stato creato per “competere con gli Stati Uniti quando c’è da fare soldi” (la dichiarazione intera è ancora più divertente: “Quando parliamo dell’Europa diciamo sempre che è così bella. Hey, amo l’Europa, ho una casa in Europa. Io dico, la ragione per cui l’Europa si è unita è per creare un consorzio e competere con gli Stati Uniti”). Secondo Trump tutte le relazioni internazionali possono essere aggiustate con un “nuovo deal”, essendo lui il re degli accordi, e non si preoccupa troppo dell’esistente, visto che è modificabile, ma con l’Europa la questione è un pochino più complicata: “Da un lato siamo in competizione, dall’altro non facciamo che aiutare” gli europei, “it is so messed up”. Il caos è creato dalla Nato, che per Trump andrebbe abolita e che comunque dovrà essere restaurata in modo più equo: non tocca soltanto all’America contribuire all’Alleanza, soprattutto non tocca all’America intervenire automaticamente nel caso un paese membro venga attaccato. Questo ha molto a che fare con la Russia di Vladimir Putin e con la complicità tra i due leader: molti analisti sono terrorizzati da questa alleanza, e l’ipotesi – data per certa da molti ricercatori – che gli hacker russi siano dietro alle email del Partito democratico fatte circolare negli ultimi giorni da Wikileaks non fa che peggiorare la sensazione che, con Trump alla Casa Bianca, l’ordine liberale del mondo sarebbe compromesso. Da un punto di vista più ideologico: i confini dell’antiamericanismo si stanno già allargando, per mano di un americano.
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