Trudeau propone all'Ue un patto progressista per la middle class
Bruxelles e Ottawa devono “scegliere di guidare l’economia globale e non subire i venti contrari”, ha avvertito il presidente
Strasburgo. Il premier canadese, Justin Trudeau, giovedì ha proposto all’Unione europea un’alleanza per un’agenda politica a favore della classe media, fondata su apertura e libero commercio, dopo l’approvazione da parte dell’Europarlamento del Ceta. Il Comprehensive Economic and Trade Agreement sarà “al servizio della gente che fatica ad arrivare alla fine del mese”, ha detto Trudeau, in un discorso all’Europarlamento. Il patto tra Ue e Canada permetterà di “creare posti di lavoro ben remunerati per la classe media”, ha spiegato il premier canadese, definendo il Ceta come l’accordo commerciale “più progressista al mondo”. Nell’èra di Donald Trump e del ritiro dell’America, Ue e Canada devono “scegliere di guidare l’economia globale e non subire i venti contrari”, ha avvertito Trudeau, lanciando la riscossa liberale contro i populismi che cavalcano ansie e paure per la globalizzazione. “Collettivamente crediamo nella democrazia, nella trasparenza e nello stato di diritto”, ha spiegato Trudeau: “Crediamo nei diritti umani, nell’inclusione e nella diversità”.
Ue e Canada devono “abbracciare il cambiamento, cercando opportunità per essere leader in un’economia mondiale che evolve continuamente”. “Middle class” è stata una delle espressioni più ricorrenti del passaggio a Strasburgo di Trudeau. La ricetta che propone all’Europa è però opposta a quella di Donald Trump: “Dobbiamo dimostrare che gli accordi commerciali non sono a somma zero, ma win win”. Quando il Ceta entrerà in vigore ad aprile “la gente inizierà subito a vedere gli effetti tangibili di accordi commerciali come questo”. Un esempio? “Cosa succede se sei un consumatore che vuole comprare un prodotto importato, ma i costi transfrontalieri sono troppo alti?”, ha chiesto Trudeau. “Forse hai messo gli occhi su degli stivali Manitobah Mukluks, un’impresa canadese fondata da indigeni, i cui prodotti sono attualmente soggetti a una tariffa del 17 per cento in Europa. Beh, con la ratifica del Ceta, queste tariffe saranno rimosse e voi, come consumatori, pagherete meno”. A danno dei lavoratori? “Il commercio internazionale porta a migliori salari per i lavoratori”, ha risposto Trudeau: in Canada gli stipendi dell’industria orientata alle esportazioni sono “il 50 per cento più elevati rispetto ai settori che non esportano”.
Forse gli stivali di pelle di caribù e laccetti, che costano tra i 120 e i 300 dollari americani senza costi di spedizione e dazi, non avranno un grande successo in Europa. Ma la promozione dei Manitobah Mukluks è carica di affinità culturali con gli europei: stivali di pelle di caribù, fabbricati a mano da indiani canadesi, per sostenere le comunità indigene. Il Ceta non è solo un accordo di nuova generazione, che garantisce uno “standard aureo” per i diritti sociali, la sicurezza alimentare, le norme ambientali, come spiega il ministro del commercio canadese, François-Philippe Champagne. E’ un simbolo dell’alleanza tra due spazi politici e geografici separati da un oceano, ma uniti dalla stessa idea di umanità gentile, felice, magari un po’ fragile, a volte perfino snob: il Canada multiculturale e bilingue e l’Ue post nazionalista con i suoi 28 Québec. Secondo Champagne, l’idea di fondo del Ceta è “People First”, altro che “America First”. Solo che, nell’Europa del ritorno dei nazionalismi, tutti quelli che dicono di difendere il popolo preferiscono il protezionismo di Trump a Trudeau. Non solo le Marine Le Pen e i Matteo Salvini, i Nigel Farage e gli eurogrillini, i Podemos e l’Altra Europa per Tsipras. La maggioranza dei deputati italiani, francesi, britannici e olandesi non ha votato a favore del Ceta mercoledì. Quasi la metà del gruppo dei Socialisti&Democratici si è espressa contro, tra cui 8 deputati del Pd alcuni dei quali pronti alla scissione da Matteo Renzi per… riconnettersi con il popolo.