Sul “fascismo islamico” si consuma il nuovo tradimento dei chierici
Roma. Gli offrirono tutto quello che un ragazzo egiziano poteva desiderare: spiritualità, cameratismo, compagnia, uno scopo. A Giza, Hamed Abdel-Samad entrò così a far parte dei Fratelli musulmani. Il padre gli aveva già insegnato a leggere il Corano, ma fu la Confraternita a spiegargli come tradurre in pratica quegli insegnamenti. Il suo passatempo preferito era marciare con la Fratellanza durante le manifestazioni, sventolando la bandiera del Profeta. Abdel-Samad li ripudiò dopo una giornata nel deserto egiziano. Diedero a tutti i “fratelli” un arancio dopo che avevano camminato sotto il sole per ore. Fu loro ordinato di sbucciarlo. Erano felici di avere finalmente qualcosa per placare la sete. Poi la Fratellanza ordinò loro di seppellire il frutto nella sabbia, e mangiare la buccia. “Mi sono sentito completamente umiliato. L’obiettivo era spezzare la nostra volontà. Così si creano dei terroristi. Ho lasciato la Fratellanza subito dopo”.
Oggi Abdel-Samad ha 46 anni e vive a Monaco di Baviera, dove si è sposato con una ragazza danese e lavora per l’Istituto di Storia e cultura ebraica dell’Università di Monaco. Dopo la laurea, Abdel-Samad ha lavorato all’Unesco a Ginevra, poi è entrato al Dipartimento di Studi islamici presso l’Università di Erfurt, prima che lo storico Michael Brenner gli offrisse una posizione all’Università di Monaco nell’autunno del 2008. Il suo primo libro ha causato un putiferio nel villaggio natale di Abdel-Samad, dove alcuni residenti hanno voluto bruciare il libro. Abdel-Samad aveva commesso l’affronto di entrare a far parte di quelli che la rivista americana New Republic ha definito gli “atei invisibili”, i reietti, gli eretici, i blasfemi del mondo islamico. Un altro rogo, un rogo soffice, ha appena bruciato il nuovo libro di Abdel-Samad, “Der Islamische Faschismus: Eine Analyse”, best-seller in Germania, dove è stato pubblicato da un editore come Droemer Knaur. La casa editrice francese Piranha aveva acquisito i diritti per tradurre in francese l’opera più nota di Abdel-Samad e c’era anche una data di uscita su Amazon, il 16 settembre. Ma la casa editrice all’ultimo momento ha fatto retromarcia. Jean-Marc Loubet, a capo della casa editrice, ha annunciato all’autore che la pubblicazione del suo libro è ora impensabile in Francia per ragioni di sicurezza, ma anche perché porterebbe “acqua al mulino dell’estrema destra”. Samad in Germania per le sue critiche nei confronti dell’islam vive sotto scorta e pende su di lui una fatwa per eresia lanciata da alcuni imam egiziani.
Abdel-Samad (foto Twitter)
“La casa editrice Piranha aveva acquistato i diritti, aveva tradotto il libro, era già su Amazon quando hanno deciso di fermare la pubblicazione”, dice Abdel-Samad al Foglio in questa intervista esclusiva. “Due anni fa avevano deciso di acquistare il libro, dopo l’attacco a Charlie Hebdo. Dopo Nizza, erano pronti a lanciarlo sul mercato a settembre. Il direttore della casa editrice ha scritto una email alla mia agente tedesca, spiegando che avevano avuto un incontro con i capi della casa editrice e che c’era un rischio troppo alto per i dipendenti nel pubblicare un simile titolo, che c’era stato Charlie Hebdo e che potevano anche loro fare la stessa fine. Io conosco bene i rischi che corrono in questi casi, vivo sotto protezione della polizia, ricevo minacce e avrei capito se avessero avuto soltanto paura, sarebbe stato comprensibile. Un anno fa avevano detto ‘siamo Charlie’ e ora dicono ‘abbiamo paura di essere Charlie’. Ma nella seconda parte della email c’era scritto che il libro avrebbe portato ‘acqua al mulino dell’estrema destra’. E’ la tipica reazione di ricatto morale di chi non vuole che si critichi l’islam. E’ più onesta la reazione dei terroristi islamici che mi dicono: ‘Ti uccidiamo se critichi l’islam’. Ma c’è un’altra tattica da parte dei musulmani che ricatta in maniera emotiva dicendo: ‘Il tuo libro ferisce i nostri sentimenti’. E questa tattica è oggi adottata dalla sinistra in Europa. Se critichi l’islam ti ritrovi accerchiato da questi gruppi. E’ l’ipocrisia della cultura, perché hanno trasformato la paura in un vanto”.
