La trappola dei servizi
L’intelligence stava aspettando l’attentatore all’arrivo in Italia con l’aiuto di specialisti tunisini
Roma. Secondo una ricostruzione fatta da una fonte del Foglio che non desidera essere identificata, un gruppo misto di servizi segreti di cui facevano parte specialisti italiani e tunisini aspettava l’arrivo dell’attentatore di Berlino, il tunisino Anis Amri, nell’area di Bergamo, a circa quaranta minuti d’auto dalla stazione di Sesto San Giovanni dove il ricercato è stato ucciso venerdì notte. Nei paraggi di Bergamo Amri poteva contare su una rete di amici tunisini che come lui erano ragazzi durante l’ondata di sbarchi a Lampedusa nel 2011. Molti di questi sono originari della zona di Ariana, a Tunisi, non sono islamisti radicalizzati e appartegono piuttosto alla piccola criminalità di sussistenza, gente che ha dormito sui treni o all’aperto come anche lui aveva fatto anni fa. A ormai tre giorni di distanza dall’attentato di Berlino l’intelligence sorvegliava quella zona perché puntava su un “ritorno a casa” di Amri, ovvero una tappa nella realtà che gli era più famigliare dopo la Germania.
L’intelligence è stata messa sull’avviso anche dall’intercettazione di una comunicazione del tunisino, “che si pensava furbo”, dice la fonte al Foglio. Amri però è morto prima di arrivare alla destinazione provvisoria, ucciso da una coppia di poliziotti che gli ha chiesto i documenti a Sesto San Giovanni. La polizia ha identificato l’uomo ucciso in poco tempo, e questo avvalora la tesi che l’attentatore in fuga dalla Germania via Francia – per non prendere il tragitto più breve e fare una mossa troppo ovvia – sia finito in una zona dove era molto atteso. Anis Amri non salta fuori a sorpresa da una moltitudine anonima e impenetrabile di stranieri. E’ piuttosto uno scampato al duello avvenuto nel 2016 tra i servizi di sicurezza tedeschi e un predicatore iracheno arrivato in Germania nel 2001, il trentaduenne Abu Walaa al Iraqi (il nome che si era dato), che negli ultimi anni s’era preso il ruolo di preparare il terreno per le operazioni dello Stato islamico in territorio tedesco.
Abu Walaa, secondo la rete tv americana Cnn, godeva di una certa trazione a Raqqa, capitale siriana dello Stato islamico, perché uno dei suoi adepti fa parte dell’Amni, la divisione del gruppo estremista che si occupa anche degli attentati all’estero ed era in contatto con Abu Muhammad al Adnani, una delle figure in assoluto più importanti – seconda soltanto al leader Abu Bakr al Baghdadi –, ucciso da un drone americano il 30 agosto. Il predicatore iracheno aveva goduto fino a qualche mese fa di una relativa impunità – per esempio a gennaio ha messo su internet senza conseguenze una sua video lezione di dottrina islamica che aveva per sottofondo la canzone religiosa tradizionale “Dio non si dimenticherà di te” registrata dallo Stato islamico e usata nella propaganda da due anni. Poi era finito sotto sorveglianza, e con lui i suoi adepti. Secondo il Wall Street Journal, Amri è stato tenuto in osservazione dall’intelligence tedesca da marzo a settembre. A novembre gli investigatori tedeschi avevano comparato i loro appunti su di lui durante una riunione, ma non c’era stato un seguito – per colpa dei troppi individui a rischio da pedinare. A luglio 400 poliziotti tedeschi hanno fatto irruzione nella moschea di Abu Walaa, per sequestrare documenti e computer. A inizio novembre è stato arrestato e con lui alcuni stretti collaboratori, incluso l’addestratore di Amri. Ma il tunisino era riuscito a defilarsi, e poi a colpire e fuggire – fino al ritorno in Italia.
L'editoriale dell'elefantino