Un'America scompare dal nostro orizzonte
Trump può promettere una terra inesistente, ma ora chi terrà la bandiera della libertà nel mondo?
Nazionalista, populista, isolazionista, violento e autoritario, rivoluzionario e carismatico. E’ la democrazia, bellezza, e non puoi farci niente. Il discorso di Trump parla di un’America vecchia, che non esiste più da molti decenni, e punta al consenso in forma patologicamente narcisistica. Non esiste quell’America distrutta, impoverita, disoccupata, che sembra uscita da un comizio del vecchio demagogo Huey Long nella sua Louisiana. Non esiste un’american carnage. In quel paese c’è la crescita, la redistribuzione, l’ampliamento dei servizi al cittadino, una solida struttura di comunità e di società. Poi c’è la percezione del demagogo e dell’illusionista, ma è altra cosa. Tuttavia il suo è un discorso in piena coerenza con la sua campagna, con il suo movimento, con la sua personalità politica di talentuoso outsider, per quanto banale di fattura e modi, un castigo di Dio chiamato a correggere i disastri della mentalità politicamente corretta dominante negli ultimi otto anni e la cosiddetta deriva cosmopolita di un establishment repubblicano e democratico che ha perso la testa e la forza persuasiva di una classe dirigente. Un discorso legittimo. Fondato su qualche decina di migliaia di voti in tre soli stati. Ma legittimo. Bisognerà vedere quanto di quelle parole potrà diventare azione di governo. Bisognerà vedere se le opposizioni sociali e politiche a questa piattaforma che ha tratti di vera indecenza si incammineranno sulla via anti berlusconiana del clownesque o riusciranno, con l’aiuto decisivo dei repubblicani superstiti, a contenere e condizionare il suo proposito di isolare e irrobustire uno spirito americano intollerante, che non era mai stato finora riconosciuto come un elemento di leadership.
Ieri Trump si è confermato quel che è. Poco e male, ignorante e istintivo, visione isterica e brutale di un paese che non c’è e non tornerà. Ma è il suo giro di giostra, la sua corsa, quella che è incominciata. E’ stato per la prima volta il presidente degli Stati Uniti, regolarmente eletto, che ha parlato all’America e al mondo, legittimo prodotto di una democrazia discutidora tra le più possenti, e le conseguenze di essere Trump, being Donald. J. Trump, si faranno sentire. Chi non credeva nella dittatura del politicamente corretto, nella retorica della diversità obbligatoria, chi voleva un’America leader nel mondo, capace di arginare il disordine e di creare un ordine mondiale decente, chi è contro la sfida del radicalismo islamico armato, e su quel punto Trump ha segnato un elemento di felice discontinuità, ma non suffragato da impegni di politica estera e militare, solo demagogia, oggi è deluso, non come i liberal impotenti, ma deluso. Trump può promettere la luna a una terra inesistente, ma chi ora terrà nelle sue mani la bandiera della libertà nel mondo? America first vuol dire che una certa America scompare dal nostro orizzonte, ed è quella di The Donald.
L'editoriale dell'elefantino