L'ordine esecutivo di Trump? Non è incompetenza, è strategia dello show traumatico
Il caos negli aeroporti di questi giorni è lo show di brutale efficienza che il presidente americano voleva
Roma. L’Amministrazione Trump è stata accusata di incompetenza e confusione per l’ordine esecutivo sull’immigrazione e ieri il presidente americano ha tentato di dare la colpa a un problema della linea aerea Delta per le scene di caos negli aeroporti. Tuttavia, è molto probabile che quel caos – vale a dire le decine di casi di persone sorprese mentre erano in volo dall’ordine esecutivo senza possibilità di esserne informate, o i detentori di carte verdi che hanno visto contestato il loro diritto d’ingresso, i rifugiati ammanettati e altro ancora – sia il frutto di un piano deliberato. Non è possibile pensare che lo staff di Trump che lo ha circondato durante la stesura dell’ordine esecutivo non sapesse che una applicazione così improvvisa avrebbe creato problemi a molti viaggiatori, ma è probabile che abbiano accettato il rischio – anzi, che lo abbiano cercato – per creare un caso mediatico e sfruttare l’ampia risonanza che ne sarebbe derivata, com’è infatti successo. Non è inesperienza, è strategia precisa. Provate a vedere questi giorni con gli occhi della base elettorale trumpiana e vedrete il vostro presidente che agisce con brutale efficienza, che è quello che avevate chiesto con il voto dell’8 novembre.
I casi singoli di famiglie separate, di atleti olimpici respinti ai confini, di politici inglesi che non possono più comprare un biglietto aereo per l’America perché anche se di nazionalità unica inglese sono nati – decine di anni fa – in uno dei sette paesi sulla lista, vi parranno soltanto effetti collaterali sgradevoli a margine della lotta per la sicurezza nazionale, e quindi tutto sommato accettabili (per voi, che non siete coinvolti). Inoltre, avete la soddisfazione di vedere un presidente che finalmente, come dicono gli americani, riesce a “getting the stuff done”, riesce a portare a casa il risultato – cosa da discutere, visto che quell’ordine esecutivo ha mille controindicazioni e falle enormi. Tuttavia, poiché è stato chiaro fin dal discorso d’inizio che Trump ha cuore la sua metà d’America – minoritaria – e infatti quel discorso fu molto divisivo, non si curava di lanciare un messaggio ottimista e di riconciliazione ma soltanto di galvanizzare i già convertiti, è adesso altrettanto chiaro che questo è stato un esordio pianificato con intenzione. Se l’Amministrazione avesse invece fatto le cose con calma e avesse stabilito una data d’inizio – chessò, il primo febbraio, sarebbe mancato l’effetto trauma, che era esattamente l’effetto voluto.
Ieri Trump spargeva scuse pretestuose per giustificare la velocità dell’ordine esecutivo, come per esempio che se i “cattivi” fossero stati avvisati in anticipo si sarebbero precipitati in massa in America per eludere le nuove misure di sicurezza – falso, provate voi a ottenere un visto d’ingresso dallo Yemen e vedete quanto ci mettete. Ma l’elettore di Trump pretendeva uno choc al sistema, l’ha ottenuto e la folla che protesta con gli avvocati dell’Aclu sul piede di guerra sono messi in conto come un fastidio prevedibile. E’ lo stesso meccanismo per cui durante la campagna elettorale ogni video di star del cinema che criticava Trump gli faceva guadagnare voti, perché rafforzava l’impressione di base dei suoi sostenitori che il loro candidato fosse l’antidoto all’America delle élite.
Questa è la “dottrina Trump”, converrebbe prendere le misure. Ci ostiniamo a pensare che sia già in crisi dopo una settimana, ma ha piazzato una scommessa che non può perdere: se ci sarà un attentato, la gente gli darà ragione; se non ci sarà, la gente gli darà ancora più ragione.
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