Ebrei in fuga da Tolosa
Nella città della strage le mura della scuola sono state alzate e i vetri oscurati. La metà ha fatto le valigie. “E se vince Marine Le Pen, in 300 mila abbandoneranno la Francia”.
Roma. Due giorni fa il Corriere della Sera ci ha addotto sul “viaggio” della tolleranza che ha intrapreso il fratello di Abdelghani Merah, l’attentatore che, il 19 marzo 2012, uccise una bambina, un rabbino e due suoi figli alla scuola ebraica Ozar Hatorah di Tolosa. Quella strage fu la prima di una lunga serie di attentati alla comunità ebraica culminata al supermercato Hyper Kasher di Parigi. Il Figaro ha parlato di un altro “viaggio”: trecento famiglie della comunità ebraica di Tolosa hanno fatto le valigie e abbandonato la città. Il giornale francese parla apertamente di “esilio”. Jean-Michel Cohen fu fra i primi ad accorrere sul luogo della strage alla scuola di Tolosa, dove persero la vita Jonathan Sandler, i suoi due figli Gabriel e Arieh, e Myriam Monsonego di sette anni. Dentista di cinquant’anni, Jean-Michel Cohen, che aveva goduto di una situazione “molto confortevole” in Francia, ha lasciato Tolosa dopo due anni e mezzo. “La situazione è diventata insopportabile e ho avuto paura per la mia famiglia”, dichiara oggi da Israele Cohen. Come loro, trecento famiglie hanno lasciato Tolosa per fare l’aliyah dal 2012.
“Tolosa è la città francese più colpita dalle partenze”, dice Marc Fridman, vice-presidente del Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche in Francia dei Pirenei. “E’ un paradiso per noi”, dice Cohen da Tel Aviv. “Qui noi siamo al sicuro. I miei figli vanno a scuola a piedi. Non abbiamo alcuna preoccupazione per loro. Sono più liberi che in Francia”. Sua moglie ora lavora nel campo dell’istruzione nella città di Netanya, la “Riviera francese” come la chiamano gli israeliani per l’altissimo numero di immigrati dalla Francia. Marc Fridman parla di “un terribile senso di isolamento e frustrazione dopo il 2012. “Solo diecimila persone hanno partecipato alla marcia per la scuola Ozar Hatorah”.
La comunità ebraica di Tolosa contava fino a ventimila persone. Oggi sono rimasti in diecimila. Un altro attentato e potrebbe essere la fine per una delle culle dell’ebraismo francese. Jérôme ha lasciato la periferia di Tolosa per stabilirsi nella periferia di Tel Aviv con la moglie e i due figli di dieci anni. “Gli eventi alla Ozar Hatorah hanno influenzato da vicino i miei figli”, ha detto Jérôme al Parisien. “Il clima era diventato insopportabile. Non era più la Francia dove sono nato. Un giorno mi sono chiesto quale futuro volevo dare ai miei figli e ho deciso di andare in Israele”. Nonostante la minaccia delle bombe e l’ostilità dei paesi vicini, Jérôme si sente più sicuro in Israele che in Francia. “Ci si abitua a convivere con le sirene e i rifugi”.
In una classe della scuola di Tolosa presa di mira dagli islamisti, su sedici studenti all’ultimo anno, tredici pensano di andare a vivere in Israele. Nella sinagoga liberale a Tolosa, nel quartiere di Saint-Cyprien, le finestre che si affacciano sul cortile, lato strada, sono chiuse. Non a causa del sole, ma per non consentire all’esterno di vedere cosa accade dentro. “Ci si abitua a queste condizioni, ma non si può parlare di normalità quando si porta un bambino a una scuola dove i muri sono stati alzati a quattro metri di altezza, con filo spinato e protezione militare notte e giorno”, dice Marc Fridman, che è portavoce del Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche della regione e il cui figlio frequenta la scuola in Orh Torah, che ha cambiato nome dopo la strage. Per evitare di vivere con la paura costante, alcuni genitori hanno iscritto i loro figli in altre istituzioni private. Pesa sul futuro della comunità ebraica di Francia l’ombra delle elezioni presidenziali.
E se accadesse l’impensabile, la vittoria di Marine Le Pen? Secondo l’ex deputato al Parlamento israeliano, Shmuel Plato Sharon, sarebbe la fine della comunità ebraica. “Israele ne trarrebbe vantaggio perché gli ebrei emigreranno. Ci sono seicentomila ebrei in Francia. Se Le Pen vince posso garantirle che entro un anno, trecentomila di loro saranno qui”.