Nicolas Sarkozy (foto LaPresse)

Chi è l'oscuro consigliere anti Sarkozy

Mauro Zanon
Nella destra francese le primarie s’aprono con un dibattito e con il libro bomba di un ex consigliere.

Parigi. “Usciranno altre cose. Progressivamente, la verità verrà a galla. Ho espunto dai miei testi le affermazioni diffamatorie e triviali che Sarkozy è arrivato a fare. Per rispetto della funzione presidenziale, non ho raccontato la totalità delle cose, che è al di là di tutto ciò che si può immaginare”. Sono parole avvolte dal mistero quelle dell’ex consigliere ombra di Nicolas Sarkozy, Patrick Buisson, come avvolta dal mistero è tutta la sua vita, trascorsa nelle stanze più inaccessibili del giornalismo e della politica che contano in Francia. Sono parole, soprattutto, che fanno tremare l’ex capo di stato francese e lasciano immaginare che il suo pamphlet appena uscito, “La cause du peuple. L’histoire interdite de la présidence Sarkozy”, possa essere l’antipasto di una valanga di rivelazioni.

 

Sullo sfondo delle primarie della destra neogollista (Républicains) ieri al primo dibattito televisivo, con Alain Juppé super favorito, “La cause du peuple” è il libro bomba che potrebbe affossare Sarkozy, e che per molti osservatori lo ha già affossato, più ancora delle numerose inchieste giudiziarie che continuano a tormentarlo, più ancora, persino, dell’arresto pirotecnico dei due super-flic della sarkozia, lo “squalo” Bernard Squarcini, ex capo dei servizi segreti interni (Dgsi), e Christian Flaesch, ex numero uno della polizia giudiziaria. E’ la “vendetta di Fantomas”, scrive il Parisien, la pugnalata del più spietato dei suoi ex consiglieri, preparata con cura in due anni lontano dai riflettori, e sferrata nel momento più delicato della parabola politica di Sarkozy, nel pieno della campagna delle primarie di fine novembre e del tentativo di ritornare al centro del palcoscenico.

 

Non c’era possibilità di ricucire i rapporti. Dopo che Sarko aveva scoperto di essere intercettato dal suo ex consigliere, l’ex boss dell’Ump aveva detto che quello di Buisson era stato il peggiore dei tradimenti, che era un calunniatore, che doveva essere seppellito politicamente, e così, rispettando uno dei classici della politica francese, quest’ultimo si è vendicato con la carta, squadernando il peggio degli anni trascorsi al suo fianco. A partire dalle frasi assassine pronunciate da Sarko contro i membri della sua famiglia politica. François Fillon? “Un poveretto. Un miserabile”. Christian Estrosi? “Un tanghero con una nocciolina in testa”. Gérard Larcher? “Troppo brutto per essere ministro”. E di Jacques Chirac, con cui i rapporti non sono mai stati buoni, ha detto: “E’ il più odioso dei presidenti della Quinta Repubblica. Non ho mai visto un tipo così corrotto”.

 

Decano del giornalismo di destra parigino, Buisson ha voluto così farla pagare a Sarkozy e dire ai francesi che non è l’uomo giusto per risollevare la Francia, che è “un buon candidato, ma un pessimo presidente”, secondo le sue stesse parole. E pensare che nel 2007, Sarko affermava orgogliosamente: “Per la mia sinistra ho Guaino, per la mia destra ho Buisson”. Da una parte la plume raffinata del più gollista dell’Ump (oggi Républicains), dall’altra i consigli strategici della figura più discreta e imperscrutabile della droite sovranista, cresciuto nel culto di Charles Maurras, il fondatore dell’Action française, nostalgico dell’Algérie française, sostenitore del “rassemblement di tutte le destre” e risolutamente anticomunista.

 

Ora, però, colui che nella campagna presidenziale del 2012 fu la mente della linea identitaria per sfilare voti al Front national, potrebbe diventare l’assassino di Sarkozy o comunque il complice della sua uscita di scena. Ieri sera si è tenuto il primo dibattito tra i candidati dei Républicains, in un clima inquinato dalle quotidiane frecciate di Sarkozy verso i suoi ex compagni. Nessuno farà sconti a nessuno, e a prescindere da chi la spunterà in queste primarie monopolizzate dai temi liberali, c’è una certezza: tutti i baroni della droite stanno aspettando Sarko al varco.

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