“In Francia c'è un vile ossequio verso l'islam”. Parla Redeker
Roma. Domenica 17 settembre 2006. Robert Redeker si alza presto per scrivere per il Figaro un articolo sull’Europa e l’islam dopo il linciaggio di Papa Benedetto XVI a seguito della lectio di Ratisbona. Mercoledì 20 settembre. Uomini dei servizi segreti e della gendarmeria bussano alla sua porta di casa, a Tolosa: “Professor Redeker, prenda le sue cose e venga con noi”. Dai loro sguardi, Redeker capisce che la faccenda è seria. Nei loro occhi vede la morte che lo inseguirà fino alla fine dei suoi giorni. La fatwa diceva: “Ecco il maiale che ha criticato il Profeta Maometto”. Quindi, sui forum islamisti sono postate la foto della sua casa con l’indirizzo, l’email e il telefono. Da quel momento, la vita di Robert Redeker è diventata un incubo. Conferenze e corsi annullati, la casa messa in vendita, il funerale del padre celebrato nell’anonimato e il matrimonio della figlia organizzato dalla polizia. La sua vita viene presa in carico dallo stato, per fare di Redeker il primo rifugiato politico in Francia.
La sua storia finirà anche nel romanzo di Michel Houellebecq, “Sottomissione”, dove ha il nome di “Robert Rediger”, l’intellettuale che ottiene indietro il suo posto di docente alla Sorbona di Parigi grazie alla conversione all’islam. Quando Redeker è andato di recente a Vienna per una conferenza, sull’aereo era accompagnato dalla polizia francese, che si è poi coordinata con quella austriaca per garantirne l’incolumità. E anche quando va a Parigi, come ha di recente raccontato il suo editore Pierre-Guillaume de Roux a Libération, “dietro Redeker c’è una macchina senza targa che lo segue ovunque”. Sono i servizi di sicurezza francesi.
L'intellettuale francese Robert Redeker
A dieci anni da quella condanna a morte, Redeker è a colloquio con il Foglio sulla Francia sotto assedio, compreso l’ultimo terribile assalto a una chiesa in Normandia, con lo sgozzamento di un sacerdote cattolico. La chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray non è il primo obiettivo in Francia. Nel 2015, due attacchi erano stati sventati contro la Basilica del Sacro Cuore, una delle più famose chiese di Parigi, oltre a due chiese a Villejuif.
Il giudizio di Redeker è molto negativo sul governo francese. “L’islamismo cerca dappertutto di perseguitare il cristianesimo. L’ideologia ufficiale in Francia cerca invece di far credere che siano i musulmani che vengono perseguitati. Ma la verità è un’altra. E questa verità planetaria travolge ora anche la Francia. Per ragioni ideologiche il presidente Hollande, il premier Valls e il ministro dell’Interno Cazeneuve non sono in grado di condurre la lotta al terrorismo islamista. Questi attacchi disturbano il loro software mentale che presuppone che gli ‘altri’ sono buoni. Tutti i francesi sono in pericolo mortale a causa del rifiuto del governo di pensare il pericolo che abbiamo di fronte. Il governo Valls utilizza grandi parole tratte dal lessico della guerra, ma adotta misure lillipuzziane, timide, e anche ridicole, per combattere il terrorismo. Usa il vocabolario della guerra senza fare la guerra”. Un esempio ? “Se siamo in guerra e migliaia di giovani francesi si uniscono agli eserciti nemici che prendono le armi contro il proprio paese, uccidono soldati francesi in Siria e in Iraq, sono dei traditori. Ma li mettono in centri di deradicalizzazione. In breve, per il governo come per l’ideologia dominante nei media, non sono traditori, ma radicalizzati”.
La necessità di combattere il terrorismo islamico incontra poi una barriera ideologica: “Il rifiuto di pensare il legame tra l’islam e l’islamismo. Quando possibile, il governo e i media esonerano l’islam dalla sua aggressione facendo riferimento alle categorie psichiatriche. Se qualcuno, sul pianeta Sirius, intercettasse oggi la radio e la televisione francese, si convincerebbe che la Francia è vittima di un terrorismo molto particolare, psichiatrico, un terrorismo da psicopatici”.
Ma per Redeker, il problema non si limita alla gauche. “Il sistema politico francese è in avanzato stato di decomposizione. Non può rispondere né ai reati di terrorismo né alle richieste della popolazione. François Hollande è il politico più odiato nella storia della Quinta Repubblica. C’è un morto, François Hollande, a capo dello stato. Ogni volta che vedo Hollande in tv, penso a Ines de Castro, la regina morta di Montherlant. La Francia di oggi è alle prese con questa particolare forma di tanatocrazia. Il sistema politico-mediatico, che immagina ancora di avere potere e influenza, e il capo dello stato, sono entrambi morti. E’ come se fossimo governati da organismi cui nessuno presta più attenzione. Hollande a mezzogiorno del 14 luglio rimuove lo stato di emergenza che reimpone poche ore dopo l’attentato a Nizza”.
