L'accordo Kerry-Trump
Se Donald Trump dovesse vincere le elezioni a novembre potrebbe nominare il segretario di stato John Kerry come suo inviato speciale per la cooperazione Russia-America sulla guerra al terrore. I due sono in disaccordo su molte cose, ma la loro politica siriana è sulla medesima linea d’onda. L’America e la Russia cercano da novembre di coordinare i loro strike aerei contro lo Stato islamico nei cieli affollati della Siria. Ma questo non è andato bene. La Russia continua a bombardare i gruppi dell’opposizione sostenuti dagli americani, gli obiettivi civili come gli ospedali e, a giugno, una base delle operazioni speciali americana. Ma Kerry è un diplomatico insistente, e con l’accordo di venerdì sta proponendo qualcosa che Trump ha invocato per più di un anno.
Ecco cosa ha detto il candidato repubblicano a Bill O’Reilly il mese scorso: “Non sarebbe fantastico se riuscissimo a trovare un qualche tipo di accordo con la Russia e distruggere lo Stato islamico insieme con la Nato e con gli altri paesi dell’area, non sarebbe meglio piuttosto che combatterci?”. Ci sono però buone ragioni per dubitare del fatto che il piano Kerry-Trump per la Siria possa funzionare. Ammesso che il cessate il fuoco duri per sette giorni, cosa non certa, sarebbe saggio che i funzionari dell’intelligence americana condividano con i russi informazioni su quegli stessi ribelli che l’aviazione russa ha bombardato per quasi un anno? Per più di un anno, inoltre, Kerry ha cercato di ottenere dal ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov che i russi facessero pressioni sul regime di Assad affinché entrasse nel processo politico di pace in Siria, e praticamente ogni volta Lavrov non ha mantenuto la sua promessa. Kerry inoltre dovrà lavorare sull’opposizione sostenuta dall’occidente per fargli digerire l’accordo.
Il segretario di stato dice che ha chiesto ai gruppi sostenuti dall’America di separarsi da al Nusra e di sostenere i piani per la transizione politica. Ma sembra improbabile che i ribelli lo ascolteranno. Evan Barrett, il vicedirettore della Syrian Emergency Force, un’organizzazione non governativa, mi ha detto sabato che i gruppi dell’opposizione politica siriana sostenuti dall’occidente faranno una gran fatica a rivendere questo piano ai gruppi che combattono sul terreno. “Affinché l’occidente possa offrire degli argomenti convincenti per spingere i gruppi dell’opposizione ad allontanarsi da gruppi estremisti come al Nusra dobbiamo mostrare loro che il mondo ha più compassione e fiducia in una Siria stabile di quanto non ne abbiano gli estremisti”, dice Barrett. “Alleandosi con Assad e la Russia, il governo americano mostra che non ha più compassione per i siriani di al Qaida o Assad”.
Eli Lake è columnist di Bloomberg View (estratto dell’articolo “Kerry Brokers Trump’s Plan for Syria”, apparso su Bloomberg View l’11 settembre