“Israele, frontiera dell'Europa”
“Siamo il vostro confine con l’islam radicale”. Prima intervista italiana all’ambasciatore israeliano Ofer Sachs, ospite domani alla conferenza del Foglio. “Ai nostri vicini ricordiamo che una società aperta è possibile”
Roma. “Il titolo della conferenza del Foglio riflette una realtà che ciascun membro dell’Unione europea dovrebbe sempre tenere a mente”. Ofer Sachs è il nuovo ambasciatore di Israele in Italia. Già direttore dell’Istituto israeliano per l’esportazione, domani Sachs sarà a Roma per l’inaugurazione della conferenza del Foglio dal titolo “Israele, frontiera dell’Europa” (Tempio di Adriano, ore 17).
Saranno presenti ospiti internazionali, come il grande scrittore algerino Boualem Sansal, autore di “2084” già inviso nel suo paese per aver messo piede al festival della letteratura di Gerusalemme e che gli è costato il Prix du Roman Arabe, il premio al maggiore romanzo arabo che si tiene in Francia; l’ex ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni, oggi leader dell’opposizione laburista alla Knesset; la storica di origini egiziane che ha coniato l’espressione “dhimmitudine”, Bat Ye’or; Hassan Chalgoumi, imam della banlieue parigina, costretto a muoversi con la scorta per le minacce di morte degli islamisti; Waleed al Husseini, blogger e scrittore palestinese che ha trascorso dieci mesi in una prigione di Ramallah per lo stesso “crimine” per cui i giornalisti di Charlie Hebdo sono stati uccisi (“blasfemia”); monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara; Gabriel Barkay, uno dei più celebri archeologi israeliani; e Bruce Bawer, scrittore e giornalista americano che vive in Norvegia e autore dopo l’11 settembre di libri come “While Europe Slept” sull’asservimento del Vecchio continente.
“Il titolo della conferenza del Foglio non è più una possibilità, un rischio o un futuro distante”, ci dice l’ambasciatore Sachs nella sua prima intervista a un giornale italiano da quando è entrato in carica lo scorso settembre succedendo al lungo mandato di Naor Gilon. “Il medio oriente sta già drammaticamente condizionando la vita dei cittadini europei. Dallo Yemen nel sud, l’Egitto a ovest, l’Iran a est con la guerra in Siria, Israele è una solida roccia di stabilità e l’unica grande democrazia nella regione. Ogni cambiamento nel delicato equilibrio in medio oriente condiziona l’Europa. Israele non è soltanto il confine con l’islam radicale, ma ricorda anche ai paesi della regione che c’è una differenza che si può raggiungere con la democrazia e una vivida società aperta”.
Il senso della conferenza di domani a Roma è sull’importanza per Israele di un’Europa amica. Dal 2006 al 2011, Sachs è stato a Bruxelles proprio per curare i rapporti economici tra Israele e Unione europea: “E’ importante per le stesse ragioni di cui sopra”, prosegue l’ambasciatore israeliano al Foglio. “Israele ha bisogno dell’Europa. E ne è un forte alleato. Una rapida analisi della profondità della nostra cooperazione dimostra l’importanza dell’Europa per Israele e viceversa. Si inizia dalla scienza fino all’economia, così come gli interessi politici sono tali che l’unica alternativa è rafforzare ancora di più quello che abbiamo in comune. Senza considerare il coordinamento fra Israele ed Europa sulla sicurezza”.
Eppure, oggi in Europa il nome di Israele è sommerso da bugie e offese della peggior specie. “La mia spiegazione in breve è l’ignoranza. Viviamo in un’epoca di messaggi rapidi e brevi. La gente non si fa domande e cerca affermazioni da marketing. Gli ultimi eventi all’Unesco (due risoluzioni dell’agenzia Onu per la cultura e la scienza che hanno negato le radici ebraiche della città santa, ndr) sono un buon esempio. Lasciando stare l’inclinazione di troppi paesi a non affrontare la maggioranza automatica dei paesi arabi, sostenere la distorsione della storia, della scienza e dell’archeologia non è altro che ignoranza. Lo vediamo ogni giorno avendo a che fare con la delegittimazione di Israele”.
In un medio oriente che viene giù, fra settarismi, guerre civili e fallite primavere arabe, cosa ha Israele da offrire? “Lo stato ebraico è un paese con numerose sfide e ci vorrà ancora molto tempo per venirne a capo. Eppure, Israele è un miracolo. Il successo israeliano di aver creato una democrazia forte e dinamica assieme all’integrazione di milioni di immigrati è impressionante senza ombra di dubbio. Negli ultimi trent’anni, l’economia israeliana è stata stupefacente: costante calo della disoccupazione, crescita del prodotto interno lordo e un sistema di eco-innovazione in molti settori, medicina, agraria, rifiuti, spazio, cyber e molto altro ancora. Israele è un paese che fa intravedere un futuro positivo ai nostri giovani e questo non deve essere considerato come scontato”.