L'aeroporto di Heathrow (foto LaPresse)

L'espansione di Heathrow scaccia il “Brexit blues”

Alberto Brambilla
Il governo ha dato il via libera alla costruzione della terza pista dell’aeroporto. Nelle stesse ore, l’Ufficio di statistica comunicava che l’economia britannica è cresciuta di più delle previsioni.

Roma. La City di Londra ha avuto un indizio del fatto che forse l’esito della Brexit non sarà gramo come molti prevedono. Il governo conservatore ha dato il via libera alla costruzione della terza pista dell’aeroporto cittadino di Heathrow dopo oltre tre anni di studi di fattibilità e polemiche. Mercoledì il nuovo cancelliere dello Scacchiere, Philip Hammond, il segretario ai Trasporti, Chris Grayling e il segretario al Business Sajid Javid hanno avallato la costruzione della terza pista dell’aeroporto più congestionato del pianeta che lavora al 99 per cento della capacità con decolli e atterraggi ogni 45 secondi. Sarà un investimento multi milionario dal quale deriverà la creazione di 1.600 posti di lavoro e che apporterà all’economia inglese 1,7 miliardi di euro entro il 2025. Nelle stesse ore, l’Ufficio di statistica comunicava che l’economia britannica è cresciuta dello 0,6 per cento nel secondo trimestre, meglio delle previsioni.

 

Dopo notizie del genere il mercato azionario inglese ha facilmente superato il “Brexit blues”, la malinconia per l’uscita dall’Unione europea, toccando i valori massimi da inizio anno. “L’approvazione all’espansione dello scalo cittadino è il segnale che il governo dimostra di essere seriamente aperto al commercio”, ha detto la baronessa Jo Valentine del comitato London First che ha la missione di fare di Londra la città migliore al mondo per gli affari. “Se New York è una città americana dalle dimensioni globali, Londra è una città globale che sembra stata aggiunta al Regno Unito”, scriveva il Financial Times. Con il suo skyline, i pub, la finanza, i commerci di materie prime, uno stile di vita determinato da influenze globali e più in là un aeroporto competitivo, Londra conferma di essere rimasta la capitale della globalizzazione. Alive and kicking.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.