Gli 11 soldati di Mogherini per combattere i cyberattacchi russi
La Task Force europea non ha un budget proprio, ha obiettivi limitati e pochi strumenti. Allarme alto in Germania
Bruxelles. Il Servizio di azione esterna dell’Unione europea, guidato da Federica Mogherini, è giunto alla conclusione che i cyberattacchi e le campagne di disinformazione provenienti dalla Russia sono parte di una politica di stato orchestrata dal Cremlino per prendere di mira l’Ue, i suoi leader politici e i suoi princìpi e creare divisioni all’interno dell’Alleanza atlantica e delle società occidentali. L’obiettivo ultimo di Vladimir Putin è quello di minare il consenso europeo e la capacità dell’Ue e dei suoi stati membri di prendere decisioni, dice al Foglio una fonte europea. “Non c’è dubbio che la campagna di disinformazione pro Cremlino sia una strategia orchestrata, volta a indebolire e destabilizzare l’occidente, sfruttando divisioni esistenti o creandone artificialmente di nuove”, spiega un recente rapporto pubblicato sul sito della East StratCom Task Force – l’organismo interno al Servizio di azione che dovrebbe combattere le fake news russe. Secondo l’analisi della Task Force, la cancelliera tedesca, Angela Merkel, è uno dei principali bersagli della propaganda russa e gli attacchi sono destinati a moltiplicarsi in vista delle elezioni di settembre in Germania.
Tuttavia, nonostante il rischio che organi ufficiali e troll russi possano influenzare l’esito del processo democratico non solo in Germania, ma anche in Olanda, Francia e Repubblica ceca, l’Ue appare disarmata nella guerra di propaganda di Putin. La East StratCom Task Force è composta di appena undici funzionari, non ha un bilancio autonomo ed è in grado di comunicare all’esterno soltanto in inglese e russo. Con il Cremlino che ha investito milioni di dollari per destabilizzare l’Ue e i suoi stati membri, è una lotta “tra David e Golia”, spiegano a Bruxelles. La Task Force era stata creata da Mogherini nel 2015, su richiesta dei capi di stato e di governo, per contrastare la propaganda di Mosca nei paesi extraeuropei del vicinato orientale. All’epoca l’attenzione era ancora tutta incentrata sull’Ucraina, il braccio di ferro tra Bruxelles e Mosca sull’accordo di associazione con Kiev, l’annessione della Crimea e l’intervento russo nel Donbass. In due anni, la cyberguerra russa ha cambiato obiettivi e rafforzato le sue capacità. Le campagne di disinformazione di Mosca non sono più solo una minaccia di politica estera, ma sempre più una minaccia interna, spiega la fonte del Foglio. Secondo la valutazione del Servizio di azione esterna, le fake news sono ormai parte della dottrina militare russa. Il meccanismo è ben rodato: i media di stato danno la linea, Russia Today e Sputnik la diffondono nel resto del mondo; siti di informazione replicano false notizie, che trovano eco in una rete di migliaia di organizzazioni non governative, think tank, fabbriche di troll a San Pietroburgo. I temi variano, a seconda delle esigenze e dell’attualità: revisionismo storico, teorie del complotto, minacce di carattere militare o semplici menzogne. L’occidente viene denigrato e presentato di volta in volta come russofobico, aggressivo, sul punto di collassare, in preda al declino morale o alla degenerazione.
La Russia, invece, è il rappresentante di tutti quelli che sono esclusi dall’ordine internazionale voluto dagli occidentali, la sola a combattere lo stato islamico in Siria e il baluardo contro il fascismo in Ucraina. Secondo la fonte del Foglio, la disinformazione può avere un impatto significativo sull’opinione popolare e influenzare il modo in cui la gente vota in Europa. Qualche effetto c’è già stato in Bulgaria e Moldova, dove sono stati eletti presidenti pro-Russia, e in Italia, dove Matteo Renzi ha perso il referendum sulla riforma costituzionale. “Guardando al 2017, sia Germania sia Francia stanno già lanciando avvertimenti sulla minaccia di attacchi di disinformazione contro le loro elezioni”, dice il rapporto della Task Force. Merkel è diventata un bersaglio privilegiato dopo i fatti di Colonia del Capodanno 2016: la propaganda russa associa la cancelliera tedesca al terrorismo e all’invasione dei migranti. La Task Force si aspetta un aumento consistente delle fake news anti Merkel man mano che si avvicina il voto del 24 settembre. Jihad violento e immigrati sono i temi di disinformazione privilegiati anche in Francia. In Olanda, la campagna russa ha usato con successo il tema dell’allargamento a est, visto il “no” nel referendum sull’accordo di associazione con l’Ucraina.
Nei Baltici, il messaggio è indirizzato soprattutto alla minoranza russofona, con la diffusione di fake news su discriminazioni e campi di concentramento. Con i mezzi limitati che ha a disposizione (un sito e una newsletter) e il poco seguito nell’opinione pubblica (13 mila follower su Twitter) la East StratCom Task Force si è data obiettivi limitati: tentare di vaccinare gli europei contro le fake news, spiega la fonte del Foglio. Né i cyberattacchi né i tentativi di influenzare la politica degli stati membri ricadono sotto il suo mandato. Sono la Nato e i governi nazionali a doversi attrezzare per difendersi dalla cyberguerra di Putin, rispettivamente sul piano esterno e interno. “Alcuni stati membri stanno prendendo la minaccia più seriamente”, spiega un’altra fonte europea. Merkel ha più volte denunciato la cyberguerra di Putin. I capi dell’intelligence tedesca e britannica ne hanno parlato pubblicamente. La Repubblica ceca ha creato un’unità speciale del ministero dell’Interno. Il ministro francese della Difesa, Jean-Yves Le Drian, ha promesso di non essere “naïf” sui cyberattacchi. Ma, come con la minaccia del terrorismo jihadista, la cooperazione europea non è ancora prassi. I funzionari della Task Force ammettono di non essere in contatto con il governo di Parigi. Il pericolo è che l’Ue e i suoi stati membri si muovano troppo tardi: “Quando la disinformazione è fuori, non puoi rimettere il genio nella bottiglia. I danni ormai sono stati fatti”, avverte un funzionario.
L'editoriale dell'elefantino