Trame e piani del “nuovo uomo” di Marine Le Pen
Milano. David Rachline ha ventotto anni, è il sindaco di Fréjus, è il senatore più giovane della Repubblica francese, e ora è il nuovo capo della campagna elettorale di Marine Le Pen, la leader del Front national che sogna di arrivare all’Eliseo alle elezioni del prossimo anno. Rachline è giovane ma è un militante da quando aveva 15 anni, ha vissuto con grande imparzialità la tormentata transizione del partito dal padre Jean-Marie Le Pen alla figlia Marine (un viaggio che ancora non è finito, non certo dal punto di vista personale, visto che Jean-Marie allunga le mani di continuo sull’elettorato frontista, che considera di sua proprietà, danneggiando pubblicamente la figlia), potendosi rivendere oggi come un “marinista che piace a tutti”. Come si possa rimanere in piedi in mezzo a una tempesta ideologica e sentimentale così brutale è piuttosto oscuro, e certo è un equilibrismo che non è riuscito a molti: tutti hanno dovuto più o meno schierarsi, mentre Rachline ha trovato il modo di farsi apprezzare dai vecchi militanti e dai gruppuscoli più estremisti che gravitano attorno al partito diventando allo stesso tempo un volto della cosiddetta “dédiabolisation” del Front national.
Annunciando la nomina di Rachline, Marine Le Pen ha detto che “è un uomo che simboleggia la gioventù, il lavoro, il merito, la fedeltà e, bisogna dirlo, il successo”. Sulla gioventù ci sarebbe qualcosa da ribattere, dal momento che Rachline non porta benissimo i suoi pochi anni, ma l’operazione politica della Le Pen è chiara: corteggiare quell’elettorato giovane che si lascia affascinare dal Front perché vede nella sua retorica anti poteri forti, anti Europa, anti sistema, la sanzione perfetta ai fallimenti dei partiti tradizionali. Le rilevazioni demografiche indicano una sempre maggior attenzione dei giovani al Front, e se questi ultimi mesi di turbolenze politiche in Europa hanno insegnato qualcosa è che i movimenti antisistema sono molto forti nella mobilitazione, convincono ad andare al voto chi non ci andava da anni, o non ci è mai andato (è accaduto nel Regno Unito con la Brexit, e ora gli statistici guardano inorriditi i loro algoritmi anche negli Stati Uniti, dove la mobilitazione trumpiana rischia di far saltare le proiezioni che si basano sui voti del passato). David Rachline ha lavorato a lungo al Front national pour la jeunesse, l’iniziativa interna dedicata ai giovani, e questo gli ha permesso di costruirsi una solida competenza nel mondo del digitale e una rete di contatti tra i nuovi elettori.
Questo nuovo manager del lepenismo in versione Eliseo declina il modello di comunicazione introdotto dal vicepresidente del Fn, l’onnipresente Florian Philippot, che ha ridisegnato l’immagine del partito, ma deve anche superare i molti dubbi che circolano sul suo passato. Figlio di un assicuratore ebreo di origini ucraine, Rachline ha militato fino al 2009 in “Egalité et Réconciliation”, il movimento fondato da Alain Soral, saggista complottardo che considera i “sionisti” responsabili di ogni male del mondo, già condannato per antisemitismo, razzismo e apologia di crimini contro l’umanità. Secondo alcune ricostruzioni, Rachline ha lavorato al riavvicinamento tra Soral e il Front national avvenuto all’inizio degli anni Duemila, ma ha poi abbandonato il movimento quando si è consumata la frattura definitiva tra i due gruppi, nel 2009. Ancora oggi Rachline dice che, ai suoi tempi, Soral non era radicale come è oggi.
Non aiuta, nella costruzione del profilo di Rachline, un video che in questi giorni è circolato di nuovo con una certa insistenza. Il filmato risale al 2012 (fu tirato fuori per la prima volta dal Point nel 2014) e mostra Rachline, allora consigliere regionale, molto felice di ritorno da una manifestazione del Front national. E’ nel sedile posteriore di una Mercedes, alla guida c’è un ragazzo con la testa rasata e una maglietta Fred Perry, che è considerato un look da skinhead, ha scritto L’Obs, e Rachline dice: “Mercedes, la macchina del Führer!”. A Nanterre, quartier generale del Front national, Rachline è considerato un esponente della corrente “nazionalista-reazionaria” del partito, “più antisemita che anti islamica”, come hanno riportato molti commentatori. Secondo il sito Mediapart, che aveva già nel 2014 messo sotto indagine giornalistica il Front (fece notizia perché rivelò i dettagli dei finanziamenti russi al partito), Rachline sarebbe molto vicino alla cosiddetta “Gud connection”, dal nome del gruppo radicale che fa capo a Frédéric Chatillon e che è stato messo sotto inchiesta per i finanziamenti al partito (Chatillon è anche amico di Soral). Il Monde ha raccontato che, nella gestione dell’amministrazione di Fréjus, Rachline non ha fatto mistero di aver voluto aiutare le aziende “amiche”, alcune delle quali hanno legami ideologici con l’estrema destra locale.
Nonostante i suoi 28 anni, il passato di Rachline non è limpido. Ma la scommessa è per il futuro. Non soltanto per i contatti con i giovani, non soltanto per la sua strenua campagna contro la costruzione di una moschea nella sua città e con il mantenimento del divieto al burkini nonostante i pronunciamenti della Corte costituzionale. Rachline lavora nella regione che è considerata il feudo dei “Marionnes”, i sostenitori di Marion Maréchal-Le Pen, la nipotina di Marine Le Pen in forte contrasto con il vicepresidente Philippot: molti pensano che Rachline possa, con questa sua arte di sopravvivere a mondi e amicizie così estremi, “oliare” il rapporto tra i due, promuovendo quell’unità del partito che, tra liti familiari e “dédiabolisation” invero opaca, sembra sempre sul momento di rompersi.