L'Unesco dichiara guerra al giudeo-cristianesimo
Il voto si è svolto a scrutinio secreto per volere della Croazia e della Tanzania e ha replicato la risoluzione approvata martedì scorso e che, de facto, ha cancellato le radici ebraico-cristiane di Gerusalemme. Stavolta, per Israele, all’Unesco non c’è stata neppure la consolazione di vedere quattro grandi democrazie (Stati Uniti, Inghilterra, Germania e Olanda) opporsi apertamente al potente blocco islamico-terzomondista. Nella risoluzione appena approvata dall’Unesco ci sono stati dieci voti a favore, soltanto due contrari e otto astenuti. La risoluzione, avanzata stavolta da Tunisia e Libano e dal titolo “La città vecchia di Gerusalemme e le sue mura”, nega le origini ebraico-cristiane di Gerusalemme.
Oggi in Vaticano il deputato israeliano Ayoub Kara, membro della coalizione del governo di Benjamin Netanyahu, ha incontrato Papa Francesco per sollevare lo scandalo di queste risoluzioni. Due ong avevano presentato al segretario dell’Unesco, Irina Bokova, una raccolta firme con 76 mila nomi per protestare con la politica antisemita dell’agenzia dell’Onu. E dal Congresso degli Stati Uniti erano partiti appelli per fermare questa “jihad diplomatica”, come l’ha definita Netanyahu. Ma la maggioranza arabo-islamica all’Unesco, con la stampella di stati dittatoriali come Cuba, sembra inarrestabile nella sua guerra al giudeo-cristianesimo.
I conservatori inglesi