Funziona così il piano russo di destabilizzazione dell'Europa
E’ la “strategia del cavallo di Troia”, dice un’esperta. La risposta (debole) dell’Ue e le ripercussioni sull’Italia
Bruxelles. George Soros, finanziere e filantropo, ha più volte raccontato di aver dato un piccolo contributo alla caduta della Cortina di ferro finanziando l’acquisto di fotocopiatrici e fax in Ungheria: un modo semplice ed efficace, con la tecnologia degli anni Ottanta del secolo scorso, di dare una mano ai dissidenti a diffondere le idee della liberal-democrazia occidentale. Più di 30 anni e una rivoluzione tecnologica dopo, il presidente russo, Vladimir Putin, potrebbe aver lanciato la più efficace operazione sovversiva contro il campo occidentale dalla fine della Guerra Fredda con l’obiettivo di destabilizzare l’ordine liberale incarnato dall’Europa che è stata riunita anche dalle fotocopiatrici di Soros.
Mentre Barack Obama, in visita in Europa, invita il suo successore Donald Trump a contrastare la Russia “quando devia dai nostri valori e dalle norme internazionali”, la consapevolezza di un piano di destabilizzazione russa è sempre più presente. Hacking contro le istituzioni pubbliche e private di alcuni stati membri, pressioni economiche, campagne di disinformazione attraverso media russi e organi di stampa simpatizzanti occidentali, utilizzo di troll sui social media, sostegno politico ma anche finanziario a movimenti e partiti populisti anti-europei: le prove e gli indizi di una grande operazione sovversiva, più o meno clandestina, per influenzare gli esiti elettorali nel Regno Unito, in Austria, in Italia, in Francia, in Germania e altrove si stanno moltiplicando. Perfino i leader che simpatizzano con Putin, come il premier italiano Matteo Renzi o il bulgaro Boyko Borisov, sono presi di mira. Putin proietta la sua influenza in Europa sotto varie forme, ma la strategia è quella del “cavallo di Troia”, dice un rapporto di Alina Polyakova per il think tank Atlantic Council: “La costruzione di una rete di leader politici, partiti e organizzazioni della società civili che legittimino l’obiettivo della Russia di destabilizzare l’unità europea e minare i valori europei”. “Siamo consapevoli della minaccia, ma la competenza principale quando si tratta di elezioni nazionali è degli stati membri”, dice al Foglio un diplomatico comunitario. Il Servizio di azione esterna di Federica Mogherini ha creato un gruppo – East Stratcom Task Force – per rispondere alla propaganda russa con informazioni basate sui fatti. Con poche risorse i risultati della contropropaganda europea sono scarsi: l’account twitter dell’East Stratcom Task Force ha appena 10 mila followers.
Nel frattempo, gli amici di Putin macinano vittorie nelle urne: Geert Wilders nel referendum sull’accordo di associazione con l’Ucraina in Olanda, Nigel Farage nel voto sulla Brexit nel Regno Unito, Roumen Radev diventato presidente in Bulgaria o Igor Dodon eletto alla presidenza in Moldova. Ma gli appuntamenti elettorali dei prossimi dodici mesi rischiano di essere molto più destabilizzanti. Il 4 dicembre, oltre al referendum in Italia, si rivota per il secondo turno delle presidenziali in Austria, dove il candidato dell’estrema destra filoPutin, Norbert Hofer, è favorito. A marzo, il leader antieuropeo Geert Wilders potrebbe arrivare in testa alle politiche in Olanda. Il premier francese, Manuel Valls, ieri ha ammesso che la vittoria di Marine Le Pen e del Front national – che nel 2014 hanno ricevuto 9 milioni di prestito dalla First Czech Russian Bank per poi chiedere altri 27 milioni – alle presidenziali è “possibile”. La scorsa settimana la cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha detto pubblicamente che “gli attacchi che sono di origine russa” e “le notizie che seminano false informazioni” potrebbero “giocare un ruolo durante la campagna elettorale” in Germania. Il meccanismo lo ha spiegato a Reuters il capo dell’agenzia di intelligence tedesca BfV, Hans-Georg Maassen. La tv RT e l’agenzia Sputnik diffondono una falsa notizia che diventa falsa verità per una parte dell’opinione pubblica. Quest’anno la macchina della propaganda russa ha alimentato il caso di una ragazza russo-tedesca rapita e stuprata da migranti a Berlino per infiammare di nuovo le polemiche della notte di capodanno a Colonia, che hanno rilanciato le sorti del partito antieuropeo e pro russo Alternativa per la Germania. Tutto falso. Ma “potrebbe accadere di nuovo il prossimo anno e siamo allarmati”, ha detto Maassen: “Abbiamo l’impressione che sia parte di una minaccia ibrida che cerca di influenzare l’opinione pubblica e il processo decisionale”. A inizio novembre, il capo del MI5 britannico, Andrew Parker, ha spiegato al Guardian che la Russia è “al lavoro in Europa e nel Regno Unito” e “sta usando tutti i suoi organi e poteri statali per promuovere la sua politica estera in modo sempre più aggressivo, usando propaganda, spionaggio, sovversione e cyber-attacchi”. “L’Italia è un caso molto interessante”, spiega al Foglio Polyakova.
L’obiettivo di RT e Sputnik non è tanto influenzare l’opinione pubblica, quanto “lo spazio mediatico” e l’operazione è “molto più efficace” per il “contesto storico” dell’Italia che ha fatto da “ponte” con la Russia. Il terreno è fertile: con RT e Sputnik che diventano fonte primaria di analisi per gran parte dei media, “è molto più efficace avere un’influenza”. Poco importa se, a due mesi da un referendum decisivo per l’Italia e l’Ue, Renzi sia riuscito a impedire nuove sanzioni contro la Russia sulla Siria, bloccando Merkel e Hollande. La gratitudine non è usanza al Cremlino. Ogni occasione è buona per realizzare l’obiettivo: “Vedere la Nato indebolita o completamente smantellata” e “un’Europa separata di nuovo con un ritorno agli stati nazionali” e “mano libera sui paesi che erano parte del blocco dell’est”, dice Polyakova. “I leader europei sono riluttanti ad ammettere che le più antiche democrazie del mondo possano cadere preda dell’influenza straniera”. Ma farebbero meglio a riconoscere “le vulnerabilità dei loro paesi all’influenza russa prima che sia troppo tardi”.
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