Il Grillo del Guatemala non fa più ridere nessuno
Il figlio e il fratello del presidente Jimmy Morales, ex comico e dalla retorica populista e giustizialista, sono finiti in carcere per corruzione. E ora i suoi vecchi elettori lo accusano di averli coperti
C’è uno strano filo rosso che lega il Guatemala ai Cinque Stelle: il paese centro-americano, che ha già avuto a che fare con l’ex magistrato Antonio Ingroia, non è il luogo a cui Alessandro Di Battista fa risalire il proprio apprendistato della politica, ma è anche quello in un cui un comico è effettivamente stato eletto presidente, al termine di una campagna elettorale “a cinque stelle” contro la corruzione e la casta. “Per 22 anni vi ho fatto ridere, vi prometto che non vi farò piangere”, era stato uno degli slogan di Jimmy Morales. “Potrò essere incapace, ma non sono corrotto”, è stato un altro dei suoi mantra. Ma Morales non ha fatto in tempo a festeggiare il primo anniversario dal suo insediamento, che suo figlio e suo fratello sono stati arrestati per corruzione.
“Dopo la laurea me ne volai in Guatemala per seguire un progetto della Caritas italiana. Andai a vivere in una comunità di ex guerriglieri. Imparai lo spagnolo dando lezioni di chitarra gratis”, è il racconto ormai famoso che Di Battista ha fatto della sua giovinezza latino-americana. Oggi gli ex guerriglieri sono spariti dalla scena politica dopo che l’imprenditore di sinistra Álvaro Colom, presidente tra il 2012 e il 2016, era stato eletto proprio grazie ai loro voti. Nel corso del suo mandato, Colom fu accusato dell’omicidio di un avversario politico e poi divorziò dalla moglie per poterla candidare alla sua successione, aggirando così il divieto costituzionale di accedere a cariche elettive imposto ai parenti dei presidenti uscenti, con una mossa però cassata in sede giudiziaria. Il suo successore, l’ex generale Otto Pérez Molina, è finito in galera per corruzione prima ancora di poter terminare il mandato). Ci sono dunque buone ragioni per cui i guatemaltechi hanno pensato di prendere sul serio un comico di grana grossa, che già aveva immaginato di diventare presidente in un film farsesco stile “Stato Libero di Bananas”. Ma adesso Samuel Morales e José Manuel Morales, rispettivamente fratello e uno dei quattro figli del presidente, sono a loro volta finiti in carcere per false fatture da 26.000 dollari, presentate nel 2013 in cambio di fondi pubblici per il finanziamento di eventi mai realizzati. I soldi sarebbero poi finiti a Mario Estuardo Orellana López, padre della ex findanzata di José Manuel.
Per ora il presidente non è coinvolto direttamente nella trama ma i primi sondaggi registrano una perdita di credibilità e di immagine devastante per il presidente-comico che, secondo molti cittadini, sapeva e non ha denunciato e dopo un anno al potere l’indice di popolarità di Morales è crollato dall’80 al 20 per cento. “Per la nostra patria che torna a nascere mi impegno a dare il meglio di me”, disse il 14 gennaio del 2016 al momento di insediarsi. Ma già lo scorso settembre la sua performance di politico tornò a mescolarsi a quella di comico, quando si addormentò in Congresso mentre il ministro delle Finanze presentava il Bilancio per il 2017. Chissà se può restare ancora voglia di ridere, in un paese dove il 70 per cento della popolazione ha un reddito inferiore alle necessità familiari minime e la media di omicidi è 23,8 per ogni 100.000 abitanti.
l'editoriale dell'elefantino