Brigitte Bardot ancora nei guai. Frase-choc contro “l'Aid el Kebir umano”
Roma. “Brigitte Bardot? Una prostituta contro l’islam”. Nel 1996 il giornale egiziano al Ahrar pubblicò un editoriale sulla “prostituta del cinema francese che conduce una sporca guerra contro i musulmani”. Non molto diverso da come la definì nel 1958 la rivista Paris Match: “Immorale, da capo a piedi”. A scatenare le ire islamiche allora fu un articolo sul Figaro in cui la diva del cinema francese denunciava “lo straripamento islamico” e il “massacro di decine di migliaia di pecore per il rito sacrificale della festa islamica dell’Aid el Kebir”. Due giorni fa, Brigitte Bardot è tornata a scatenare furiose polemiche, implorando di fermare “questo Aid el Kebir umano”, paragonando lo sgozzamento di padre Jacques Hamel a opera dell’Isis alla festa sacra per i musulmani. La “donna creata da Dio” nel film di Roger Vadim aggiungerà così un altro processo ai cinque già subìti da parte dei giudici francesi, con condanne a pene pecuniarie e numerosi mesi di carcere, poi sospesi, per “incitamento all’odio”. Nel 2008, in particolare, Bardot scrisse “sono stufa di essere succube di una popolazione che ci sta distruggendo e ci sta imponendo i suoi costumi”.
Dieci anni prima aveva denunciato la crisi dell’identità francese a causa della “moltiplicazione di moschee, mentre le nostre campane tacciono per mancanza di sacerdoti”. C’è chi fa risalire questa sua battaglia al gusto di provocare. Come quando, la sera del 7 dicembre 1967, Charles de Gaulle l’aveva invitata all’Eliseo. E in aperta violazione del protocollo, che a quel tempo vietava i pantaloni alle donne durante le serate ufficiali, Bardot arrivò vestita come un ussaro napoleonico. Il camerlengo dell’Eliseo sudò freddo lungo la schiena quando la vide salire i gradini. La star e il generale si incontrarono sui gradini. Lei fu la prima a parlare: “Bonjour, mon général”. Proprio come un numero enorme di musulmani in Francia vuole mantenere le proprie tradizioni, compreso il matrimonio precoce, le mutilazioni genitali, il velo integrale, la poligamia, fino alla lapidazione di adultere e omosessuali, così la Bardot vuole mantenere vive le tradizioni europee illuministe.
Imperdonabile. Come quando i vignettisti anarchici di Charlie Hebdo raffigurarono il Profeta dell’islam nudo, steso sul letto, e gli fecero ripetere la battuta cult cheBrigitte Bardot rivolgeva al regista che la inquadrava nel film “Il disprezzo”: “Et mes fesses? Tu les aimes, mes fesses?”. E il mio sedere? Ti piace il mio sedere?