Tra tradimenti e arresti così s'è rimpicciolito il mondo di Sarkozy
Parigi. I suoi uomini lo avevano soprannominato “lo Squalo”, per la spietatezza nei confronti di chi cercava di intralciare i suoi movimenti. Ed è così che continuano a chiamarlo oggi in tutta Parigi, nei milieu dei servizi e della polizia, nei salotti e nei corridoi dei ministeri. Ma Bernard Squarcini, l’ex patron della Dcri (l’intelligence interna francese oggi rinominata Dgsi) fedelissimo di Nicolas Sarkozy, potrebbe presto vedere svanire la sua aura di uomo forte della République. Lunedì, assieme all’ex capo della polizia giudiziaria parigina, Christian Flaesch, Squarcini è stato arrestato dagli agenti dell’Ispettorato generale della polizia nazionale, la cosiddetta “police des polices”, nel quadro di un’indagine della procura di Parigi per “intralcio nello svolgimento delle indagini”, “compromissione”, “violazione del segreto istruttorio” e “traffico di influenze”.
Secondo le informazioni del Monde, il fascicolo giudiziario è stato aperto in seguito alla riesumazione di un rapporto esplosivo risalente al 2013, che mostra come l’ex capo dei servizi interni francesi abbia utilizzato a fini privati la sua rete di contatti nella polizia, al fine di servire le imprese per le quali lavorava e passare informazioni secretate all’entourage di Sarkoy, in particolare sugli sviluppi dell’affaire Cahuzac (l’ex ministro del budget di Hollande, travolto nel 2013 da uno scandalo di fondi neri). Sempre secondo il Monde, il rapporto racconta che Squarcini, dopo un’intera carriera nei servizi, abbia continuato a fare nel privato con la sua società di intelligence economica, Kyrnos, quello che sapeva fare meglio: raccogliere informazioni confidenziali per metterle a disposizione di chi si rivolgeva a lui. Tra i clienti del superpoliziotto di Sarkozy, e del suo sodale e informatore Flaesch, spiccano Lvmh, il gruppo del lusso di Bernard Arnault, e la multinazionale del tabacco Philip Morris.
Oltre a ciò, il nome di Squarcini figura anche nell’inchiesta sui finanziamenti libici della campagna di Sarkozy nel 2007, l’affaire scoperchiato da Mediapart nell’aprile del 2012, oggetto di un nuovo coup de théâtre due giorni fa, con la scoperta di un quadernetto di appunti appartenenti all’ex ministro del Petrolio di Gheddafi, Shukri Ghanem, che certifica i versamenti occulti a favore dell’ex capo di stato.
L’arresto rumoroso dei due pasdaran di Sarkozy, Squarcini e Flaesch, oltre ad essere una storia molto francese condita di vendette giudiziarie, veleni, tradimenti e dossier segretissimi, è l’emblema di una rete di potere che sta tramontando e che forse è già tramontata: la sarkozia. Quel viluppo di contatti, amici, influenze e reseau messo in piedi da Sarkozy quando era al ministero dell’Interno sotto la presidenza Chirac e portato in auge con la sua elezione all’Eliseo nel 2007, di cui oggi resta soltanto il ricordo. Tra il 2007 e il 2012, era tutto super per Sarko: Squarcini, il “superflic de droite”, la sede dell’Ump, un “super siège” nello chicchissimo Ottavo arrondissement, una “super équipe”, una “superpopolarità”, e Sarkozy era l’“hyperprésident”, colui che voleva “agire su tutto” e avere il controllo assoluto su ogni dossier.
Oggi si è ristretto tutto, ogni cosa è più piccina a partire dalla sede dei Républicains, relegata in un edificio grigio del Quindicesimo arrondissement, dai timidi indici di gradimento, dall’aroma di ouverture che non c’è più e ha lasciato spazio a un discorso divisivo che scimmiotta quello del Fn, ai desideri di vendetta dei suoi ex compagni, i Juppé, i Fillon e i Raffarin, e alle pugnalate dei suoi ex consiglieri. Ieri, è arrivata forse quella più dolorosa: la vendetta su carta del suo ex consigliere ombra, Patrick Buisson, con un libro, “La Cause du peuple”, che in 400 pagine, tra frasi assassine ed episodi poco edificanti, liquida l’ex président come un “nano politico”.