Trump, noi e la nuova Yalta dei poveri
Persino Paragone (chiedo scusa) ha qualcosa da insegnare ai gonzi europei sulle promesse di Trump
Chiedo scusa al Dio degli ubriachi, ma ieri sera ho sogguardato il programma di Paragone, “La Gabbia”, c’era anche mia moglie, capirete. Bè, ho imparato qualcosa. Che Furio Colombo sembra Joan Baez e attacca Trump con argomenti devastanti per noi “no trumpers” conservatori e snob. Che i russi sono felici della vittoria dell’american Berserk perché adorano i princìpi, il patriottismo e il maschio alfa, così hanno detto in una bella inchiestina, e con Putin di maschi alfa ce n’è due. Da maschio beta come mi considero ho anche imparato, e qui casca l’asino, che The Donald mantiene le promesse, prima scemenza, e che i mercati lo festeggiano a Wall Street, seconda, molto diffusa anche nei salotti buoni dell’informazione codina di sempre, mica solo al Giornale o alla Verità. Paragone è il tipo da talk che mette insieme le valanghe a cento all’ora, i responsabili delle medesime (vedi Benini qui), i morti da neve, l’elicottero, i sondaggi di Diamanti e la politica mondiale, si fa così, ma ha qualcosa da insegnare, come vedete.
Allora. Partiamo dalla fine. Prima di tutto Wall Street festeggia perché non crede nell’american carnage, la formula grottesca e unamerican usata dal cialtrone in chief per definire lo stato dell’Unione nel suo discorso inaugurale alla Al Capone (Chicago anni Trenta, come ora). Va forte perché la disoccupazione in America non c’è, la crescita è sostenuta da anni, Obama, che ha sbagliato tutto, ha azzeccato due cose: fronteggiare e sconfiggere la recessione e regalare come lascito delle sue follie politicamente corrette un uomo semplicemente scorretto, un bisnizzaro da quattro soldi. Quando diceva che Napoleone l’Empereur era una tragedia, e Napoleone III una replica storica in forma di farsa, Marx aveva sbagliato filosofia della storia. Se pensate a Reagan e Berlusconi e poi a Trump, la storia si ripete due volte, ma una prima come farsa e una seconda come tragedia. Intendo farsa un grande e allegro spettacolo da godersi fino in fondo, compresa la caduta del comunismo nel mondo e la fine della sinistra sciocca in Italia. Quanto alla tragedia, è spettacolare, ma sarà ampiamente ammortizzata dal sistema americano con il quale anche questo wrestler deboluccio insediato alla Casa Bianca dovrà fare i conti, e resta però una tragedia della democrazia di massa imbizzarrita. Il Wall Street Journal, che prima di Murdoch era del Dow Jones, invita a essere cauti sul rialzo storico in Borsa. Il Big Business si aspetta un po’ di protezione statale contro le incompiute della globalizzazione, visto che Asia e Cina globalizzano sotto la sorveglianza arcigna di stati e partiti unici. Anela a un programma di infrastrutture che stimoli inflazione e crescita, va bene. Oltre tutto non ci voleva un tipo colorato di arancione per segnalare, normale pensiero repubblicano, una cosa da sempre detta da tutti noi: che la spiritualità dei Sioux non è del tutto compatibile con uno sviluppo ragionevole, e gli oleodotti sono una cosa diversa dal Dio dei fiumi, buono per le riserve e per l’Eneide mitica.
Quanto alle promesse, ecco. In regime demagogico, come strepitano i dementi europei e italiani di Coblenza, ben rappresentati anche nel talk di Paragone, le promesse da mantenere sono tutto, infatti è un modo per trasformare un sistema rappresentativo in un bordello, con la campagna elettorale che non finisce mai, e quella appena passata si trasferisce nella prossima; i regimi democratici illiberali funzionano così, come voleva Rousseau e non come voleva Montesquieu, va forte la volontà generale che legifera. Nei regimi democratici seri si attua un programma di governo, invece, e lo si attua con i pesi e contrappesi del sistema, se Guantanamo si può chiudere si chiude sennò si lascia aperto sotto il sole dei Caraibi. Il muro con il Messico, lo spot degli spot, c’è già come tutti sanno e fingono di non sapere, l’ha costruito un Clinton, e per la parte mancante, ingente, mancano i soldi e manca il quadro giuridico. Pesi e contrappesi. Una sentenza del giudice Antonin Scalia dice, come racconta il Times, che puoi introdurre nuove regolamentazioni solo se il vantaggio che ne ricava il pubblico è sicuro e notevole.