Facile dare la colpa ai coloni d'Israele
Ma qui nessuno ascolta più cosa dicono Obama e Kerry, scrive il Times of Israel
"A mezz’ora dall’inizio della conferenza del segretario di stato americano John Kerry, Canale 2, la tv più popolare in Israele, ha cessato la diretta e ha dato spazio ad altri programmi. Le altre due principali emittenti televisive del paese, Canale 1 e Canale 10, lo avevano già fatto”. Si apre così l’editoriale di David Horovitz, direttore di Times of Israel. “Trascurando la radicalità dell’opposizione palestinese al fatto stesso che esista uno stato ebraico, il segretario e il suo presidente hanno perso da tempo gran parte del pubblico israeliano, anche molti di quegli israeliani che sono critici nei confronti degli insediamenti. Pochi israeliani resteranno conquistati dal discorso di commiato di Kerry, con la sua prevedibile fissazione sugli insediamenti. Il presidente e il suo segretario sottovalutano continuamente le cicatrici – fisiche e psicologiche – che l’opinione pubblica israeliana ha accumulato in decenni di guerre, terrorismi e demonizzazioni, mentre i palestinesi e coloro che li sostengono perseguivano la cancellazione di Israele. L’amministrazione Obama non ha mai veramente interiorizzato l’impatto di questi interminabili decenni passati a combattere il tentativo di distruggerci. Ed evidentemente Kerry non ha veramente interiorizzato che, nel crudele e sanguinario medio oriente di questi ultimi anni, per la maggior parte degli israeliani parlare dell’eventualità di cedere il controllo sulla adiacente Cisgiordania – con la sua recente storia di fabbriche di bombe suicide, con Hamas che aspetta solo di prenderne il controllo, con il nemico Iran imbaldanzito a est dall’accordo nucleare di Obama – è proprio questo: soltanto chiacchiere”.
Continua il direttore e fondatore del giornale israeliano: “Abbiamo lasciato il sud del Libano e Hezbollah ne ha preso il controllo. Abbiamo lasciato la striscia di Gaza e Hamas ne ha preso il controllo. Quando Kerry esprime la sua ‘totale fiducia’ che le esigenze di sicurezza di Israele in Cisgiordania possano essere soddisfatte con sofisticate difese di confine e roba del genere, semplicemente perde l’opinione pubblica di Israele. Kerry ha impiegato ben poca parte del suo discorso per parlare della violenza e del terrorismo palestinese contro Israele, e ne ha impiegato una gran parte per attaccare gli insediamenti. In definitiva, quella di Kerry è stata un’ammissione di fallimento: ha implicitamente riconosciuto di non essere stato capace di far avanzare la pace tra israeliani e palestinesi. Avrebbe avuto più possibilità di successo se si fosse concentrato sul clima tossico che vige fra i palestinesi, implacabilmente indottrinati alla illegittimità di Israele, ribadita in modo martellante in tutte le case da mass-media e social network, dalla loro dirigenza politica e spirituale, spesso nelle loro scuole”. Il segretario di stato americano Kerry, conclude Horovitz, “non ha mai veramente fatto i conti con tutto questo. Più facile dare tutta la colpa ai coloni, che ai palestinesi. O magari a se stessi”.