Lo statalismo francese vuole regolamentare pure Pokemon Go. Difesa liberale
Parigi. L’impazzimento collettivo attorno a Pokemon Go, l’app di realtà aumentata che consente agli utenti di cacciare e catturare mostriciattoli virtuali da far combattere tra loro, non ha risparmiato nessun paese, nemmeno la Francia dove il gioco gratuito della saga Nintendo è uscito in ritardo rispetto al resto d’Europa, in ragione dell’attentato islamista di Nizza che ha stravolto il calendario di uscita. Ma in terra francese, contrariamente agli altri paesi, l’impazzimento è salito fino ai banchi dell’Assemblea nazionale dove si sta facendo strada l’ipotesi di una “loi Pokemon Go”, una legge volta a regolamentare la caccia dei Pokemon. La proposta di inquadrare a livello normativo la ricerca di Bulbasaur, Charmander e Squirtle è stata lanciata in questi giorni dal deputato dei Républicains (Lr) Vincent Ledoux, che al Figaro si è detto allarmato dal “pericolo” Pokemon Go, invocando l’intervento del legislatore prima che la situazione degeneri persino all’interno del Parlamento. “Non possiamo attendere che il Palais Bourbon diventi un’arena per cacciatori di mostri per legiferare”, ha detto Ledoux al Figaro, prima di aggiungere: “Ciò che dovrebbe essere soltanto un prodotto di divertissement potrebbe trasformarsi in una fonte di pericoli potenziali se il legislatore non interverrà per mettere ordine”.
Tra le argomentazioni avanzate da Ledoux, che ha persino indirizzato un’interrogazione parlamentare al segretario di stato al Digitale Axelle Lemaire, vi è da una parte l’attitudine di alcuni utenti di Pokemon Go a infilarsi in situazioni di serio pericolo o a mettere a repentaglio l’incolumità di altre persone, dall’altra l’idea che Pokemon Go raccolga dati sensibili che violano la privacy delle persone. “Per quanto riguarda la prima argomentazione, ci si domanda perché voler creare una legge supplementare lì dove la legislazione attuale già risponde perfettamente al problema posto”, scrive il sito di opinioni liberali Contrepoints. “M. Ledoux prende l’esempio di persone che si sono parcheggiate in maniera imprudente o che hanno attraversato le strisce pedonali senza guardare perché concentrati su Pokemon Go. La giurisprudenza francese punisce già questo genere di comportamenti, a prescindere dal fatto che si abbandoni la propria macchina per andare a giocare a Pokemon Go o assistere a una convention di Lr”, spiega Contrepoints. Circa la seconda argomentazione, non si capisce dove sia il problema, visto che non è solo Pokemon Go a chiedere agli utenti l’autorizzazione ad accedere ad alcuni dati sensibili e visto che “gli utenti, scaricando l’applicazione, accettano di trasferire un certo numero di informazioni alla società che ha creato il gioco”.
E’ il solito tic statalista della Francia, che freme per intervenire in ogni settore della vita economica e sociale del paese, è l’annosa abitudine colbertista di mettere il naso in domini che vivono di vita propria, senza il bisogno di un occhiuto legislatore. In Iran Pokemon Go è stato proibito, in Arabia Saudita pende una fatwa sul gioco sviluppato da Niantic, ma anche in Europa non si scherza. In Belgio gli utilizzatori di Pokemon Go rischiano una multa di 55 euro se mentre attraversano le strisce pedonali vengono colti in stato di totale disattenzione perché catturati dallo schermo del loro smartphone alla ricerca dei mostriciattoli. La Francia potrebbe fare peggio, creando un legge apposita che andrebbe a pesare ulteriormente sull’elefantiaca macchina legislativa. Scrive Contrepoints: “I nostri politici si considerano più dei guardiani incaricati di sorvegliarci che degli eletti incaricati di servirci”.