Non solo magistrati. Chi è il ventenne libertario che in Brasile ha battagliato con la Roussef
Ritratto di Kim Kataguiri, classe 1996, nipote di immigrati giapponesi, che si autodefinisce libertario e liberista. Le sue marce contro la presidente decaduta e le sue critiche allo stato assistenzialista.
Se non fosse stato per Kim Kataguiri, classe 1996, figlio di un metalmeccanico in pensione e nipote di un immigrato giapponese, probabilmente Dilma Rousseff sarebbe ancora Presidente della Repubblica del Brasile. Non si sarebbe mai arrivati, infatti, all’impeachment che ha colpito il successore di Lula, se nel maggio 2015 Kataguiri e il “Movimento Brasil Livre” (che ha contribuito a fondare) non avessero organizzato un’imponente marcia di 33 giorni e più di 1.000 km da San Paolo a Brasilia, coinvolgendo centinaia di migliaia di cittadini (tra cui molti giovanissimi) nella denuncia della corruzione e del malgoverno brasiliano.
Kataguiri è un libertarian e, come tale, auspica il massimo grado di libertà personali e il minimo livello di interferenza del governo nelle vite degli individui (tra i suoi riferimenti cita gli statisti Reagan, Thatcher e Churchill e gli economisti Mises, Hayek e Friedman): il manifesto del “suo” Movimento ha come punto chiave la liberalizzazione dell’economia del Brasile, vista come la via per avere un Paese più democratico. Il suo debutto politico è avvenuto quasi per caso, all’età di 17 anni. Durante una lezione universitaria di storia, infatti, ascoltò il suo professore sostenere che il miracolo economico brasiliano fosse dovuto all’estensione del Welfare state. Egli si rese conto che si trattava di un’asserzione errata. Il Brasile non era più ricco perché più assistenzialista: piuttosto, era più assistenzialista perché più ricco e la fonte di quella nuova ricchezza era da ricercarsi nel boom delle materie prime e nelle relazioni commerciali sempre più strette con la Cina. Kataguiri decise quindi di replicare al suo professore attraverso un video su YouTube, che si aspettava sarebbe circolato solo tra i suoi colleghi universitari: questo, invece, divenne in breve tempo virale, lanciando per la prima volta il giovane brasiliano nell’arena pubblica.
Consapevole delle potenzialità della comunicazione su Internet, Kataguiri ha moltiplicato il suo impegno, continuando a produrre video che – con una notevole dose di ironia e efficacia (in una di queste clip si è addirittura travestito da ninja) – rendessero affascinanti e attraenti le policy liberali. Per fare un esempio: nel difendere il principio della libertà educativa, Kataguiri non ha mai snocciolato il dettagliato funzionamento del sistema dei voucher né dimostrato come e perché – dati alla mano – i privati potrebbero occuparsi della scuola meglio dello stato. Ha chiesto invece al suo pubblico: "Volete che i figli della povera gente possano frequentare le stesse scuole dei figli dei più ricchi?". Per Kataguiri, infatti, gli elettori devono prima di tutto comprendere i fini dei programmi liberali: solo dopo potranno apprezzarne anche i contenuti tecnici. Renan Santos, co-fondatore del “Movimento Brasil Livre”, ha spiegato a Reason.com che molti brasiliani sono intimamente libertarian, visto che non vogliono che lo Stato si immischi nelle loro vite: solo che non ne sono (ancora) avvertiti.
Kataguiri è diventato allora il megafono di questi libertarian inconsapevoli, passando dai video su YouTube ai palchi dei comizi (ha arringato milioni di persone nelle piazze di tutto il Brasile al grido di "Fóra Dilma!") e procedendo a tappe forzate fino al conseguimento dell’impeachment di Rousseff. Ora che questo è stato approvato dal Senato brasiliano (lo scorso 31 agosto, con 61 voti a favore e 20 contrari), resta da chiedersi quale sia il futuro dei libertarian brasiliani: il prossimo passo sembra essere un impegno elettorale più profondo. Sfortunatamente, infatti, il Brasile è ancora ben lontano dall’essere un Paese “libertario” (è 122° nell’Index of Economic Freedom redatto dall’Heritage Foundation), ma sta comunque vivendo un momento speciale, perché – per la prima volta – essere a favore tanto delle libertà economiche quanto di quelle civili è diventata un’opzione politica e elettorale percorribile in una realtà finora fortemente statizzata. E questo anche grazie a Kim Kataguiri.