Inaugurazioni presidenziali
Una storia della cerimonia di insediamento, l’equivalente repubblicano di un’incoronazione regale. Trump vuole che la sua sia la più spettacolare di sempre
Le cerimonie di inaugurazione del presidente degli Stati Uniti sono l’equivalente repubblicano di un’incoronazione regale. Donald Trump ha promesso che la sua sarà la cerimonia più spettacolare di sempre, e dovrà davvero stupire per superare alcuni record stabiliti dai suoi predecessori: nel 2009, la prima inaugurazione di Barack Obama fu l'evento che attirò il maggior numero di persone nella storia di Washington DC, William Henry Harrison recitò nel 1841 il più lungo discorso nella storia presidenziale, di ben 8.145 parole, senza indossare cappotto o guanti, mentre la prima inaugurazione di Ronald Reagan, nel 1981, non solo fu quella con il clima più mite mai registrato, ma anche occasione di festeggiamenti spontanei in tutti gli Stati Uniti, per via della liberazione degli ostaggi dell'ambasciata statunitense a Tehran. Le procedure seguite in queste occasioni solenni non sono governate da leggi, ma da una tradizione plurisecolare che risale alla nascita della repubblica.
La Costituzione degli Stati Uniti si limita a prescrivere che il presidente, prima di entrare nell’esercizio delle sue funzioni, presti il seguente giuramento: “Giuro (o dichiaro) solennemente di adempiere con fedeltà all'ufficio di presidente degli Stati Uniti, e di preservare, proteggere e difendere la Costituzione al meglio delle mie capacità”, senza offrire ulteriori dettagli. Perfino la data in cui doveva avere inizio il primo mandato presidenziale non era specificata, e toccò al Congresso della confederazione stipulare che il governo federale avrebbe cominciato a funzionare il 4 di marzo del 1789. La relativa disorganizzazione che regnava ancora nella giovane repubblica impedì che i voti elettorali fossero contati per tempo, e così, il primo presidente, George Washington, fu inaugurato solo il 30 di aprile di quell'anno. Washington dettò molti dei precedenti della cerimonia che sarebbero sopravvissuti nei secoli: si recò al municipio di New York, dove aveva sede il Congresso all'epoca, e recitò il giuramento in pubblico, poggiando la mano su una Bibbia. Washington concluse la sua inaugurazione con un discorso in cui enunciava il suo programma di governo, che ovviamente per lui implicava la creazione di un governo.
Quattro anni dopo, il primo presidente ripeté la cerimonia per l'inizio del suo secondo mandato, anche se in quella circostanza ridusse il suo discorso a sole 135 parole, il più corto nella storia dei discorsi inaugurali. John Adams, il secondo presidente, stabilì il precedente per una transizione presidenziale, ospitando alla cerimonia il suo predecessore, per rimarcare la natura pacifica e democratica dell'evento. Inoltre, Adams volle che il giuramento fosse amministrato dal giudice capo della Corte suprema. Washington e Adams codificarono così gli elementi dell'inaugurazione che sono stati mantenuti fino ai giorni odierni. Il trasferimento della capitale a Washington DC, e la fine dei lavori al Campidoglio nel 1829, offrirono ai presidenti una location fissa da dove prestare giuramento, cioè la spianata antistante il portico orientale dell'edificio che ospita il Congresso. Da quell'anno in poi, ogni quattro anni, un comitato bipartisan ha organizzato l'allestimento di un podio abbellito da festoni e bandiere a stelle e strisce. Dopo aver tenuto il proprio discorso dal podio, e dopo aver pranzato con il Congresso, il nuovo presidente viaggiava dal Campidoglio fino alla Casa Bianca, un tragitto attraverso il centro della capitale e pregno di valore simbolico.
La tradizione stabilita nella prima metà del XVIII secolo fu modificata solo in due aspetti significativi. Nel 1933, il XX Emendamento della Costituzione fissò formalmente la data dell'inaugurazione presidenziale al 20 di gennaio, a mezzogiorno. Questo ebbe l'effetto di ridurre il tempo in cui il presidente eletto doveva convivere con il presidente uscente, un periodo di tempo che si prestava a scontri politici e dissidi. Il secondo cambiamento avvenne nel 1981, quando il comitato organizzativo e Ronald Reagan decisero di spostare la cerimonia sulla scalinata antistante la facciata occidentale del Campidoglio. Per il comitato questa fu una scelta dettata dalla praticità, visto che i gradini si prestavano a ospitare meglio il palco e il National Mall antistante poteva meglio ospitare migliaia di spettatori; per Reagan fu una scelta con un profondo valore simbolico, visto che gli offriva una incredibile vista sul Washington monument, sul Lincoln memorial e, sull'altra sponda del Potomac, sul cimitero di Arlington.
