Perché nel Regno Unito c'è chi tifa Trump
C’è chi sbandiera Hillary Clinton come modello di resistenza al populismo e c’è chi mette la maschera di Donald Trump convinto che il modello Brexit possa diffondersi nel mondo. Ma tra i giornali britannici divisi sul prossimo presidente americano, c’è chi spera che vinca Donald Trump, anche solo per vedere le lacrime della Bbc e del Guardian. Sarà pur maleducato e incoerente ma secondo Rod Liddle, associate editor del settimanale britannico conservatore Spectator, sarebbe proprio il candidato repubblicano la miglior scelta per il Regno Unito che lo scorso 23 giugno ha votato per l’uscita dall’Unione Europea: nonostante tutti i suoi difetti, infatti, “se sei inglese e pragmatico dovresti sperare che Trump vinca”. Il legame tra Stati Uniti e Gran Bretagna nell’ottica europea è da sempre fondamentale nelle relazioni internazionali tanto che Londra è da molti analisti ritenuta essere gli occhi e le orecchie di Washington a Bruxelles.
Liddle si dice incredulo nel notare lo scarsissimo dibattito sui grandi giornali britannici in merito ad alcuni temi proposti dai due candidati alla Casa Bianca che potrebbero avere ripercussioni sulla politica e sull’economica dell’ex madrepatria. Il giornalista, sospeso a maggio scorso dal Labour dopo aver affermato, nel bel mezzo della bufera per le infiltrazioni antisemite, che l’antisemitismo è viscerale per molti musulmani, accusa senza citarli i giornali progressisti del Regno Unito che si limitano a dipingere Donald Trump come il candidato buffonesco, un “misogino protofascista”, per utilizzare le parole di Oliver Burkeman sul Guardian. “Perché – scrive Liddle – quando si esaminano le politiche contrastanti nei confronti del Regno Unito da parte dei due candidati, è davvero facile capire chi dovremmo sperare che vinca”.
Liddle cita il caso Brexit, la grande battaglia combattuta e vinta dallo Spectator. Il miglior futuro possibile per il paese dovrebbe essere la stella polare per tutti i britannici, sia che abbiano votato Remain, sia che abbiano preferito il Leave. Con i democratici britannici che hanno prima osteggiato la Brexit e poi relegato in fondo ai loro programmi un accordo commerciale tra i due paesi, perché allora non dare una chance a Trump, scrive il commentatore, che non solo ha applaudito il risultato delle urne britanniche di giugno ma anche messo in cima al suo ordine del giorno un patto con la Gran Bretagna. Liddle ribadisce più volte che il magnate non gli piace e sottolinea che a suo modo di vedere gli americani avrebbero buone ragioni per preferire Hillary come presidente. Ma è altrettanto convinto che la politica estera di quest’ultima potrebbe danneggiare il Regno Unito. Come ai tempi in cui Clinton era Segretario di Stato e faceva pressioni sul governo di Londra affinché discutesse con l’Argentina il futuro delle Falkland. Liddle aggiunge ai suoi attacchi all’ex First Lady la questione russa, sostenendo The Donald in quanto a suo modo di vedere meno incline a cedere alla “spazzatura isterica” dell'Occidente contro Mosca.
Quello delle ripercussioni geopolitiche ed economiche del voto americano sulla Gran Bretagna è un tema che poco affascina i giornali del Regno Unito. A parte gli slogan di Donald Trump secondo cui la sua elezione sarà una “Brexit all'ennesima potenza” citati dai giornali euroscettici, tutta l’attenzione è dedicata all’eterno scontro tra il bene ed il male. La scrittrice Barbara Kingsolver sul Guardian invoca la fine di questo “spettacolo horror misogino” con le fattezze bionde di Donald Trump e invita a “marcare verso le urne a votare per Clinton”, dopo averne preso le difese più per spirito femminista che per visione politica. Sempre il Guardian nel suo editoriale di endorsement alla Clinton parla dell’instabilità di un mondo con l’America guidata da Trump, “un male per gli Stati Uniti ed un pericolo per il globo”. L’unico agile punto sull’Europa del quotidiano progressista racconta di una Clinton “preoccupata il futuro del Vecchio continente” e capace di voltare pagina dopo la “disastrosa era di George W. Bush”. Dall’altra parte c’è un Trump isolazionista, continua il giornale, che “ha sostenuto Brexit e si preoccupa poco per la sicurezza transatlantica”. Anche se non citata direttamente, il Guardian parla di Brexit quando cita l’instabilità rispetto ai mercati, lo scenario globale e i movimenti transnazionali anti-establishment. Così, mentre i sostenitori di Trump sperano nell’effetto-Brexit nei sondaggi e nelle urne e i clintoniani puntano ad arginare l’ondata populista e nazionalista la domanda “chi sarebbe il miglior presidente per la Gran Bretagna della Brexit” rimane senza risposta, almeno sui quotidiani britannici impegnati in battaglie (multi) culturali.