Macri e Maduro: due ricette molto diverse per uscire dalla crisi
Il primo spinge per gli investimenti e tenta di attrarre in Argentina i colossi tecnologici e finanziari del mondo. Il secondo rispolvera il vecchio format dei paesi non allineati.
La settimana scorsa, mentre il presidente venezuelano Nicolás Maduro riceveva i rappresentati dei paesi non allineati, il presidente dell’Argentina Mauricio Macri incontrava imprenditori e miliardi. Due eventi ben diversi che sintetizzano alla perfezione i differenti corsi che hanno preso i due paesi in questo periodo di crisi che coinvolge l’America Latina. Da una parte il vertice del Movimento dei Non Allineati che si è tenuto a Porlamar sull’isola Magarita tra il 13 e il 18 settembre, dall’altra il Forum di Investimenti e Affari che si è tenuto quasi in contemporanea a Buenos Aires tra il 13 e il 15 settembre.
Il 14 settembre, inoltre, i governi di Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay hanno deciso all’unanimità di non riconoscere a Maduro la presidenza di turno del Mercosur, carica che il presidente venezuelano aveva assunto dal 29 aprile. Il motivo della dichiarazione di sfiducia risiede nella mancata emanazione, in Venezuela, di ben 200 leggi per la ratifica di 40 trattati che gli servirebbero ad adeguarsi alle regole dell’alleanza. Altro motivo avanzato dagli altri paesi sudamericani è la continua violazione da parte di Caracas della Clausola democratica cui i soci devono attenersi. A Maduro si imputano poi le sue continue manovre dilatorie per posticipare il referendum revocatorio del presidente chiesto dall’opposizione, i tentativi di mettere l’Assemblea nazionale (dove l’opposizione ha la maggioranza) nell’impossibilità di funzionare, fino agli arresti degli oppositori.
E c’è stato un ulteriore avvertimento: se non si adegua entro il primo dicembre, il Venezuela sarà sospeso. “Il Mercosur era stato istituito da Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay per creare una zona di libero commercio, ma poi i presidenti di sinistra hanno favorito l’adesione del Venezuela chavista, che a sua volta ha spinto per riorientare il blocco verso i temi dell’anticapitalismo”, spiega al Foglio Milos Alcalay, diplomatico, ex viceministro degli Esteri, e rappresentante del Venezuela all’Onu fino al marzo del 2004, quando diede le dimissioni. “Adesso la maggioranza dei partner vogliono di nuovo che il Mercosur lavori per un’integrazione capitalista e non ideologica, come nel progetto iniziale. Ma Maduro agli avvertimenti ha risposto con gli insulti”.
Sono nove anni di fila che la produzione petrolifera del Venezuela continua a diminuire. Cuba e Spagna sostituiscono già le forniture di greggio proveniente da Caracas rispettivamente con quelle russe e iraniane, e di recente è perfino trapelato che a Pechino il governo cinese ha convocato rappresentanti dell’opposizione venezuelana per discutere con loro su come recuperare la gran quantità di soldi prestati al regime bolivariano e che sembrano finiti in un pozzo senza fondo. Ma sull’isola Margarita, dopo aver sospeso per tempo il razionamento dei beni di prima necessità nei negozi per non scioccare troppo i suoi ospiti, Maduro ha ricevuto il 17esimo Vertice del Movimento dei Non Allineati. Si tratta di una reliquia geopolitica del passato che però continua stancamente a sopravvivere per forza di inerzia, nella quasi assoluta disattenzione diplomatica e mediatica.
Su 120 membri e 17 delegazioni, in effetti, solo sette hanno mandato i loro capi di Stato, e quattro erano tra gli ultimi stretti alleati regionali di Maduro: il cubano Raúl Castro, l’ecuadoriano Rafael Correa, il boliviano Evo Morales e il salvadoregno Salvador Sánchez Cerén. Con loro c’era anche l’iraniano Hassan Rohani, il presidente-distruttore dello Zimbabwe Robert Mugabe, il palestinese Mahmud Abbas, otto vicepresidenti e altrettanti primi ministri. Un’idea del tono dei dibattiti l’hanno data sia il discorso con cui Raúl Castro ha parlato di “realizzazione dei diritti umani” sia quello con cui il ministro degli Esteri nordcoreano ha annunciato “un altro colpo contro gli Stati Uniti”. Ma a differenza di quella del Mercosur, la Presidenza di turno dei Non Allineati a Maduro non l’ha contestata nessuno, e così ha potuto annunciare che “il Venezuela uscirà vittorioso dall’aggressione imperialista”.
Nicolás Maduro durante il summit dei paesi Non Allineati (foto LaPresse)
Contemporaneamente, alla “mini Davos” del Forum di Buenos Aires sono arrivate 4.196 personalità, tra cui oltre un migliaio di amministratori delegati e referenti di 1.688 società di 68 paesi per esaminare i 175 miliardi di dollari di investimenti che il governo argentino assicura a chi volesse approfittarne. “Gli argentini non possono pagare più imposte di quanto già non facciano. Pagano imposte come quasi nessun paese al mondo con uno stato che in cambio dà molte poche prestazioni”, è stato il tenore del discorso con cui Macri li ha accolti. La situazione economica resta difficile, la stampa internazionale ha riferito di varie proteste nelle settimane scorse, ma stavolta la piazza è stata calma, e nel frattempo i dati indicano che per lo meno la guerra all’inflazione il nuovo governo argentino inizia a vincerla e il dato rilevato ad agosto dello 0,2 per cento mensile è il minimo da 14 anni a questa parte.
Mauricio Macri al Forum di Buenos Aires (foto LaPresse)
Dopo il Forum in Argentina, per la prima volta dopo 10 anni, si è rivista nel paese una delegazione del Fondo monetario internazionale, seguita da un’altra della statunitense Eximbank e della Banca europea degli Investimenti. La Siemens ha annunciato 5 miliardi di investimenti in infrastrutture, la General Electric un miliardo di investimenti in treni ed energia. Di gran successo anche l’incontro tra i cosiddetti quattro “unicorni”, ovvero i leader delle sei principali startup argentine valutate oltre un miliardo di dollari. Si tratta di Marcos Galperin, fondatore di MercadoLibre (una risposta argentina a eBay e Amazon che diffondendosi in tutta l’America Latina è diventata la società più importante del paese per valore di mercato); Martin Migoya, cofondatore di Globant (uno sviluppatore di software che è riuscito a realizzare un’offerta pubblica di azioni negli Stati Uniti); Roby Souviron, cofondatore di Despegar (agenzia di viaggi leader in Argentina e Brasile); Alec Oxenford, creatore di OLX e Letgo (sito e app di annunci presenti in tutto il mondo). Improvvisatosi intervistatore, il presidente Macri ha osservato che “unicorno è un nome un po’ strano”. Ma ha aggiunto che è questo “il modello che i giovani argentini devono avere presente”.