La tradizione stabilita però subì nel corso delle alterazioni nel corso degli anni in circostanze eccezionali: l'inaugurazione di Taft nel 1909 e di Reagan nel 1985 furono spostate all'interno del Campidoglio per via delle temperature gelide di Washington. Le occasioni in cui il giorno dell'inaugurazione è capitato di domenica la cerimonia è stata posticipata a lunedì.John Adams non partecipò alla cerimonia di inaugurazione di Thomas Jefferson, perché in lutto per morte di uno dei suoi figli. Altri tre presidenti uscenti non parteciparono all'inaugurazione del loro successore: Woodrow Wilson accompagnò Warren G. Harding al Campidoglio, ma non partecipò alla cerimonia che fu estremamente sobria; John Quincy Adams abbandonò Washington per non dover incontrare Andrew Jackson, che lo aveva snobbato durate la transizione presidenziale: Andrew Johnson invece trascorse la giornata d'inaugurazione di Ulysses S. Grant riunito con il suo gabinetto, che lasciò solo quando il nuovo presidente giunse alla Casa Bianca.
Nel 1945, l'infuriare della Seconda guerra mondiale e le sue precarie condizioni di salute convinsero Franklin Delano Roosevelt a far svolgere la cerimonia nella Casa Bianca. L'austerità imposta dal conflitto, e il fatto che il presidente non fosse più in grado di rimanere in piedi giustificarono l'eccezionalità della misura. Altre importanti eccezioni, dettate dalle circostanze, furono le successioni presidenziali, quando il vicepresidente ha preso il posto di un presidente morto. In quelle occasioni, l'inaugurazione si è sempre limitata al solo giuramento, e tutte le cerimonie sono sempre state sospese per rendere omaggio al defunto. Nel 1841, John Tyler si tenne lontano dal capezzale del moribondo William Henry Harrison per evitare di dare una cattiva impressione: quanto Harrison morì, Tyler prestò giuramento e si insediò. Millard Fillmore si comportò nello stesso modo quando morì Zachary Taylor nel 1850. Andrew Johnson prestò giuramento appena ricevette notizia dell'assassinio di Abraham Lincoln nel 1865, quando il cadavere del presidente era ancora tiepido, attirando gli strali di Mary Todd Lincoln. Chester A. Arthur posticipò di un giorno il suo giuramento, per coprire l'imbarazzo in cui lo aveva messo l'assassinio di James A. Garfield, nel 1881: l'uomo che sparò al presidente urlò: "Ora Arthur sarà presidente!", destando non pochi sospetti nel pubblico. Teddy Roosevelt non interruppe il suo pranzo quando un telegramma gli comunicò che avevano sparato a William McKinley, in quanto i dottori erano certi che il presidente si sarebbe ripreso. McKinley morì di cancrena una settimana dopo, costringendo Roosevelt a precipitarsi a Washington DC per assumere le redini del governo.
Calvin Coolidge si trovava nella sua casa natia, che era sprovvista di luce elettrica o di telefono, quando gli arrivò il messaggio della Morte di Warren G. Harding per via di un'emorragia cerebrale, nel 1923. Il taciturno Coolidge decise di non attendere l'arrivo di un rappresentante del governo, e giurò davanti al padre, che era un notaio. Per fugare i dubbi che ci fossero state irregolarità, Coolidge ripeté il giuramento, davanti a un giudice distrettuale nella capitale. L'assassinio di John F. Kennedy nel 1963 fu visto dal vivo da Lyndon B. Johnson che viaggiava nella macchina dietro a quella presidenziale. Gli uomini del Servizio segreto circondarono il vicepresidente, e lo trascinarono sull'Air force one non appena venne accertata la morte di Kennedy. Johnson decise di prestare subito giuramento e diede ordine di trovare un giudice: Sarah T. Hughes, che era una vecchia amica di Johnson fu portata sull'aereo e divenne la prima donna ad amministrare un giuramento presidenziale. Nella confusione, nessuno fece caso ai vestiti ancora sporchi di sangue di Jackie Kennedy, o al fatto che il protestante Johnson usò un messale cattolico che apparteneva al suo predecessore. L'ultima successione presidenziale, nel 1974, avvenne sulla scia dello scandalo di Watergate, e Richard Nixon lasciò Casa Bianca, facendo per l'ultima volta un segno di vittoria, per andare in "esilio" in California. Quando Gerald Ford prestò giuramento poche ore dopo, divenne il primo uomo a occupare la posizione senza mai essere stato eletto: Nixon lo aveva selezionato come vicepresidente un anno prima per prendere il posto del dimissionario Spiro Agnew.