Il caso Abdel-Samad non è certo il primo. “The Jewel of Medina”, il romanzo dell’americana Sherry Jones sulla vita della terza moglie di Maometto, è stato acquistato e poi rifiutato dalla casa editrice Random House, che aveva già pagato un lauto anticipo all’autrice e aveva già lanciato un’ambiziosa campagna promozionale. Poi ci fu il caso della Yale University Press, che ha pubblicato il libro di Jytte Klausen, “The Cartoons That Shook the World”, dedicato alla storia delle caricature danesi, ma senza riprodurre le vignette. “La capitolazione della Yale University Press è il peggiore episodio della resa all’estremismo religioso musulmano che si sta diffondendo in tutta la nostra cultura”, commentò Christopher Hitchens. In Germania scoppia il caso di Gabriele Brinkman, romanziera apprezzata, che improvvisamente rimane senza casa editrice. Nel suo romanzo “Wem Ehre Gebuhrt” (A chi è dovuto l’onore) c’erano alcuni passaggi che, secondo gli avvocati della casa editrice Droste, avrebbero potuto “irritare la comunità islamica tedesca” ed esporre l’editore “a cause e intimidazioni”. Così alla scrittrice è stato chiesto di censurare i passaggi delicati. L’autrice si è rifiutata e ha perso la casa editrice. La Brinkmann ha commentato: “È uno scandalo per un editore mettere la coda tra le gambe in questo modo. Si tratta di obbedienza preventiva”.
Andando ancora indietro c’era stato il caso di Salman Rushdie e dei suoi “Versetti satanici”. La casa editrice francese Christian Bourgois si rifiutò di pubblicarlo dopo averne acquistato i diritti, e lo stesso fece l’editore tedesco Kiepenheuer, che si pentì di aver acquisito i diritti del libro e scelse di cederli a un consorzio di cinquanta editori di Germania, Austria e Svizzera raccolti sotto la sigla “UNCharta Artikel 19”. Molto presto anche l’associazione inglese degli editori decise di non mettersi in prima linea nella vicenda Rushdie. Era vero che uno scrittore britannico e i suoi editori britannici erano sotto minaccia di morte. Ma l’associazione si dichiarò preoccupata “di non aggravare inutilmente una situazione profondamente sgradita”. Un messaggio all’apparenza delicato, ma che aveva molto poco di onesto. La Oxford University Press decise così di prendere parte alla Fiera del Libro di Teheran assieme a due case editrici americane, McGraw-Hill e John Wiley, nonostante la richiesta di Viking Penguin, editore di Rushdie, di boicottare l’evento. Scelsero di combattere la censura omicida con la resa, disposti a sacrificare la libertà di espressione sull’altare del business as usual: la vendita di libri era più importante dei colleghi minacciati.
La controrivoluzione di Hitler e dell’islam
Veniamo al contenuto del libro di Abdel-Samad che tanto scandalo ha generato. “Il mio libro è sulla religione, perché paragono l’islam al fascismo”, continua Hamed Samad al Foglio. “Dicono che non posso accostare una religione del VII secolo a una ideologia del XX secolo. Tuttavia l’islam non è solo una religione, ma anche una ideologia politica, così come il fascismo è stata anche una religione politica. Il culto del leader, la verità assoluta, la cultura della morte, i martiri, il popolo eletto che soltanto lui accede alla verità: l’islam presenta queste stesse caratteristiche. L’islam influenza la vita di centinaia di milioni di persone, compresa la loro vita sessuale nella camera da letto. Io parlo di islam e non di islamismo, perché il secondo deriva dal primo ed esiste dai tempi di Maometto. Il nazismo ha la razza ariana, l’islam la umma, la comunità dei credenti. Il popolo eletto dell’islam è rafforzato da una missione divina: unire le nazioni e governare il mondo. E’ una missione sacra. Per entrambi, fascismo e islam, l’idea stessa di fare la guerra agli infedeli è simile: non combatti per vivere, ma vivi per combattere. E questo è il jihad, la guerra santa, che non riguarda confini o politica, ma è la guerra che non finisce mai. E’ una guerra eterna per avvicinarti a Dio.
