Da Berlino arrivano le prime accuse: "Cosa si è fatto per la sicurezza dal Bataclan a oggi?"
I media si chiedono se dopo gli attacchi nelle altre capitali europee si potesse fare di più per garantire l'incolumità dei cittadini
Le forze di sicurezza tedesche continuano a non dire ufficialmente che quel che è accaduto ieri sera a Berlino sia un attentato, anche se lo fanno intendere e forse lo confermeranno oggi a mezzogiorno nella conferenza stampa che è stata convocata per quell’ora. Ma è certo che l’incubo che si teme da sempre si sia concretizzato. Dodici persone sono morte ieri, 48 sono state ferite, alcune in modo molto grave, a Breitscheidplatz a due passi dalla strada della shopping Kurfürstendamm, a due passi da uno dei simboli delle rovine lasciate dalla Seconda guerra mondiale, la Gedächtniskirche, e a due passi dallo Zoo di Berlino. Lì si trova uno dei mercatini di Natale più vistati e lì, ieri sera, ci si era dati appuntamento per bere un vin brulè, per fare due chiacchiere con gli amici, quando è arrivato a folle corsa quel camion avventandosi sulle persone.
I media sin da subito hanno parlato di una drammatica similitudine con i fatti di Nizza dello scorso 14 luglio, quando un camion si era lanciato sulla gente che festeggiava lungo la Promenade des Anglais. A iniziare dalla Tagesschau, il telegiornale dei canali pubblici, anche se poi i commentatori sottolineavano che si trattava “probabilmente” di un attentato, ma non si poteva escludere un tragico incidente.
Il sito della Süddeutsche Zeitung titolava stamattina: “La polizia ritiene si sia trattato di un attentato”. Il Tagesspiegel, quotidiano di Berlino, sul sito scriveva: “Attacco al cuore della città”. Notizie un po’ più circostanziate su quel che era avvenuto iniziano a trapelare un’ora dopo. Si apprende che nel camion è stato ritrovato il corpo di un uomo, un polacco, mentre l’altro uomo nel camion aveva tentato la fuga. Poco dopo era stato però catturato: si tratterebbe, stando ad alcune indiscrezioni, di un pachistano arrivato in Germania il 31 dicembre 2015, via Passau, che avrebbe usato diverse identità e si sia stabilito nel centro di accoglienza profughi Berlin Tempelhof dove la polizia ha già effettuato una perquisizione. Pare inoltre che fosse già noto alle forze di sicurezza tedesche. Riguardo al camion, sarebbe di proprietà di un’azienda di autotrasporti polacca la quale, raggiunta dagli inquirenti, avrebbe detto di aver perso il contatto con il suo camionista nel primo pomeriggio di ieri.
Angela Merkel ha espresso subito profondo cordoglio per i morti e i loro familiari, così ha fatto anche il capo di Stato, Joachim Gauck, mentre un tesissimo Thomas de Maizière a mezzanotte ha dichiarato che l’attentato è l’ipotesi più probabile, ma che è necessario aspettare i risultati delle indagini per averne la certezza.
Tra i primi a rilasciare una dichiarazione al canale pubblico ARD è stato Andreas Geisel, senatore degli Interni della città di Berlino, secondo il quale “una cittadinanza terrorizzata non servirebbe a nessuno”. E come già esortato dopo i fatti di Nizza, il Bataclan, l'aeroporto di Bruxelles, anche Geisel ha voluto ribadire che “non bisogna darla vinta a chi vuole farci cambiare il nostro stile di vita”. Il sindaco di Berlino, il socialdemocratico Michael Müller, ha parlato di “una situazione drammatica che però è sotto controllo”.
Nel corso della mattina i ministri dell’Interno regionali si collegheranno in videoconferenza per decidere quali eventuali ulteriori misure di sicurezza da prendere per scongiurare altri attentati simili. Come ha dichiarato Stanislaw Tillich, governatore della Sassonia, uno dei Länder dove l’estrema destra e Alternative für Deutschland (AfD) trovano da sempre un terreno fertile, “verrà fatto tutto il possibile per garantire la maggior sicurezza possibile”. Cosa precisamente non è chiaro. Sempre su Tagesspiegel ci si chiede: “Cosa ne è stata dell’unità anti terrorismo promessa subito dopo gli attentati di Parigi?”. Il capo della polizia della capitale aveva annunciato di voler istituire una unità speciale di 70 uomini. Ma non si è visto nulla, anche se dagli attentati di Parigi vi siano stati a Berlino 60 segnalazioni di situazioni sospette e 20 interventi da parte degli artificieri per oggetti sospetti. Si è trattato sempre di falsi allarme, ciononostante “sono 650 i salafiti a Berlino noti alle forze di sicurezza, di questi 340 con un orientamento violento. Si sarebbe già parlato di sorvegliarli più attentamente. Ma per una sorveglianza 24 ore su 24 mancano i soldi”.