L'arrivo di Hollande a Rouen (foto LaPresse)
Il sistema di valori francese è in crisi. Cosa è andato storto? “I valori di cui parli sono quelli dell’Illuminismo e sono entrati nell’arena politica con la Rivoluzione francese e sono stati tradotti in realtà dal regime repubblicano. Dagli anni Ottanta, questi valori sono stati traditi dalle élite che dovevano sostenerli. Sono stati invertiti questi valori. L’odio marxista per i valori borghesi è stato trasformato dopo il fallimento del progetto rivoluzionario, che ha avuto il suo canto del cigno negli anni Settanta con un odio liberal-libertario di quei valori. Hanno cominciato a disprezzare i bianchi dalle vedute ristrette, perché avevano rifiutato di fare la rivoluzione. Tranne che a Saint-Germain-des-Prés e in alcune zone belle, come il Festival di Avignone, la Francia ha visto una crisi di identità. Questa crisi è demografica e culturale: i nostri concittadini, atei o legati alle radici cristiane della cultura nazionale, sono preoccupati per l’affermazione dell’islam mentre rifletteno sul significato delle élite islamomaniache rampanti. Gli immigrati non europei hanno preso il posto del lavoratore nel pantheon delle élite, come un nuovo dio a cui sacrificare i valori repubblicani”.
Politici e media, e gran parte degli intellettuali, secondo Robert Redeker “hanno abbandonato le idee universalistiche dell’illuminismo, in nome di un culto feticistico dello Straniero, dell’Altro, del Diverso. Dietro a questo culto si nasconde il pentimento e l’odio di sé, ed è sempre il pentimento e l’odio di sé che smuovono gli attuali governanti, impedendo la lotta contro l’islamismo. Il pentimento e l’odio di sé sono tradotti in azione politica da un desiderio più o meno consapevole di distruggere la civiltà francese, o anche europea”. In Francia è in corso da tempo la demonizzazione della parola “nazione”, ridotta a qualcosa di sporco, mentre politicamente la nazione è stato proprio il luogo di lavoro della Rivoluzione francese. Secondo Redeker, questa è un’indicazione del desiderio di distruzione. “Si impone una unanimità come muto acefalo che costringe tutti a ripetere a pappagallo”, dice al Foglio il professore di filosofia condannato a morte per un articolo critico sull’islam pubblicato dieci anni fa. “Non pensare, obbedisci alla voce unanime di coloro che hanno il diritto di parlare! E’ nel contesto di questo lavoro di distruzione guidato dall’odio di sé che il Ministero della Pubblica Istruzione, Najat Vallaud-Belkacem, ha rimosso l’insegnamento del greco e del latino, promuovendo al contempo quella dell’arabo. La distruzione della scuola è iniziata nel 1981 con il potere socialista ed è una delle cause di questa malattia in Francia, perché separa il popolo francese dal suo passato, la sua lingua e la sua cultura. Su questa base, per rispondere alla vostra domanda su che cosa è andato storto, rispondo: la scuola. Sono state rimosse dall’insegnamento della storia grandi figure come Carlo Magno, Enrico IV, Luigi XIV, Napoleone, per sostituirle, tra le altre cose, con lo studio della storia del Mali e di altri regni africani. A scuola, hanno insegnato ai figli dell’immigrazione che noi francesi siamo cattivi, crociati e colonizzatori, colpevoli della schiavitù. Sotto la copertura dell’integrazione, il religioso rispetto per la differenza è diventata una educazione all’odio. L’odio contro le cose francesi, europee, occidentali. Nel giustificare il rifiuto della Francia e della sua cultura, la scuola ha fertilizzato il terreno in cui l’islamismo può svilupparsi e prosperare senza impedimenti”.
Lei è stato il primo di una lunga lista di intellettuali francesi minacciati di morte. “C’è stata una codardia e una pigrizia intellettuale dalle élite francesi. Le fornisco un esempio. Il prefetto di Lione, che per la sua funzione non parla senza il permesso dall’alto, ha dichiarato nella moschea di questa città che le frasi islamofobiche incise sulle pareti di edifici religiosi sono paragonabili alla Notte dei Cristalli durante la Germania nazista! In nome di un adulterato romanticismo della differenza, le autorità oggi in Francia sono in guerra contro la lucidità e l’intelligenza. In Francia ci si contorce dieci volte la lingua in bocca prima di parlare di ‘islam’. Così, ‘non è vero islam’, è diventato una frase retorica ritualmente vincolante quando si tratta di islamismo, così come ‘con moderazione’ quando si tratta di una bevanda alcolica. Trasuda un ossequio vile per tutto ciò che si presenta come musulmano, assieme a una demofobia, l’odio dei popoli nativi. Siamo persuasi di non avere nemici : noi siamo il bene, avere nemici è impossibile! Dobbiamo aiutare i musulmani a guarire, prendendo dal vocabolario di Abdelwahab Medeb, la ‘malattia’ che affligge l’islam e minaccia l’Europa. Il compito è difficile, perché l’islamismo è radicato nell’islam come una delle sue versioni. I predicatori islamisti parlano una lingua e utilizzano immagini familiari a ogni musulmano. Gli islamisti sono come il suonatore di flauto di Hamelin, che nella leggenda dei fratelli Grimm conduce i bambini della città a morte”.
Pensa che l’Europa abbia un futuro? “Ci sono due progetti europei: da un lato il progetto di civiltà, con i Greci e i Romani tramandati nella cristianità medievale, e la cui natura è spirituale, e dall’altro il progetto economico e tecnocratico della burocrazia di Bruxelles dell’Unione europea. Il secondo è morto mentre il primo è aperto al futuro. Non l’Europa che si costruisce contro i popoli, che ritiene che le nazioni siano territori vuote, neutri, in grado di accogliere tutti gli uomini, indipendentemente dalla loro provenienza, come se gli uomini fossero numeri intercambiabili. Quest’Europa di Bruxelles si sta autodissolvendo”.