Ecco i trait d'union tra il commando jihadista di Parigi e quello di Bruxelles
I giudici francesi emettono due mandati di arresto e provano a ricomporre il puzzle che lega gli attentati in Francia a quelli in Belgio
Sono arrivati in Europa mimetizzandosi nel flusso di migranti come il terrorista di Berlino, Anis Amri, il jihadista dell’attentato mancato sul treno Thalys Parigi-Amsterdam, Ayoub El Khazzani, e molti altri combattenti islamici rientrati dalle terre del Califfato per fare strage di infedeli in Europa. I giudici francesi hanno emesso due nuovi mandati di cattura nel quadro dell’inchiesta sugli attentati del 13 novembre a Parigi, che hanno provocato 130 morti. Si tratta di Osama Krayem, 28 anni, nato in Svezia da genitori rifugiati siriani, che secondo i nuovi sviluppi dell’inchiesta sarebbe il collante tra i gruppi jihadisti che hanno colpito Parigi a fine 2015 e Bruxelles lo scorso 22 marzo (32 morti), e di Ahmad Alkhald, la cui identità resta incerta, nonostante gli inquirenti siano sicuri che sia entrato in Europa lo stesso giorno di Krayem, e sia stato registrato all’isola di Leros, in Grecia. Entrambi, secondo quanto riportato oggi dall’agenzia di stampa francese Afp, possedevano dei falsi passaporti siriani e sarebbero stati caricati in macchina da Salah Abdeslam, il terrorista marocchino naturalizzato belga attualmente rinchiuso al carcere di Fleury-Mérogis, nella notte tra il 2 e il 3 ottobre 2015, a Ulma, in Germania (nella regione Baden-Württemberg). Assieme a loro, c’era anche un terzo uomo, Sofiane Ayari, arrestato il 18 marzo scorso assieme a Abdeslam.
Siamo dinanzi a una nuova e importante svolta nelle intricate indagini sugli attacchi terroristici di Parigi, svolta che fa lievitare il numero di jihadisti implicati da dieci a dodici (nove sono morti durante gli attacchi e nei giorni successivi, Abdeslam è tuttora in vita). Krayem è attualmente detenuto in Belgio, Alkhald, secondo fonti vicine al dossier citate dall’Afp, sarebbe in fuga e potrebbe aver abbandonato nuovamente l’Europa. L’elemento che merita maggiore attenzione è sicuramente il ruolo di trait d’union tra i commando che hanno colpito la Francia e il Belgio ricoperto da Osama Krayem. Arrestato l’8 aprile di quest’anno nello stesso giorno di Mohamed Abrini, il terzo attentatore dell’aeroporto di Bruxelles, Krayem è sospettato di aver acquistato gli zaini esplosivi utilizzati nella sala partenze dell’aeroporto e nella stazione metro di Maelbeek, ed è stato ripreso dalle telecamere di videosorveglianza in compagnia del kamikaze della metropolitana, Khalid el Bakraoui, pochi minuti prima dell’attentato. A questo va aggiunto che il suo Dna, stando a quanto scritto dai giudici istruttori nel mandato di cattura, è stato ritrovato in diversi nascondigli del commando di Parigi, e soprattutto in quello della rue Bergé, nel comune di Schaerbeek, adibito ad atelier per la fabbricazione degli esplosivi e in seguito da rifugio per Salah Abdeslam fino al suo arresto avvenuto il 18 marzo.
Agli inquirenti belgi, ad aprile, ha descritto il suo percorso di ritorno dalla Siria. Dopo Ulma, secondo le sue dichiarazioni, si sarebbe nascosto nei vari nascondigli utilizzati dalle cellule di Parigi e Bruxelles a Charleroi, Auvelais, Schaerbeek, Jette e Forest. Inoltre, avrebbe confessato di aver incrociato Salah Abdeslam, Mohamed Abrini e Khalid El Bakraoui facendo un ulteriore legame tra le cellule che hanno colpito Parigi e Bruxelles. Per quanto riguarda l’altro terrorista oggetto del mandato di cattura, invece, si sa che era partito per la Siria, che è stato registrato sotto il falso nome di Naïm al Ahmed sull’isola di Leros, in Grecia, il 20 settembre 2015, e che tracce del suo Dna sono state ritrovate sul gilet esplosivo azionato da Brahim Abdeslam al Comptoir Voltaire e sulla cintura esplosiva abbandonata da Salah Abdeslam a Montrouge, nella notte tra il 13 e il 14 novembre. Il 3 ottobre, due settimane dopo la sua registrazione nell’hotspot greco, altre quattro persone sono state registrate a Leros munite di falsi passaporti siriani: due di esse si sono fatte esplodere allo Stade de France, altre due, ugualmente incaricate di commettere un attentato, sono state arrestate in un centro per rifugiati di Salisburgo, in Austria, il 10 dicembre 2015.