Il presidente russo Vladimir Putin (foto LaPresse)

Geopolitica, cultura e fede per capire la politica estera di Putin

Dal Patto di Varsavia anti Nato alla Terza Roma. Anticipazione di un saggio della rivista Affari Esteri

La politica estera di un paese è fortemente influenzata dalla propria storia, dalla propria cultura, dalle tradizioni, dagli usi, dalla psicologia prevalente nella nazione. (…)

 

L’allargamento occidentale. A Mosca, è troppo recente il ricordo della contrapposizione tra la Russia, allora Unione sovietica, e l’occidente che significava, soprattutto, Nato. Così come vi furono forti timori nei paesi europei per la minaccia costituita dal Patto di Varsavia, egualmente vi furono gravi preoccupazioni nel popolo russo che temeva l’attacco dell’Alleanza atlantica per distruggere la madrepatria del socialismo. L’adesione alla Nato di paesi in passato alleati della Russia ha significato per Mosca e per il popolo russo l’irruzione occidentale nella sua area di influenza, l’avanzata dell’Alleanza atlantica verso est, il ridimensionamento in senso punitivo dell’ex grande potenza sovietica, l’erosione progressiva dei suoi domini. Una sorta di tardiva punizione per essere uscita sconfitta dalla Guerra fredda, che è stata una guerra non combattuta, sconfitta che l’orgoglio russo non ha mai accettato per aver vinto, nelle guerre vere, l’armata di Napoleone e le divisioni di Hitler.

 

Il profondo significato di patriottismo. La perdita di un impero rappresenta un forte trauma nella coscienza di un popolo, specialmente in quello russo, che ha un senso di patriottismo radicato in modo profondo e in misura sconosciuta rispetto ai paesi europei. Gli allargamenti a est della Nato e dell’Unione europea hanno creato profondo disagio, disorientamento, frustrazione e Putin incarna ed esprime questo sentire, consapevole che il suo popolo gli chiede di riscattare l’orgoglio perduto. Le statistiche indicano che, indipendentemente dall’essere favorevoli o critici verso il Cremlino, i russi riconoscono a Putin il suo impegno per preservare l’identità culturale della Russia. Il popolo russo ha uno straordinario legame con la propria terra che chiamano Santa Madre Russia, una sorta di personificazione mistica della nazione, un’immensa pianura bianca di neve d’inverno e bionda di grano d’estate, che rievoca l’antico archetipo pagano di Demètra, la Terra Madre. E al legame con la terra fanno riferimento anche le icone delle Madonne Nere: nero è il colore della fertile terra.

 

Il ruolo del sentimento religioso. Nella nazione russa il sentimento religioso ha una straordinaria rilevanza. La religione ortodossa è uno dei fattori fondamentali su cui si è edificata la storia russa negli ultimi mille anni, anche se, per settant’anni, dalla Rivoluzione bolscevica del 1917 all’avvento di Mikhail Gorbachev, nel 1985, i governi di Stalin, di Chruscev e di Breznev hanno fortemente combattuto la fede cattolico-ortodossa. In quei settant’anni il Patriarcato ha rappresentato la continuità della storia russa ed è stato custode della identità nazionale. Il Patriarca è da molti visto quale rappresentante della vita nazionale e dell’idea dell’unità nazionale e religiosa. (…) La chiesa ortodossa è molto sensibile a tutto ciò che può disgregare l’unità russa e l’Ucraina, culla della religiosità russa, che aspira a europeizzarsi confluendo nell’Unione europea e nella Nato, è considerata una dolorosa minaccia, che disperde le origini della fede ortodossa. La chiesa ortodossa ebbe un ruolo di straordinaria rilevanza durante la Seconda guerra mondiale: quando ormai le divisioni tedesche erano a pochi chilometri da Mosca, Stalin comprese che per ottenere la vittoria doveva riuscire a coinvolgere totalmente il popolo in un immane sforzo, la guerra patriottica. (…) Quanto forte sia il ruolo della Chiesa lo si può anche evincere dal discorso di trentacinque minuti, tenuto nel gennaio 2015, dal Patriarca di Mosca, Kirill, che, per la prima volta ha parlato davanti alla Duma, tenendo uno storico discorso sull’importanza dei valori cristiani ed esortando a non farsi affascinare dai falsi miti e dai modelli edonistici delle società occidentali considerati una seria minaccia alla integrità della nazione. (…) Mentre in Russia la difesa patriottica dell’unità nazionale rappresenta il fondamento del paese, in Europa si tende invece a superare lo stato-nazione. Patriottismo e religione sono inestricabilmente legati e creano nei russi quella particolare consapevolezza della propria unicità e della propria diversità. Il 9 maggio di ciascun anno non celebrano la fine della Seconda guerra mondiale ma la vittoria della guerra patriottica. Lo scrittore russo Yuri Mamleev parla del mistero del patriottismo russo, una sorta di principio religioso nel quale i russi credono e che costituisce la profonda realtà della psicologia nazionale.

 


Patriarca di Mosca Kirill


 

Le radici storiche della Terza Roma. Le origini sono da ricercarsi nelle vicende storico-religiose avvenute nel corso dei secoli. Nel 330 d.C. l’imperatore Costantino volle Costantinopoli quale “nuova Roma”, che fu detta seconda Roma. Costantinopoli fu conquistata da Maometto II nel 1453, perdendo il suo ruolo. Ivan III Vasilevic, detto il Grande, sposò Sophia Paleologa figlia di Tommaso Paleologo, nipote di Costantino XI, ultimo imperatore bizantino. Ivan III pretese, quindi, l’eredità storica e religiosa di Costantinopoli, per cui Mosca divenne la Terza Roma, la terza città sede del cristianesimo. (…)

 

L’azione del Presidente Putin nella società russa. Putin non può permettere il suo indebolimento e la sua eventuale inerzia dinanzi alle decisioni di Kiev di occidentalizzarsi avrebbe rappresentato un vulnus al grande sforzo che ha avviato su due fronti: la ricostruzione della nazione russa e il riappropriarsi di un ruolo primario nel sistema internazionale. Le grandi tensioni che attraversano la società russa sono iconograficamente rappresentate da due grandi dipinti di un pittore contemporaneo, Ilya Glazunov, membro dell’Accademia russa delle Arti, collocati a Mosca nella Galleria Glazunov. Il primo dipinto, “Il mercato della nostra democrazia”, è l’iconografia della Russia di oggi: oligarchi, prostitute, poveri senza tetto, la Nato, la violenta criminalità, la droga, i traffici illeciti, la svendita del paese. Nel secondo dipinto, “La Russia eterna”, appaiono scrittori, santi, patriarchi, zar, eroi del lavoro, scienziati e un grande crocifisso. Sono la rappresentazione più efficace del profondo contrasto esistente tra la società odierna e i sentimenti più profondi dell’animo russo. Il Presidente Putin ha un forte senso della Russia e il suo sforzo è restaurare l’identità della nazione. Vede le élite russe poco russofile, le loro ricchezze finanziarie investite all’estero, i loro figli studiare in occidente, la loro tendenza a uniformarsi al modo di vita occidentale dimenticando lo spirito russo. Putin esprime il nazionalismo patriottico, profondamente ferito dalla perdita della grandezza dell’ex Unione sovietica e il ricompattamento del popolo intorno al suo zar.

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