In Francia va in scena il cannibalismo di sinistra
E' già iniziato l’assalto alla missione-riconciliazione di Valls
Milano. Manuel Valls è ormai l’ex primo ministro di Francia, nel prossimo mese il suo lavoro sarà fare il candidato “della riconciliazione” del Partito socialista, in vista delle primarie che si terranno il 22 e il 29 gennaio del prossimo anno e che definiranno lo sfidante di sinistra contro François Fillon dei Républicains e Marine Le Pen del Front national. “Farò vincere tutto ciò che ci unisce”, ha annunciato Valls candidandosi lunedì, e il giorno dopo ha riunito 150 deputati del Ps, “fedelissimi e convertiti”, come sono stati descritti dai media (i convertiti sono quelli che stavano con François Hollande, presidente francese, che ha deciso di non correre alle primarie: tra questi c’è il neo nominato capo della campagna di Valls, Didier Guillaume), ai quali è stato chiesto di “mobilitarsi” per rendere possibile, e vincente, la missione vallsiana. Riconciliare la sinistra è faccenda complicata – non soltanto in Francia, come sappiamo bene – e Valls non parte certo con un vantaggio, essendo stato per anni il cantore di una trasformazione identitaria che avrebbe portato, secondo lui, all’eliminazione della parola “socialista” dal nome del partito. I sondaggi che sono stati pubblicati in questi giorni mostrano che la frammentazione della sinistra, delle idee oltre che delle persone, sta portando a una cannibalizzazione fatale per il futuro della gauche: se Valls è dato in crescita nelle rilevazioni per le primarie (cosa che non è vista come un segnale rassicurante, visti gli errori recenti), nello scontro presidenziale la sua forza contro gli altri sfidanti si riduce grandemente.
Lo scenario a oggi ancora più plausibile è quello del candidato di sinistra fuori dal primo turno. L’ex premier si è candidato con l’obiettivo di invertire questa tendenza, ma la sua promessa di riconciliazione è già sotto attacco da più parti, un po’ perché Valls è odiatissimo dalla base del partito (più di quanto non lo sia l’impopolare Hollande) e un po’ perché Valls da anni sottolinea quanto le due anime della sinistra, una liberale e l’altra no, siano “inconciliabili”, destinate al divorzio. Arnaud Montebourg, che è il rappresentante alle primarie della sinistra radicale, non s’è fatto sfuggire l’occasione e ha subito ricacciato in gola a Valls le sue promesse di pace interna: proprio tu che da anni ci ripeti che non abbiamo nulla da dirci ora pretendi di siglare una tregua, e avvantaggiartene? Montebourg, che con il duo Valls-Hollande ha litigato parecchio ma che, secondo i beninformati, detesta il presidente ma rispetta l’ex premier, ha argomentazioni secche: Valls vuole instaurare il dialogo sociale? “Ha fatto la loi Travail”, la riforma del lavoro che ha portato in piazza migliaia di giovani e che ha spaccato il partito all’Assemblea nazionale. Valls parla di democrazia? “E’ l’uomo del 49.3”, quella procedura di cui non si aveva memoria e che l’ex premier ha più volte usato per imporre le riforme del governo al Parlamento.
Valls ci parla di unità? “Ha teorizzato le sinistre irriconciliabili”, e allora a chi dobbiamo credere, “al Valls che governa o al candidato”, chiede Montebourg con l’osso in bocca e la certezza che la pace non si farà. Il Monde parla di un “rassemblement a geometria variabile”, un eufemismo per dire che l’unione della sinistra implica numeri da circo temporanei: è difficile trovare una base comune su cui lavorare, le crepe sono dappertutto e, cosa più importante, non c’è un desiderio di unità. Molti parlamentari vicini a Montebourg ripetono che la sinistra non può proporre un candidato socialdemocratico, altrimenti non può che scomparire di fronte a Fillon e Le Pen. Ai duri di destra si risponde con i duri di sinistra, dice l’ala radicale, vanificando i tentativi di convergenza al centro di Valls e sancendo il destino cannibale delle sinistre europee.