La fine è vicina. Così i ricchi americani si preparano all'apocalisse
Negli Usa la distopia ha smesso di essere un genere cinematografico ed è diventata parte del Dna sociale. E anche tra i sostenitori di Trump c'è chi immagina un futuro catastrofico
Un uomo in piedi in mezzo alla folla che sventola un cartello con la scritta “The End is Near”. Senza dubbio la cerimonia di insediamento di Donald Trump non verrà ricordata per questo insignificante particolare: l’iconografia cinematografica a stelle e strisce ci ha infatti abituati ai predicatori urlanti ai crocicchi delle strade o su un piedistallo nei parchi, profeti di un apocalisse sempre imminente ma che non arriva mai. Ma oggi la distopia non è più solo un genere letterario o cinematografico: ormai è parte del nostro DNA sociale. Qualche anno fa Facebook lanciò un controverso esperimento in cui si monitorava la reazione di oltre seicentomila utenti a seguito della pubblicazione di post emozionali: gli autori della ricerca conclusero che post negativi generano reazioni e stati d’animo negativi, e viceversa quelli positivi, in un effetto chiamato contagio emozionale. Serie televisive cult come Black Mirror, Westworld e il più datato The Walking Dead sono ambientate in un futuro oscuro e senza speranza in cui progresso, ricchezza sviluppo tecnologico finiscono per ritorcersi contro l’uomo o più semplicemente diventano un pallido ricordo.
A novembre, appena dopo le elezioni, The Atlantic riportava un excursus di come alcuni media si prefiguravano i mesi a venire – il titolo del pezzo non a caso era Donald Trump’s Dystopias. Già la stessa rivista nel 2015 aveva ospitato un “dispaccio dal futuro” di Jon Lovett, ghostwriter di Obama, nel quale l’autore parlava dal futuro descrivendo la vittoria del tycoon newyorkese come un duro colpo alla democrazia e al benessere americano.
Ma l’ascesa di Trump alla Casa Bianca ha solo accelerato un processo già in corso. Un mix di eventi politici inattesi, credenze religiose, strampalate teorie economiche e preoccupazioni sui cambiamenti climatici ed ecco che il tappo della razionalità salta, aprendo un vero e proprio vaso di Pandora. Che oltreoceano questa fissazione della distopia stia sfuggendo di mano lo dimostra il lungo reportage pubblicato sull’ultimo numero del New Yorker. La rivista americana racconta la nuova moda in voga tra gli ultraricchi: prepararsi all’apocalisse. Che l’umanità crolli per colpa di una catastrofe climatica, di una guerra nucleare oppure un’epidemia poco importa: ciò che conto è farsi trovare pronti.
Allora c’è Steve Huffmann, CEO di Reddit che, a discapito dei seicento milioni di dollari di patrimonio personale che gli consentirebbero sonni tranquilli, si è fatto operare per eliminare la miopia perché “vi immaginate? in caso di apocalisse senza i miei occhiali sarei fottuto”. E che dire di Antonio Garcia Martinez, ex product manager di Facebook, che ha comprato sei acri di bosco su un’isola a largo della costa nordovest degli Stati Uniti e li ha ricoperti di pannelli solari e generatori, oltre a dotarsi di migliaia di munizioni? I ricchi paranoici hanno formato dei gruppi privati su Facebook nei quali si scambiano consigli sui modelli di maschere antigas, sui bunker e sulle location al riparo da eventuali stravolgimenti climatici. Le cene di lavoro diventano un’occasione per raccontare a che punto è la scorta di cibo o la costruzione del rifugio antiatomico.
Le fisime sull’imminente fine del mondo non risparmiano nemmeno i sostenitori di Trump, rivela il New Yorker. Anche chi ha investito nella sua campagna elettorale oggi teme che l’insorgere di un conflitto sociale possa mettere a rischio il patrimonio. A mettere al sicuro dalla fine del mondo i ricconi dal conto a più zeri ci ha pensato il Survival Condo Project, che ha ricavato da enormi silos interrati un tempo usati come basi missilistiche complessi composti da lussuosissime e attrezzatissime abitazioni. Supermercato, spa, teatro, stazione digitale – non manca proprio nulla. Interessati all’acquisto? Si va dal milione e mezzo per le abitazioni più semplici fino ai quattro milioni di dollari per i clienti più esigenti. Larry Hall, CEO dell’azienda costruttrice, si sfrega le mani. Visto che del doman non c’è certezza, meglio concentrarsi sul redditizio presente.
I conservatori inglesi