Un'occasione soprattutto per l'Italia
L’asse tra Mosca e Washington si rafforza, ma che cosa ci guadagna l’Ue? Un girotondo di opinioni, tra vasi di terracotta e un “sottosopra” che conviene
Credo che ogni ragionamento debba partire da una constatazione molto importante: le azioni di Trump delle ultime settimane non sono casuali. Sarebbe molto superficiale – e forse anche fazioso – scambiare per mera inesperienza o semplice impulsività le posizioni poco “ortodosse” adottate dal presidente eletto da quando ha cominciato a preparare il terreno per il suo insediamento alla Casa Bianca. Pensiamo ad esempio alla nomina di Rex Tillerson quale nuovo segretario di stato: il ceo di Exxon Mobil non è solamente l’espressione delle lobby petrolifere, ma è anche un esperto conoscitore delle questioni internazionali che può fornire un utile “grimaldello” per riaprire la porta con la Russia. Il riavvicinamento a Putin risponde certamente a questioni di realpolitilk e può essere funzionale alla strategia di progressivo disimpegno annunciata da Trump, ma è anche dettata da motivazioni di buonsenso che vanno incontro agli interessi del settore imprenditoriale. E’ abbastanza chiaro dunque come anche l’Italia possa trarre vantaggio da questa nuova dinamica: starà all’abilità del premier Paolo Gentiloni e del ministro degli Esteri Angelino Alfano riuscire a inserirsi in questa nuova trama di relazioni che Trump pare intenzionato a tessere con la Russia.
Il nostro vantaggio competitivo rispetto ad altri partner è evidente, considerate le solide relazioni economiche che da tempo possiamo vantare con Mosca. Stesso discorso vale per un nuovo capitolo dei rapporti tra Stati Uniti e Cina: la telefonata fra The Donald e la presidente di Taiwan non è una gaffe diplomatica, bensì la dimostrazione di un businessman con un innato senso per gli affari e per il negoziato. Trump cercherà di usare “bastone e carota” con Pechino, concedendo mano libera nel Pacifico in cambio di una maggiore aggressività commerciale. Anche su questo versante le possibilità per un ruolo italiano di rilievo non sono da sottovalutare: la presidenza del G7, forum in cui la relazione con Pechino è divenuto un argomento abituale di discussione, ci offre una occasione opportuna per inserirci nel dibattito. Ce la possiamo fare, a patto di comprendere in fretta gli schemi mentali di Trump, tipici di un uomo d’affari intenzionato a contrattare su più fronti in maniera a volte ondivaga ma con un chiaro obiettivo finale, l’interesse nazionale.
Giovanni Castellaneta è l'ex ambasciatore italiano negli Stati Uniti