Trump ha scelto Mattis alla Difesa, ma potrebbe essere uno troppo schietto per lui
Chi è "Cane pazzo", l'ex generale dei marine voluto dal presidente eletto nella sua nuova Amministrazione
Il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, ha scelto il generale dei marine in congedo, James Mattis, per il ruolo di segretario alla Difesa della sua amministrazione. Ripubblichiamo di seguito un articolo di Daniele Raineri dello scorso 21 novembre, che traccia un breve ritratto di James “Cane pazzo” Mattis.
Roma. Domenica il presidente eletto Donald Trump ha scritto su Twitter di essere rimasto impressionato dall’incontro con l’ex generale James “Cane pazzo” Mattis, 66 anni, candidato a diventare il prossimo segretario alla Difesa nella sua Amministrazione. Mattis è accompagnato dalla fama di leader militare durissimo e intelligente, è stato comandante delle forze americane prima in Iraq e poi in Afghanistan tra il 2010 e il 2013 e gli aneddoti su di lui si sprecano, così come le citazioni dei discorsi che faceva ai marines.
Sono perlopiù raccomandazioni pronunciate attorno al 2006 quando Mattis era un generale nella difficile provincia dell’Anbar, in Iraq, dove era richiesto un mix di abilità civili e militari, mano che può essere ferro e può essere piuma, capacità di persuasione soft e di brutalità implacabile. “Siate educati, siate professionali, ma abbiate sempre pronto un piano per uccidere chiunque incontriate”, diceva ai marines cui ogni giorno toccava trattare con clan arabi che soltanto da poco tempo avevano abbandonato lo Stato islamico – e forse non del tutto. “Sono venuto in pace, non ho portato l’artiglieria, ma ve lo dico con le lacrime agli occhi: se provate a fottermi, vi ucciderò tutti”, era un’altra sua frase da negoziato con le tribù, come anche la simile: “Vi sto pregando, non mettetevi contro di noi, perché se ci provate i sopravvissuti scriveranno di quello che faremo qui per i prossimi diecimila anni”. Scontato quindi che il decisionista Mattis goda di un certo appeal presso Trump.
Tuttavia, uno storico contemporaneo delle guerre americane come Tom Ricks, a cui si devono le massime di Mattis ascoltate sul campo durante la guerra in Iraq, ha scritto ieri un commento articolato su Foreign Policy per spiegare che il generale ha un’aura fortissima di invincibilità (“alla Chuck Norris”, scrive lui), ma che nella sostanza ci sono grandi differenze con Trump. Mattis è contro l’isolazionismo, che invece è l’orientamento prediletto da Trump in politica estera – almeno per ora – ed è un grande fan di quello che chiama “l’engagement permanente dell’America nel mondo”, ovvero la convinzione che partecipando agli affari esteri e non isolandosi l’America sarà infine più sicura. Mattis diffida della Russia, che, secondo lui, “vuole disfare la Nato”.
L’ex comandante è anche un conservatore in campo fiscale, il che potrebbe farne uno scettico a proposito dell’idea ventilata da Trump di aumentare del venti per cento le spese militari e ridurre le tasse allo stesso tempo. Ricks elenca un numero di differenze personali che potrebbero diventare altrettanti punti d’attrito tra il marine e Trump: “Per esempio il primo è un lettore avido” e prima di partire per l’Iraq nel 2004 spedì una lista di letture ai suoi ufficiali con la motivazione che “gli uomini combattono da cinquantamila anni su questo pianeta, ci troveremo di fronte a molte situazioni già risolte da Alessandro Magno e negli stessi luoghi”. Perché “sul campo di battaglia i sei pollici che contano di più sono quelli fra le vostre orecchie”. Mattis è il coautore assieme al generale David Petraeus (messo fuori gioco da uno scandalo personale) del manuale militare che dal 2005 spiega ai soldati la counterinsurgency, la dottrina militare che impone di proteggere e farsi amica la popolazione locale prima anche soltanto di pensare di potere battere la guerriglia.
Di un suo ufficiale che durante un interrogatorio aveva sparato con la sua pistola vicino all’orecchio di un prigioniero, scrisse: “Questo ufficiale ha perso il suo equilibrio morale oppure ha visto troppi film di Hollywood” (quell’ufficiale, Allen West, fu poi eletto al Congresso e in seguito diventò commentatore su Fox news). Soprattutto, Mattis dice quello che pensa in modo diretto e questo potrebbe metterlo in contrasto con un’Amministrazione in cui “la lealtà indiscussa al capo sembra valere più dei fatti”, scrive Ricks. Di certo, Allen gode di credito sufficiente fra i repubblicani anche ostili a Trump per ottenere la dispensa speciale che gli servirebbe – da generale in congedo – per diventare capo della Difesa. Il suo ruolo è già immaginato come quello di anti Michael Flynn, l’ex generale filo Putin prediletto da Trump e candidato a diventare consigliere per la Sicurezza nazionale.