Trump apre la relazione speciale con Putin. Le voci sulle sanzioni
Un accorto presidente congeda l’alleata May e apre il canale con il Cremlino La reazione furibonda di McCain
New York. Il rinnovo della special relationship fra l’America di Donald Trump e l’Inghilterra di Theresa May, esecutrice materiale della Brexit, è fondata sulla teoria dell’attrazione degli opposti enunciata dalla premier durante il viaggio verso Washington e sul comune rifiuto dell’interventismo liberale: “Sono finiti i giorni in cui gli Stati Uniti e l’Inghilterra invadono altri paesi per rifare il mondo a loro immagine”, ha detto May al raduno di quel Partito repubblicano che per decenni ha abbracciato una politica estera interventista e liberale. Lei stessa è sembrata contraddirsi quando ha più volte inneggiato ai valori che i due paesi rappresentano e sono chiamati a portare nel mondo, un cortocircuito che non è sfuggito al vecchio staff di Tony Blair, che subito ha castigato l’incoraggiamento britannico del mood isolazionista di Trump. May ha cercato infine un bilanciamento nella conferenza stampa congiunta, citando la conversazione con Trump: “Sostiene al cento per cento la Nato”. Al presidente americano, stranamente compassato nel format della conferenza stampa congiunta nella East Room, ha rivolto l’invito della regina a visitare il paese non appena sarà possibile.
La cascata di complimenti offerta dal presidente americano, l’accoglienza calorosa oltre ogni protocollo (Trump ha addirittura accolto May sotto il portico della West Wing, gentilezza irrituale) e pure il solito riferimento di circostanza ai natali scozzesi della madre del presidente hanno fatto dimenticare per un attimo le profonde differenze di visione, gli “unacceptable” offerti da May alle uscite più sconce di Trump durante la campagna elettorale e perfino tutte le “h” che i funzionari della Casa Bianca hanno dimenticato nei documenti ufficiali quando scrivevano il nome del primo ministro. Ma ci sono altre relazioni speciali che Trump deve coltivare. Quella con il Messico, spezzata prima ancora che il presidente, Enrique Peña Nieto, mettesse piede a Washington, è già nella fase delle riparazioni e dei salvataggi. Ieri i due leader hanno parlato per un’ora al telefono, alla ricerca di una quadratura. Oggi è la volta di Vladimir Putin, con il quale Trump avrà il primo contatto ufficiale.
Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, dice che “non ci si possono aspettare discussioni di sostanza” nella prima chiamata fra i leader, ma fra la mitologia del “bromance” fra uomini forti e la foga con cui il presidente sta firmando ordini esecutivi uno via l’altro, si è diffusa la voce che la telefonata non sia che il preludio di un decreto per cancellare con un tratto di penna le sanzioni verso Mosca. Kellyanne Conway, alto consigliere del presidente, non ha smentito: “Tutto è sul tavolo”, ha detto, aggiungendo che “siamo pronti ad ascoltare se Putin vuole avere una conversazione seria su come sconfiggere il terrorismo islamico”. Incalzata sulla possibilità di un condono delle sanzioni estese da Barack Obama dopo le conclusioni dell’intelligence americana sulle interferenze russe sulle elezioni, Conway ha svicolato con lo stile solito. L’America chiederà alla Russia di cambiare comportamento a livello internazionale in cambio di un alleggerimento delle sanzioni? “Si chiama America First, e questo include la politica estera e le manovre sulla sicurezza nazionale”, ha risposto. Un commentatore acuto ha osservato che ogni volta che Conway parla lascia gli ascoltatori più confusi di quanto fossero prima delle sue dichiarazioni.
La possibilità di una riabilitazione a costo zero della Russia di Putin ha scatenato una catena di reazioni preventive, fra cui spicca quella del senatore repubblicano John McCain: “La chiamata del presidente Trump con Vladimir Putin avviene in mezzo alle speculazioni che la Casa Bianca stia considerando di togliere le sanzioni contro la Russia. In nome della sicurezza nazionale americana e di quella dei nostri alleati, spero che Trump metta fine a queste voci e rifiuti questa condotta irresponsabile. Se non lo farà, lavorerò con i miei colleghi per introdurre le sanzioni a livello legislativo”. Trump, naturalmente, non ha smentito le voci: “Vedremo cosa succede”, ha detto, rifiutandosi di qualificare la Russia come partner “buono, cattivo o indifferente”. Un dettaglio laterale ma non irrilevante della giornata di Trump è il rifiuto di partecipare alla cena di gala dell’Alfalfa Club, tradizione rispettata da tutti i presidenti da Reagan in poi. Dopo aver parlato al telefono con Putin, Trump rimarrà alla Casa Bianca invece di andare alla cena con cui la società di Washington accoglie il presidente.
L'editoriale dell'elefantino