Dopo il No ai bagni trans la North Carolina non è più considerata una democrazia
Secondo l’Electoral Integrity Project, sistema elettorale, distacco tra governo e popolo e nuovi diritti mettono lo stato americano al livello di Sierra Leone e Iran. Che cosa ci dice dell'occidente questo ranking surreale
La democrazia non è mai stata percepita in crisi come oggi, eppure non ne abbiamo mai goduto così tanto. Il 40 per cento della popolazione mondiale, secondo l’Economist, celebra elezioni plurali e trasparenti. Mai a questi livelli, prima d’ora.
Qualcosa, però, starebbe cambiando nella terra dei liberi. Secondo Andrew Reynolds, professore londinese all’Università della North Carolina specializzato in sistemi elettorali e diritti delle minoranze, lo stato che lo ospita ed altri che fanno parte degli Stati Uniti avrebbero perso lo status di “democrazie”. La riflessione di Reynolds emerge dopo che lo studio cui ha contribuito sulla Percezione dell’Integrità Elettorale, realizzato dall’Electoral Integrity Project, ha classificato la North Carolina trentanovesima tra gli stati americani. Il suo risultato per quanto riguarda l’integrità delle elezioni in generale è di 58/100 punti, in linea con quelli di Cuba, Indonesia e Sierra Leone. Ancora più basso (7/100), il punteggio per quanto riguarda i confini dei distretti elettorali, con la North Carolina in fondo alla lista. Si risale, vicino però a Iran e Venezuela, quando si parla di framework legale e registrazione degli elettori.
I ranking, si sa, vanno sempre presi con le pinze tuttavia sorprende trovare uno stato americano in fondo alle classifiche di democraticità.
via: PEI-US 2016
Reynolds spiega che, secondo lui, questo è avvenuto principalmente per tre fattori. In primo luogo il sistema elettorale per cui “un partito vince con il 50 per cento dei voti ma ha il 100 per cento del potere”. I delegati all’Assemblea Generale, il parlamento locale, sono scelti dai partiti e nel 45 per cento dei casi non si sono presentati candidati contro i membri uscenti. La maggioranza repubblicana ha potere assoluto con 34 Senatori su 50 e 74 deputati su 120. Una delle storture del sistema elettorale denunciate da Reynolds è il Gerrymandering, che consiste nel ridisegnare i confini delle circoscrizioni a proprio vantaggio. Secondo molti studiosi, in North Carolina i distretti distribuiti in base alla popolazione e non seguendo criteri geografici vanno a danneggiare le minoranze nere e latine che vivono nei sobborghi delle città. Qui si collega la seconda incrinatura della democrazia rilevata dall’accademico britannico: il Governo è “arbitrario e distaccato dal volere popolare”. I repubblicani hanno perso per un soffio (0,2 per cento) la corsa a Governatore. Il neoeletto Roy Cooper, democratico che si insedierà il primo Gennaio, avrà una brutta sorpresa: i parlamentari repubblicani gli hanno sottratto numerosi poteri esecutivi di cui aveva potuto godere il loro compagno di partito e precedente Governatore, Pat McCrory.
In ultimo, Reynolds denuncia come cartina di tornasole della mancanza di democrazia il celebre “House Bill 2”, la legge che impone alle 38.000 persone transgender nello stato di utilizzare negli edifici pubblici le toilette che corrispondono al sesso sui propri certificati di nascita. La legislazione sui bagni ha già provocato numerosi ricorsi, la furia del governo federale, un giravolta di Trump sul tema (prima contro, poi a favore della legge) e un notevole danno economico e d’immagine allo stato, con aziende ed artisti che hanno cancellato investimenti, conferenze e concerti.
Il caso della North Carolina è peculiare perché riapre oggi, in un paese occidentale, una riflessione antica sul concetto di democrazia, di rappresentatività, di diritti e di sovranità. Il potere si stiracchia tra dittatura della maggioranza e tirannia delle minoranze, tra tutela delle diversità e rispetto della volontà popolare. Tutti votano ma nessuno è contento.