Le relazioni pericolose con la Corea del nord
La questione nordcoreana continua a essere inspiegabilmente sottovalutata in occidente. Talmente sottovalutata che si presta facilmente a storpiature diplomatiche, a strumentali interpretazioni e a messaggi incoerenti. Il paese più isolato del mondo, guidato da un giovane e buffo leader, resta la terra di nessuno in cui stampa e politica sbagliano spesso, senza alcuna conseguenza immediata. Il presidente Barack Obama, durante il suo viaggio in Laos, ha condannato l’ennesimo test missilistico nordcoreano, il Consiglio di sicurezza dell’Onu in una nota ha fatto sapere di valutare altre “misure” sanzionatorie, il Giappone di Shinzo Abe ha domandato nuove misure per contrastare un pericolo definito “reale”. Eppure, mentre Matteo Renzi e Park Geun-hye s’incontravano in Cina e stabilivano la necessità di fermare la nuclearizzazione della penisola coreana, due senatori della Repubblica italiana, Antonio Razzi (Pdl) e Bartolomeo Pepe (ex M5s ora Gruppo misto) avevano appena lasciato il territorio nordcoreano.
Antonio Razzi frequenta la Corea del nord dal 2010. Ogni anno effettua un viaggio “a titolo personale”, ed è libero di farlo naturalmente, nonostante l’Italia non abbia formali rapporti diplomatici con la Corea del nord (a Roma esiste un’ambasciata nordcoreana, ma non esistono sedi diplomatiche italiane a Pyongyang). E qui, però, si fa tutto un po’ confuso, perché il limite tra “missione” e “viaggio a titolo personale”, per un parlamentare, fa la differenza. Sul sito del senatore Antonio Razzi si legge: “Partito ieri (26 agosto) per un viaggio in Corea del Nord e Mongolia a capo di una delegazione composta anche da colleghi parlamentari”. I “colleghi parlamentari” in realtà sono solo uno, Bartolomeo Pepe, che nel viaggio è stato accompagnato dalla famiglia. All’interno della delegazione, poi, una serie di imprenditori tra cui l'ex deputato Daniele Toto, imprenditore. I due senatori hanno effettuato la visita durante le ferie e dunque, secondo i funzionari del Senato, non è stato necessario comunicare preventivamente la loro destinazione. Sul sito di Razzi si legge che il viaggio a Pyongyang e Ulan Bator “conferma la volontà del senatore di lavorare in questo senso anche in periodo di vacanze”. Diverso l’annuncio della Kcna, l’agenzia di stampa ufficiale nordcoreana, secondo la quale quella di Razzi e Pepe (durata dal 27 agosto al 2 settembre) è stata una “delegazione di parlamentari di vari partiti italiani guidata da Antonio Razzi, segretario generale della Commissione degli Affari esteri del Senato italiano”. Secondo una fonte del ministero degli Esteri sudcoreano, che preferisce restare anonima, il problema dei viaggi “istituzionali” in Corea del nord, anche se a titolo personale, è proprio questo: Pyongyang si avvale dell’interpretazione ufficiale per usare strumentalmente le visite dei (pochissimi) parlamentari stranieri per la sua propaganda interna. Non solo.
Per invogliare visite di questo livello, i nordcoreani offrono spesso ospitalità ai dignitari che decidono di visitare la Corea del nord sotto lo stretto controllo dei funzionari. Una pratica impossibile da verificare, ma oggetto di molte controversie: il parlamentare indipendente giapponese ed ex wrestler Kanji Inoki è di casa a Pyongyang, è partito da poco per la Corea del nord e ha sottolineato più volte alla stampa in aeroporto di farlo per motivi “esclusivamente sportivi”. Ma nel settembre del 2002, quando l’allora primo ministro giapponese Junichiro Koizumi fece una storica visita a Pyongyang, pose solo una condizione alla sua delegazione: durante il viaggio di stato nessun banchetto ufficiale sarebbe stato offerto dai nordcoreani. Anche perché per ricambiare il favore succede spesso che i parlamentari stranieri si sentano in dovere di offrire dei doni a Kim Jong-un. E’ un’usanza tutta asiatica, ma tecnicamente oggetto perfino di sanzioni internazionali. In una conversazione con il Foglio poco prima della partenza, il senatore Bartolomeo Pepe ha detto di aver fatto fare per Kim Jong-un “una statua di pulcinella direttamente da San Gregorio Armeno”, lasciando intendere di aver fatto un dono non di modico valore. Il 31 agosto la Kcna scriveva: “Il Supremo Leader Kim Jong-un ha ricevuto un dono da parte della delegazione di parlamentari di vari partiti politici italiani in visita in Corea del nord”.
Concluso il viaggio in Corea del nord, la delegazione si è recata in Mongolia. L'ambasciatore di Ulan Bator in Italia, Shijeekhuu Odonbaatar, è stato nominato da pochi mesi e nel giugno scorso ha visitato l’Abruzzo in compagnia di Razzi. La Mongolia è uno dei paesi asiatici più ricchi di materie prime e con una crescita economica notevole. E, soprattutto, non è soggetta a sanzioni internazionali a differenza della Corea del nord. Dunque una delegazione parlamentare italiana a Ulan Bator è carica di opportunità per il nostro paese, di sicuro migliori rispetto a visite in luoghi al centro di controversie internazionali. Se non fosse che il senatore Bartolomeo Pepe, postando sulla sua pagina Facebook una fotografia della delegazione in Mongolia, ha voluto commentare pure le più vicine e ben note vicende dell’amministrazione romana. E alla domanda di un utente: “Non puoi chiedere se hanno bisogno di qualche sindaco da quelle parti ???”, ha risposto: “Mi dicono che a mongoloidi sono già coperti”. Come dire, la diplomazia al potere.