Come salvare i nuovi martiri
Una Chiesa aperta frena il terrorismo
Chi protesta perché il Papa e i vescovi italiani parlano di accoglienza anziché partire in guerra contro l’islam e gli immigrati non si pone mai questa semplice domanda: perché in Italia – a differenza di quanto avviene in Francia, in Belgio, in Gran Bretagna, in Spagna o in Germania – finora gli attentati sono stati quasi inesistenti? Rispondo spesso a questo interrogativo intervistato da media stranieri, specializzati e no, e propongo tre diverse spiegazioni. Primo: per ragioni in parte casuali (ma in parte no) in Italia sono poche le banlieue etnicamente e religiosamente omogenee. Non ci sono i Londonistan dove l’islam governa i quartieri, ma gli immigrati musulmani coesistono con altri cinesi, peruviani o romeni nelle stesse strade e spesso nelle stesse case. Secondo: checché se ne dica, le nostre forze dell’ordine sono più efficienti di altre, perché non si affidano prevalentemente all’elettronica ma a un controllo del territorio percorso e ripercorso, isolato per isolato, con le orecchie aperte e gli informatori giusti.
Ma c’è anche una terza ragione. Nonostante qualche politicante bellicoso, il musulmano in Italia si sente meno odiato e discriminato di quanto non avvenga in altri paesi. Nessuno multa le ragazze con il velo in nome della laïcité, il buon senso all’italiana risolve problemi altrove intrattabili, e l’immigrato che vede in televisione il Papa e i vescovi, di cui capisce il ruolo speciale in Italia, ha l’impressione che sappiano distinguere l’islam – che ha componenti sgradevoli, ma certo non è sempre terrorista – dall’Isis, che da un certo punto di vista stiano dalla sua parte, che si sforzino di creare un clima meno conflittuale. Certo, questo sistema all’italiana che finora ci ha protetto può saltare domani. Ha un limite: può gestire l’immigrazione islamica fino a certi numeri, non oltre. Sulla questione dei numeri, è giusto che oggi anche la Chiesa s’interroghi. Ma è giusto anche che chi critica la Chiesa si chieda se il suo stile non sia stata una delle cause per cui l’Italia ha finora corso meno rischi della Francia.
Massimo Introvigne è sociologo delle religioni