Poi c’è il concetto di nemico: esterno e interno. Per il fascismo era l’occidente e gli Alleati, e quelli interni erano i comunisti, gli ebrei, gli oppositori. Nell’islam quello esterno è l’occidente e Israele, quello interno sono i laici, i cristiani, gli apostati. Entrambi disumanizzano il nemico, il nemico non è più un essere umano, è l’annichilimento totale del nemico, nessuno deve sopravvivere. Nel Corano, gli infedeli sono peggio degli animali, gli ebrei come maiali e scimmie, impuri, sporchi. E’ la stessa semantica dei nazisti sugli ebrei. Se elimini l’aspetto umano del nemico elimini ogni simpatia, non lo uccidi soltanto, lo finisci, per farlo scomparire dalla terra. Hitler vedeva la fine degli ebrei come la salvezza della Germania. Così Maometto dice che gli ebrei devono essere combattuti fino all’ultimo, anche dietro a una pietra. E’ un famoso hadith ed è anche nella carta fondamentale di Hamas. E’ l’apocalisse. E’ questo che imparano i bambini nelle scuole del mondo arabo-islamico. E’ la visione dell’onnipotenza”.
L’islamismo è nato come ai tempi del nazismo. “La Prima guerra mondiale ha posto fine all’impero tedesco, a quello russo e al Califfato. Il nazismo e il fascismo sono fuoriusciti allora come il comunismo in Russia, mentre nell’islam nascono i Fratelli musulmani, che hanno come obiettivo finale la restaurazione del Califfato. Dalla Mecca a Raqqa, da Maometto all’Isis, c’è lo stesso obiettivo. Il terrorismo islamico terrorizza i nemici, come Mussolini e Hitler fecero con le loro camicie nere e le SS. Gli attacchi terroristici sono soltanto una strategia”. Cosa vuole l’islam radicale oggi? “Nelle loro società vuole riportare le società a prima della modernità, prima dell’individualismo, della libertà di coscienza, della separazione dei poteri. E’ una controrivoluzione contro la modernità e la cultura. Tutti devono sacrificarsi e essere sacrificati per questo fine. All’esterno, l’islam vuole conquistare il mondo, vuole la resa del resto del mondo alla sua legge, così come fece il nazismo”.
Abdel-Samad prevede che lo scontro di civiltà, dichiarato dalle frange radicali dell’islam alla civiltà occidentale, andrà intensificandosi. “Nel lungo termine non sarà divertente”, dice l’intellettuale egiziano. “Oggi ci sono trecento milioni di musulmani sotto i quindici anni. Questo è un fatto, non è una profezia. La gioventù è dal lato dell’islam. E’ solo una questione di tempo. In quindici-venti anni, i ragazzini di oggi saranno uomini. E molti di loro, nati in società frustrate, fallite e corrotte, cosa diventeranno? La cosa più terribile non sono le bombe di oggi, ma quello che accadrà domani. Non tutti questi milioni saranno terroristi, ma ne basta un milione soltanto. Fra trecento milioni di giovani musulmani se anche soltanto l’un per cento si radicalizzasse vuol dire tre milioni di persone. Al Qaida al suo picco aveva settemila militanti. Lo Stato Islamico al suo massimo ne ha trentamila. E sta terrorizzando il mondo”. Poi ci sono i milioni di musulmani che vivono in Europa. “Gran parte di loro sono pacifici. Ma la maggioranza è irrilevante, non ferma questo orrendo fenomeno nelle loro comunità. In Germania ci sono mille tedeschi che combattono per lo Stato islamico. Un solo terrorista a Nizza o ad Ansbach è in grado di terrorizzare milioni di europei. E la radicalizzazione sta diventando sempre più forte. Più i musulmani frequentano i programmi di anti-radicalizzazione in Europa più si radicalizzano. E’ spaventoso che ci stiamo abituando al terrorismo, aspettiamo soltanto il prossimo attacco. New York, Madrid, Londra, Parigi, Nizza, Bruxelles, Monaco… A chi tocca il prossimo?”.
