La proposta segreta slovacca che preoccupa Roma
Un documento di cui il Foglio è entrato in possesso parla di un sistema di allocazione dei migranti su base volontaria
Bruxelles. Al Vertice europeo di giovedì, Paolo Gentiloni è uscito sconfitto da un confronto con la cancelliera tedesca, Angela Merkel, che a prima vista ha del paradossale. Pur denunciando la “lentezza” della risposta dell’Unione europea alla crisi dei migranti, il presidente del Consiglio italiano ha dato battaglia per evitare che le conclusioni fissassero una scadenza per trovare un consenso sulla riforma di Dublino, che dovrebbe sancire definitivamente il principio della solidarietà. Fatica inutile. Merkel, che aveva inizialmente spinto per un accordo in tre mesi, è riuscita a comunque imporre nel testo finale l’obiettivo del giugno 2017. La cancelliera vuole liberarsi della controversia sui migranti prima delle elezioni dell’autunno. Il timore dell’Italia è che, pur di arrivare a un compromesso, Merkel possa “abbassare l’asticella” di un eventuale accordo – spiega al Foglio una fonte diplomatica – cedendo alle pressioni dei paesi dell’est che rifiutano la ricollocazione obbligatoria dei rifugiati.
Diplomatici tedeschi assicurano che Merkel non si piegherà a Viktor Orbán e soci: “Se l’est non accetterà rifugiati, non riapriremo le frontiere di Schengen”. Ma a giustificare le preoccupazioni italiane è un documento redatto dalla Slovacchia, che ha la presidenza uscente dell’Ue, e che servirà da base a Malta, prossimo presidente di turno, per condurre i negoziati. Uno dei pochi elementi di convergenza tra i 28 è che “l’attuale sistema di Dublino non è pronto a far fronte alle sostanziali pressioni migratorie”. Serve una riforma che introduca una “ampia serie di misure di solidarietà”, dice il documento di cui il Foglio è entrato in possesso. Il problema è che i 28 sono divisi su come debba concretizzarsi la solidarietà. Tutti sono pronti a mobilitare risorse attraverso le agenzie europee come Easo (asilo), Guardia-frontiere Ue e Europol.
Il bilancio comunitario può essere usato per l’assistenza finanziaria ai paesi in prima linea. Il documento prevede anche di creare “una struttura centralizzata di gestione delle crisi a livello Ue”, che “dovrebbe essere responsabile del coordinamento e dell’attuazione delle attività sul terreno”. Ma quando si viene al dunque, cioè cosa fare con i migranti, il consenso non c’è più. Il documento evoca solo la possibilità di “attivare un meccanismo complementare per l’allocazione della responsabilità di esaminare richieste di asilo e di distribuzione dei migranti”. Ma la complementarietà significa volontarietà. Con una serie di domande, la presidenza slovacca indica le piste da seguire per arrivare a un consenso e le risposte rischiano di non piacere all’Italia. “Quali criteri qualitativi o quantitativi dovrebbero essere usati per valutare se una situazione richiede una risposta collettiva?”. Merkel giovedì ha sottolineato che la situazione italiana è diversa da quella greca perché la maggior parte dei migranti che arriva “non ha diritto all’asilo e ai ricollocamenti nell’Ue”. Il documento chiede “quale ruolo dovrebbero giocare le diverse istituzioni europee” nell’applicare le regole concordate? I paesi dell’est vogliono togliere la responsabilità alla Commissione e affidare la gestione delle crisi migratorie ai governi, possibilmente all’unanimità.
“Dobbiamo considerare la relocation per persone che difficilmente riceveranno protezione internazionale?”. L’idea è permettere ai paesi che non vogliono rifugiati di prendersi migranti illegali da espellere rapidamente, perché Italia e Grecia non sono in grado. Ultima domanda: “Quali misure addizionali dovrebbero essere necessarie per prevenire e ridurre movimenti secondari (come la detenzione)?”. Se la risposta sarà “sì”, allora la nuova Dublino sarà ancora più dura della vecchia Dublino, costringendo Italia e Grecia a diventare grandi campi di detenzione di migranti e rifugiati per evitare che oltrepassino le frontiere aperte della sacra Schengen.