In Venezuela la proposta di accordo di Maduro non convince l'opposizione
Parla l’ex ambasciatore Alcalay. “Abbiamo chiesto la mediazione del Vaticano ma il governo ci prende in giro”
“Per fare un accordo bisogna essere in due. Ma qua il governo sta prendendo in giro l’opposizione e l’opposizione si sta facendo prendere in giro”. Milos Alcalay, diplomatico di carriera è stato ambasciatore per diversi paesi e sotto la presidenza di Chávez ha ricoperto l’incarico di rappresentante del Venezuela all’Onu fino al marzo del 2004, quando diede le dimissioni. Oggi Alcalay è Commissario agli Affari internazionali del Comune di Caracas, incarico che ha ricevuto dal sindaco della città, Antonio Ledezma, arbitrariamente detenuto da più di un anno e mezzo con l'accusa di cospirazione. In Italia ha preso parte a un convegno sul Venezuela alla Link Campus University, con la partecipazione anche di Vanessa Ledezma, la figlia del sindaco incarcerato. Ma nel commentare con il Foglio il primo accordo in cinque punti tra governo e opposizione venezuelana, annunciato sabato 12 novembre, Alcalay spiega di non parlare “né da diplomatico, né da rappresentante ufficiale dell’opposizione”, nel dire che “questi accordi non sono niente di serio. Ci sono errori di forma e di fondo. Il presidente Maduro che viene e si siede al posto del mediatore e non a quello del governo. L’opposizione ha chiesto la mediazione della diplomazia vaticana, e poi si ritrova con l’ex-presidente di Panama, Martín Torrijos, l’ex-presidente dominicano, Leonel Fernández, l’ex-primo ministro spagnolo, José Luis Rodríguez Zapatero, e col segretrario dell’Unasur ed ex-presidente colombiano, Ernesto Samper. Cioè, sono stati riproposti gli stessi protagonisti dialogo che era fallito in precedenza”.
Milos Alcalay (foto Twitter)
In linea di principio, Alcalay sarebbe a favore del dialogo. “Ma il governo vuole un dialogo alla Gattopardo per guadagnare tempo, affinché tutto continui. La diplomazia vaticana è la migliore, ma purtroppo non fa miracoli, malgrado dipenda dalla Santa Sede. E ci vorrebbe proprio un miracolo per far capire al governo che dopo 18 anni il suo ciclo è finito. Senza voler sembrare ingrato, mi sembra che anche il Vaticano si stia facendo prendere in giro. Chiediamo l’intervento della Santa Sede, e ci ritroviamo Samper! Maduro si è recato dal Papa per udienza che avrebbe dovuto essere riservata e subito il governo ha pubblicato le foto di Francesco che benediva il presidente”.
Guardiamo però i cinque punti. O sono sei? L’opposizione assicura che il governo si è anche impegnato a liberare le “persone detenute”. Ma i rappresentanti del governo hanno letto un testo e se ne sono andati, lasciando l’opposizione a rileggere un testo un po’ differente… “Vediamo appunto la terminologia. Non prigionieri politici, ma detenuti. Detenuto può essere anche un narcotrafficante!”. C’è innanzitutto un accordo in campo economico. Con un’inflazione stimata tra il 450 e il 750 per cento l’anno e un pil che crolla a ritmi del 10-11 per cento l’anno, si parla di garantire la somministrazione di alimenti e medicine promuovendone produzione e importazione. Ma si parla anche di una lotta al “sabotaggio” che echeggia la propaganda governativa. “E invece è il governo che non permette che arrivino le medicine e gli alimenti di chi ci vuole aiutare”.
Il punto due è politico. Trovare soluzioni al blocco istituzionale cui è sottoposta l’Assemblea nazionale. “Che dipende dal governo: 32 leggi e 5 atti legislativi votati dall’Assemblea nazionale e cassati dal Tribunal Supremo de Justicia. La maggioranza qualificata dell’opposizione è stata vanificata annullando l’elezione dei tre deputati di Amazonas per supposti brogli che il governo non è mai riuscito a dimostrare. Invece di insediarli, si parla di nuove elezioni che ovviamente il governo farà di tutto per vincere a colpi di brogli e minacce.
Punto terzo, c’è accordo tra governo e opposizione per la rivendicazione di un’area che il Venezuela reclama alla Guayana da un secolo e mezzo. “L’opposizione chiede che siano applicati gli accordi internazionali, facendo riferimento innanzitutto alla Carta democratica del Mercosur e alla convenzione interamericana dei diritti umani. E questi tirano fuori una disputa territoriale che va avanti da 150 anni! E si riunisce un tavolo urgente per risolvere un tema che non è stato risolto in un secolo e mezzo? Poco serio da parte del governo, e devo dire anche poco serio da parte dell’opposizione accettare.
Punto quattro, c’è una Dichiarazione Congiunta per “Vivere in pace”. Punto cinque, parteciperanno alla tavola di dialogo governatori e rappresentanti di differenti segmenti sociali per dare continuità al processo. “La nuova convocazione è prevista per il 6 dicembre, perdendo quasi un mese. Slitta il referendum revocatorio, continuano a essere rinviate le elezioni regionali. Insomma, fanno capire che non hanno alcuna voglia di lasciare il potere”.
C’è chi sospetta che il Papa voglia salvare Maduro. “Non credo. Ma i tempi del Vaticano sono distinti da quelli del Venezuela. Probabilmente, la cosa che lo preoccupa di più è un’insurrezione sanguinosa, e allora lavora per lo status quo. Ma peggio ancora del Vaticano sono stati i nostri negoziatori. Lo dico con esperienza da diplomatico: quando Arafat si è seduto con Peres e Rabin non è che lo hanno fatto in modo improvvisato. Ci hanno messo la faccia dopo una lunga attività di esperti negoziatori”. I famosi sherpa. “Che qui sono mancati del tutto”.