Kim Jong-un dice di avere il missile nucleare che distruggerà l'America
Il discorso di Capodanno e l’avvertimento per Trump
Roma. Mentre la controversa presidente sudcoreana Park Geun-Hye, attualmente sospesa in attesa del giudizio sul suo impeachment, incontrava i giornalisti in un imbarazzante buffet per gli auguri, Kim Jong-un, il leader nordcoreano, saliva sullo scranno per il tradizionale discorso di Capodanno. La Park, in completo bianco davanti a una platea di reporter minacciosi e tetri, non si era mai avvicinata così tanto alla stampa sin dal suo coinvolgimento nello scandalo politico che riguarda la confidente Choi Soon-sil (attualmente in carcere, e lunedì è stata arrestata pure la figlia Chung Yoo-ra in Danimarca). Durante l’incontro non ha fatto che negare ogni responsabilità sui casi di corruzione attualmente sui tavoli dei giudici di Seul, ma la situazione è particolarmente confusa e lo stallo sudcoreano – che riguarda di conseguenza anche l’intelligence e la catena di comando della Difesa – sta dando nuova linfa vitale alle provocazioni nordcoreane. Per il discorso di Capodanno, Kim Jong-un ancora una volta ha scelto un completo scuro, a ricordare anche nell’outfit la figura del nonno Kim Il Sung. Ma diversamente dagli altri anni, Kim ha parlato di se stesso come di un leader fallibile, quasi umano: “Un altro anno è iniziato, il mio cuore si è appesantito pensando a come poter servire meglio e con più efficacia il nostro popolo – il migliore del mondo, che mi sostiene con fiducia e solidarietà. Ho trascorso un anno intero pieno di rimpianti e con la coscienza sporca, guardando a come le mie capacità non riescano a fare quello che vorrei per il mio popolo. Quest’anno vorrei sforzarmi di più e dedicare tutto me stesso alla gente”. Insomma, il giovane leader, dopo aver sfruttato l’impeachment di Park per dimostrare la “malvagità” della classe politica del Sud, si mostra ora come un presidente appesantito dai problemi e dai pensieri per il suo popolo – e il riferimento è forse alla devastante alluvione che ha colpito il nord est della Corea del nord ad agosto, i settantamila sfollati sono stati aiutati soltanto dalle ong presenti e dalla Croce rossa internazionale.
Emergenze umanitarie a parte, per la Corea del nord il 2016 è stato un anno di grandi dimostrazioni di forza: due test nucleari – uno rivendicato come un test di bomba all’idrogeno, l’altro come test di una Bomba miniaturizzata – e qualche decina di test missilistici, compreso il lancio di un satellite a febbraio (che usa la stessa tecnologia dei missili balistici intercontinentali). Ed ecco infatti l’annuncio più poderoso fatto da Kim Jong-un in questo discorso di Capodanno. Il leader ha detto: “Siamo nelle fasi finali del test di un missile balistico intercontinentale”, un’affermazione che ha preoccupato soprattutto il Pentagono. La Corea del nord è sotto sanzioni sin dal 2006, e il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha rafforzato le misure contro il suo programma missilistico nel settembre scorso, dopo l’ultimo test nucleare. Il presidente eletto Donald Trump ha richiesto lunedì un briefing con l’intelligence sulle capacità atomiche di Pyongyang, e secondo Reuters sarà la prova del fuoco anche per il prossimo Consigliere per la sicurezza nazionale, il generale Michael Flynn, accusato da più parti di avere poca dimestichezza con i problemi asiatici.
Se lo scorso anno i due test nucleari uno dopo l’altro, a così poca distanza di tempo, avevano preso alla sprovvista gli osservatori della Corea del nord, ancora oggi sono in pochi a credere che gli scienziati di Pyongyang siano in grado di “miniaturizzare” le testate – ovvero di renderle così piccole da poter essere armate su un missile che, a sua volta, possa arrivare a toccare suolo americano (dall’isola di Guam, a tremila chilometri, fino alla California, che si trova a novemila). E’ per questo che ora se ne sta parlando di più: molti esperti stanno facendo marcia indietro, e secondo Joshua Pollack, direttore del Non proliferation Review contattato lunedì da James Pearson, arriverà il momento in cui Pyongyang ci mostrerà di avere davvero quella tecnologia, se non altro per smentire chi ha sempre minimizzato la loro capacità. E la preoccupazione internazionale oggi è doppia: con la Corea del sud momentaneamente fuori uso e la Casa Bianca in fase di transizione, è difficile pensare che ci sia qualcuno in grado davvero di controllare la minaccia nordcoreana. Tanto più che il Thaad, il sistema radar antimissilistico americano che avrebbe dovuto essere dislocato entro il 2017 su suolo sudcoreano per la protezione dei tre alleati (Seul, Washington e Tokyo) rischia di saltare, perché la Cina accusa gli Stati Uniti di un controllo strategico in chiave anticinese – e nel frattempo sta strozzando le importazioni sudcoreane come rappresaglia. Il prossimo venti gennaio, con il vero inizio dell’Amministrazione Trump, la politica obamiana della “pazienza strategica” con la Corea del nord potrebbe chiudersi definitivamente.