I paradossi dell'elezione di Antonio Tajani nuovo presidente del Parlamento Ue
L'uomo del Cav. ha sconfitto il socialista Gianni Pittella grazie all'accordo con il liberale Guy Verhofstadt. E ora a Strasburgo potrebbe nascere una chiara maggioranza di centrodestra
Strasburgo. Antonio Tajani è stato eletto presidente del Parlamento Europeo, dopo che il liberale Guy Verhofstadt si è ritirato dalla corsa ed ha annunciato il sostegno del suo gruppo Alde per il candidato del Partito Popolare Europeo, in cambio di un accordo per la seconda metà della legislatura che include il lancio di una Convezione per riformare l'UE.
"I believe in Europe", ha detto l'ex portavoce di Forza Italia all'Europarlamento, che negli ultimi 23 anni tra Bruxelles e Strasburgo ha anche ricoperto l'incarico di vice-presidente della Commissione responsabile dell'Industria. “La libertà è la chiave dell'UE, della nostra storia e del futuro”, ha spiegato Tajani nel discorso di presentazione della sua candidatura, preannunciando una rottura con i metodi e le politiche condotte dal presidente uscente dell'Europarlamento, Martin Schulz.
Tajani ha sconfitto il candidato socialista, Gianni Pittella, con 351 voti contro 282. Ma la grande vittima dell'accordo tra Ppe e Alde rischia di essere la grande coalizione tra i popolari e i Socialisti&Democratici che ha governato l'Unione Europea negli ultimi due anni e mezzo e permesso alla Commissione di Jean-Claude Juncker di beneficiare di una solida maggioranza nell'Aula di Strasburgo. “Non ci sarà mai più una grande coalizione, un accordo privilegiato tra grandi gruppi”, ha detto Gianni Pittella, candidato dei S&D, uscito sconfitto nella sfida tutta italiana. L'elezione di Tajani potrebbe prefigurare la nascita di una chiara maggioranza di centrodestra all'Europarlamento che comprende, oltre a popolari e liberali, anche i Conservatori e riformisti europei del gruppo Ecr.
L'accordo tra Ppe e Alde, negoziato in segreto nel fine settimana, riconosce che “l'Europa è in crisi” e “i nazionalisti e i populisti di tutte le tendenze cercano di distruggere l'Unione dall'interno e dall'esterno”. Verhofstadt e il presidente del Ppe, Manfred Weber, promettono “una coalizione pro-europea” per “resistere a questo tentativo” e “riformare l'Ue”. “La nostra partnership è basata sui contenuti e le riforme per l'Europa: è un patto per i risultati”, ha spiegato Weber. Ppe e Alde hanno chiesto “a tutte le altre forze pro-europee di unirsi all'iniziativa”. Il programma include una “riflessione sul futuro dell'Ue” con il possibile lancio di una Convenzione, un rafforzamento della governance della zona euro, la creazione di un “nuovo meccanismo dell'Ue sulla democrazia, lo stato di diritto e i diritti fondamentali, e un “rafforzamento delle capacità europee sulla sicurezza interna e esterna”.
Nell'accordo Ppe-Alde è incluso l'impegno a lavorare insieme sulla Brexit. Ma la nuova maggioranza all'Europarlamento, paradossalmente, dovrebbe includere anche i Brexiteers di Theresa May, nemici giurati del federalista Verhofstadt. Dopo una lunga trattativa, malgrado il corteggiamento di Pittella, il gruppo Ecr ha scelto di dare il suo voto a Tajani. Il deputato europeo rumeno Sigfried Muresan, portavoce del Ppe, ha annunciato su Twitter che "d'ora in poi le richieste Alde e Ecr avranno la priorità sulle richieste dei socialisti”. Con l'accordo su Tajani è nata “una nuova coalizione”, ha detto Muresan. I S&D temono di perdere influenza e alcuni incarichi interni all'Europarlamento: “l'elezione dei vice-presidenti è importante per capire se ci uccideranno”, dice al Foglio una fonte socialista.
I paradossi nell'elezione di Tajani sono molti, a partire dall'ombra del Cav che continua a inseguire la politica europea, nonostante il difficile rapporto dell'ultimo ventennio. E' grazie a Silvio Berlusconi, che nel luglio del 2003 apostrofò simpaticamente ma inopportunamente Schulz con un “kapò”, se il socialdemocratico tedesco ha lanciato la sua carriera europea. Schulz ora passerà il testimone a Tajani, considerato da molti come l'uomo di Berlusconi non solo all'Europarlamento ma anche dentro il Ppe. Il liberale belga Louis Michel, che nel 2001 da ministro degli Esteri del governo Verhofstadt assegnò uno “zero su dieci” a Berlusconi, ha votato per Tajani. Con l'accordo con i popolari, Verhofstadt sperava recuperare credibilità dopo il fallito matrimonio tra l'Alde e il Movimento 5 Stelle appena una settimana fa. Ma, alla fine delle trattative, la sua leadership europeista è contestata dentro il suo gruppo e oltre.
“Passare da Grillo a Tajani in così poco tempo è una grande ipocrisia”, dice al Foglio una fonte liberale. "Il gruppo S&D ha perso la fiducia di Verhofstadt come negoziatore della Brexit e dovrà essere rimpiazzato", spiega una fonte socialista. Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione e leader storico dei popolari europei, avrebbe preferito un terzo mandato Schulz o almeno il proseguimento della grande coalizione tra Ppe, S&D e Alde. Il successo di Tajani rende la posizione di Juncker molto più fragile, nel momento in cui la Commissione è contestata da diverse capitali per le sue iniziative sui migranti o l'intepretazione troppo flessibile del Patto di Stabilità. L'elezione di un popolare sullo scranno dell'Europarlamento, inoltre, potrebbe mettere in discussione il presidente del Consiglio europeo, il polacco conservatore Donald Tusk.