Un accampamento delle Farc (foto LaPresse)

La kermesse della firma dell'accordo tra Colombia e Farc e l'incognita del referendum

Maurizio Stefanini

Verso la cerimonia di lunedì, con autorità provenienti da tutto il mondo. Il 2 ottobre però il popolo colombiano è atteso al voto per confermare l’intesa.

Inizierà lunedì 26 settembre alle 8 del mattino, le 15 italiane, la lunga cerimonia per la firma dell’accordo di pace tra il governo colombiano e la oramai ex-guerriglia delle Farc, le Forze Armate Rivoluzionarie di Colombia. Primo atto, alla Escuela Naval de Cadetes Almirante Padilla di Cartagena, un omaggio e ringraziamento del presidente Juan Manuel Santos e del ministro della Difesa Luis Carlos Villegas a un centinaio di rappresentanti di Esercito, Forza Aerea, “Armada” come viene chiamata in America Latina la Marina, e Polizia nazionale. A seguire, alle 19 italiana, una messa officiata dal Segretario di Stato della Santa Sede, Pietro Parolin, nella Cattedrale di San Pedro Claver, per chiedere il perdono e la riconciliazione non solo tra governo, Farc e vittime, ma anche tra tutti i colombiani.

 


Il presidente colombiano Juan Manuel Santos (foto LaPresse)


 

Presenti anche capi di stato, dirigenti di organismi multilaterali, presidenti delle Camere, autorità locali, membri delle alte Corti, gabinetto ministeriale al completo, rappresentanti delle delegazioni negoziatrici dell’accordo di pace e corpo diplomatico. Finita la celebrazione, che dovrebbe essere accompagnata da tutte le chiese e luoghi di culto del paese, cena del presidente Santos assieme ai 15 capi di Stato, 27 ministri degli Esteri e 19 presidenti e direttori di organismi multilaterali che per ora hanno confermato la loro presenza. Verranno ringraziati tutti coloro che hanno cooperato per il raggiungimento della pace. Alle 17 della sera, la mezzanotte italiana, il momento clou al  Patio de Banderas del Centro de Convenciones, tutto pavesato di bianco: la firma dell’accordo finale per quella che è già chiamata Pace di Cartagena.

 

Tra i 2.500 inviati all’evento ci saranno anche i rappresentanti delle vittime, ong, rappresentanti della società civile, sindacati, imprenditori, donne, bambini. Ma parleranno solo il presidente Santos e il capo delle Farc, Rodrigo Londoño Echeverri, alias Timoleón Jiménez, alias Timochenko. Tra i vip presenti, il presidente venezuelano Maduro, secondo cui bisognerebbe fare un monumento a Chávez per aver reso possibile questa pace con la sua mediazione, sarà assieme al re emerito di Spagna Juan Carlos, che allo stesso Chávez intimò il leggendario “¿porqué no te callas?”.

 


Il leader delle Farc Rodrigo Londoño Echeverri (foto LaPresse)


 

Anche a Roma, dalle 22,30, ambasciata e consolato di Colombia organizzano una diretta al Link Campus University. D’altra parte, la conferenza con cui dal 16 al 23 settembre le Farc hanno ratificato la fine della lotta armata a Yari, in una zona di savana tra Ande e Amazzonia, è stata ribbattezzata la “Woodstock delle Farc”, con i combattenti che hanno festeggiato la fine delle ostilità a ritmo di musica e senza fare economia di marijuana.

 

Ma non mancano le voci critiche. I due ex-presidenti Andrés Pastrana e Álvaro Uribe Vélez,  non solo hanno rifiutato l’invito a presenziare alle cerimonia, ma hanno anche chiesto ai politici stranieri di non andare, perché la loro presenza sarebbe da considerarsi come un’“interferenza” in un processo elettorale in atto. Il 2 ottobre i colombiani dovranno infatti decidere sulla Pace di Cartagena per referendum, e se vinceranno i “no” non si sa bene cosa possa succedere.

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