Numeri utili all'occidente affinché smetta un po' di piangersi addosso
Guai, problemi e crisi dell’occidente sono noti agli analisti politici di tutto il mondo e passano dal disordine del medio oriente, dalla stagnazione economica e dell’avanzata dei paesi a capitalismo autoritario, dalle centinaia di migliaia di rifugiati morti nel Mediterraneo e dai milioni in arrivo sulle nostre coste, dalle fragilità istituzionali dell’Unione europea e delle istituzioni internazionali, dagli attentati di matrice fondamentalista in tutto il mondo, dalla rabbia e il pessimismo che alimentano le controdemocrazie, i populismi, delle democrazie liberali. C’è in corso lo scontro di civiltà teorizzato da Samuel Huntington e il potere vuoto dell’Occidente nello sviluppare performance democratiche soddisfacenti per il proprio elettorato. Nonostante tutto questo, esiste una tesi storica controcorrente da sostenere con fondamenta solide e cioè che gli ultimi trent’anni siano stati i migliori della storia contemporanea perché sempre più esseri umani, in molteplici luoghi del globo, possono vantare uno spettacolare miglioramento delle proprie condizioni di vita.
Per descrivere questo fenomeno ci si può avvalere dell’elaborazione concettuale dello storico Kishore Mahbubani, docente della Lee Kuan Yew School di Singapore, per cui parallelamente alla linea di faglia tra Occidente e Islam si è sviluppata una grande convergenza tra le civiltà del mondo. Da un lato lo scontro, dall’altro la fusione delle civiltà. Questo perché gli spazi di comunione e comunicazione tra identità prima separate sono progressivamente aumentate grazie all’influenza culturale della civiltà occidentale. Difatti, oggi i cittadini di tutto il mondo coltivano le stesse aspirazioni della classe media occidentale: una buona istruzione, un lavoro da cercare sul mercato, l’obiettivo di una vita prospera e felice perché produttiva e svolta all’interno di comunità stabili e pacifiche. L’Occidente dovrebbe combattere la proprio depressione, e quella dei propri mondi intellettuali, considerando il fenomenale successo nell’innestare questi valori, filosofici e di vita reale, nelle altre grandi civiltà mondiali.
Il Rinascimento, l’Illuminismo e la Rivoluzione Industriale hanno sancito il primato della ragione occidentale diffondendo su scala globale la pragmatica cultura della risoluzione dei problemi attraverso la razionalità ed un sistema legale-istituzionale basato sulla supremazia delle regole. L’ultimo risultato di questo processo, a tratti doloroso e sconvolgente certo per altre culture e civiltà, è l’esplosione della scienza e delle tecnologia a livello planetario. Inoltre, nelle ultime tre decadi l’Occidente ha spezzato lo scontro tra le grandi ideologie economiche. Fino a mezzo secolo fa, Nikita Khrushchev teorizzava come leader dell’Unione Sovietica la supremazia dello Stato nell’allocazione delle risorse rispetto al libero mercato. Una tesi che oggi fa sorridere anche gli economisti d’ispirazione socialista. Non solo la Russia, ma anche Cina e India oggi hanno accettato che i lavoratori necessitano d’incentivi per essere produttivi ed incrementare la propria dignità e autorealizzazione attraverso il mercato.
I numeri sono dalla parte dell’Occidente: grandissima parte dell’umanità oggi è alfabetizzata, detiene una accresciuta capacità di spostamento e vanta crescenti possibilità di accedere al patrimonio globale della conoscenza. Il combinato disposto tra crescita economica, scienza e tecnologia ha inoltre migliorato la qualità e la dignità della vita umana. Oggi l’aspettativa di vita è virtualmente cresciuta in ogni parte della terra, la mortalità infantile è passata da 63 morti per ogni mille nati nel 1990 a soli 32 nel 2015, grazie soprattutto alla crescente diffusione degli standard sanitari e alla costruzione di moderne strutture ospedaliere. Secondo la Bill e Melinda Gates Foundation nel 1988 la poliomielite era largamente diffusa in 125 paesi, oggi quel numero è sceso a soltanto due. Ciò perché tranne alcune piccole sacche di popolazione, i benefici dei vaccini sono accettati su scala mondiale e sono parte di una generale accettazione delle virtù della scienza e della tecnologia occidentale. Le possibilità di comunicare sono divenute illimitate poiché circa metà degli adulti del pianeta possiede uno smartphone e i dispositivi mobili connessi superano il numero della popolazione globale.
La ragione occidentale ha rimpiazzato la superstizione in tutti i settori. Oggi i popoli di tutto il mondo eseguono analisi costi-benefici quando cercano soluzioni ai problemi di ogni tipo, hanno assorbito il metodo dell’apprendimento graduale sulla base dei risultati precedentemente ottenuti e lo estendono dall’agricoltura, all’organizzazione sociale fino a quella politica e amministrativa. Ciò spiega anche la drastica riduzione nel lungo periodo degli episodi di conflitto e violenza nelle società come illustrato dal sociologo di Harvard, Steven Pinker. Grazie al programma Millenium Develpoment Goals delle Nazioni Unite dal 2000 al 2015 è stata dimezzata la povertà estrema a livello globale. La classe media globale passerà dagli 1.8 miliardi di persone nel 2009 ai 3.2 miliardi nel 2020 fino ai 4.9 miliardi nel 2030.
Con questi risultati, gli opinion-makers occidentali dovrebbero smettere di piangersi addosso propiziando profezie auto avveranti di declino, pessimismo, fustigazione e crisi d’identità. In questi anni, milioni di persone sono uscite dalla povertà e i conflitti militari sono drasticamente diminuiti. La convergenza di aspirazioni verso il medesimo stile di vita e l’intreccio d’interessi globali tende più all’evoluzione riformista delle strutture istituzionali piuttosto che alla rivoluzione distruttiva, più alla cooperazione contrattata verso soluzioni comuni che al sovvertimento irrazionale delle relazioni internazionali. La presenza di una sempre più ampia, ben istruita classe media globale può svolgere il ruolo di strumento di pressione al mantenimento dei governi sulla retta via della preservazione della razionalità e del pragmatismo occidentale. In questo scenario il ruolo delle università e di un ecosistema di ricerca occidentalizzato risulterà fondamentale e costituirà il driver per la sempre più ampia diffusione delle tecniche manageriali e della libertà di scelta nella sanità, nell’amministrazione pubblica, nell’economia e nelle politiche pubbliche. In termini generali, la fusione delle civilizzazioni a matrice Occidentale non è altro che l’innesto genetico dei valori liberali e della razionalità nelle altre civiltà.
Per concludere, è indubbio che i cambiamenti socio-economici associati alla globalizzazione possono spaventare i cittadini, sclerotizzare il dibattito pubblico, creare opportunità per i demagoghi di sfruttare le paure della classe media anche nelle urne delle democrazie a capitalismo avanzato. La risposta può essere solo la costruzione di istituzioni decidenti, amministrazioni efficienti e società aperte che possono scongiurare il pericolo della de-occidentalizzazione e dell’irrazionalità. Il ventunesimo secolo dovrà essere governato più dell’autorità delle idee che dall’idea di autorità, assunto di cui il mondo occidentale è progenitore e campione. E la diffusione di questa consapevolezza resta l’unico presidio per la difesa, culturale, politica e militare, dell’Occidente.
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