Da dove nasce l’odio di questi nuovi figli dell’Europa nei confronti della stessa? “Non rifiutano i beni di consumo, ma l’idea che c’è dietro: la modernità. Non abbandonano i kalashnikov perché sono fatti da infedeli. Ma lo spirito della modernità, la libertà, l’uguaglianza, queste le rifiutano. L’Europa non ha offerto ai migranti un’identità e i migranti non hanno consentito ai loro figli di diventare parte delle società che li ha accolti. Un muro è eretto dai genitori di fronte ai loro figli. Nel Corano c’è scritto di non diventare amico di ebrei e cristiani”. La totale islamizzazione dell’Europa non ci sarà, ci sarà qualcosa di diverso. “I numeri non sono abbastanza grandi, poi i musulmani non fanno parte dello stesso background, ci sono sunniti, sciiti, alaviti, curdi, turchi. Ma l’islamizzazione di grandi parte delle città europee è già una realtà. Londra, la banlieue francese, Malmö, alcune parti di Berlino, molte zone in Olanda. Soltanto in Europa esiste questa realtà, come a Johannesburg e San Paolo in Brasile. Le zone proibite. Il ghetto. Quando parlo in Germania di integrazione, rispondo: per prima cosa riprendetevi il monopolio della violenza, ridatela allo stato. Useranno queste aree, dove il tasso demografico è altissimo, dove il welfare pensa a tutto, per contaminare il resto dell’Europa. Lo stato sociale deve essere riformato, non puoi ottenere benefici sociali soltanto per il fatto di avere dei figli e non fare niente. Questa gente non ha idea da dove viene il denaro per vivere. Questo deve finire. Non hanno alcuna gratitudine per lo stato che li ha accolti, anzi, provano sempre più frustrazione. Là fuori trovano tre scelte: i salafiti, i drogati e i magnaccia.
La tensione aumenterà con l’arrivo di un milione di migranti soltanto in Germania. Lo scenario è tale che nessuno sa cosa fare. Ci sarà più segregazione e più violenza, aumenteranno i crimini regolari e il terrorismo religioso. Il problema per me è che l’Europa consente a tutto questo di continuare in un senso di indifferenza, dai politici, dalla sinistra, con la rabbia della destra che pensa che i loro paesi siano stati sequestrati, così che il risentimento e l’odio diventano violenza. Angela Merkel non ha fatto niente dopo Colonia, Ansbach, Monaco. E’ andata in tv e ha detto: ‘Andrà tutto bene’. Dopo l’attacco a Charlie Hebdo i politici francesi sono andati a visitare una moschea, anziché un settimanale satirico o una comunità ebraica. Dopo il prossimo attacco che vadano a trovare le vittime. La democrazia non è sconfitta dall’esterno, ma dall’interno quando si smette di difendere i valori della libertà. Oggi c’è la stessa letargia. E’ la grande menzogna che diventa mantra e che ripetiamo dopo ogni attacco, ‘questo non ha nulla a che vedere con l’islam’”.
Abdel-Samad parla di un vero e proprio tradimento dei chierici. “Questo tradimento delle élite non è nuovo. Quando Rushdie pubblicò i ‘Versetti satanici’ fu abbandonato dalle élite culturali europee, che presero le difese dei musulmani e non del romanzo. Quando Rudshdie fu invitato in Danimarca, l’Iran minacciò di non comprare più formaggio danese. E Rushdie non mise piede in Danimarca. E’ un misto di opportunismo e indifferenza. Quando Kurt Westergaard ha dipinto Maometto con la bomba nel turbante, l’élite si è messa a discutere del valore artistico della vignetta. L’islam politico è la più grande sfida del XXI secolo, ma gli intellettuali europei non vogliono sporcarsi le mani con l’islam. E’ più facile criticare Israele. Non è sexy parlare di islam. I giornalisti criticano l’America per ottenere gli applausi. Per loro, chi vive sotto scorta perché ha criticato l’islam non è interessante. Sento sempre il tradimento di questi intellettuali, che si preoccupano dei sentimenti dei musulmani, mai dei miei, di quello che ha significato per la mia vita. Possiamo criticare tutto, ma non l’islam. E’ il grande ricatto morale del nostro tempo”.