Cosa succede ora nel Venezuela senza Parlamento
Il governo respinge ogni accusa, mentre Onu e Osa si dicono preoccupati per la deriva autoritaria. Il procuratore generale alleato di Maduro dice "la Corte ha violato la Costituzione"
Il giorno dopo la svolta autoritaria in Venezuela, eseguita dai giudici della Corte Suprema legati al presidente Nicolas Maduro, ha rotto il silenzio il procuratore generale, Luisa Ortega, da sempre alleata del presidente socialista. Parlando in diretta tv Ortega ha definito l'operazione "una violazione della Costituzione", spiegando che nella decisione della Corte Suprema "ci sono le prove di diverse violazioni dell'ordine costituzionale”. Dichiarazioni che secondo Reuters sembrano indicare una rottura all’interno della coalizione che supporta il presidente.
Fuori dai confini sono diverse le organizzazioni internazionali che criticano la decisione della Corte. Per domani è stata convocata d’urgenza una riunione dei paesi membri dell'Organizzazione degli stati americani (Osa), su richiesta del segretario generale, l'uruguaiano Luis Almagro. Diversi membri dell’Osa hanno già espresso preoccupazione per la situazione di Caracas, come la Colombia, che ha richiamato il proprio ambasciatore. Anche il segretario generale del Consiglio Onu per i Diritti Umani di Ginevra, Zeid Raad al Hussein, ha dichiarato che "la separazione dei poteri è essenziale per la democrazia e per mantenere in funzione gli spazi democratici è essenziale per assicurare che i diritti umani siano protetti".
Il governo venezuelano intanto ha respinto ogni accusa di golpe, dicendo che le critiche venute dall’estero sono un tentativo di rovesciare il legittimo governo del paese. Tentativi “imperialisti” guidati dagli Stati Uniti, dicono. "È falso – si legge in una nota del ministero degli Esteri di Caracas – che in Venezuela abbia avuto luogo un colpo di stato. Al contrario, le istituzioni hanno adottato gli opportuni correttivi legali per porre fine alle iniziative golpiste da parte dei parlamentari dell'opposizione".
Nell’arco della giornata ci sono stati nuove manifestazioni per le strade di Caracas da parte di studenti e parlamentari dell’opposizione, nonostante il paese sia allo stremo e il tessuto sociale non più coeso, tra la mancanza di cibo, l'inflazione e il dilagare dei crimini violenti. Un corteo di qualche decina di persone ha sfilato verso la Corte Suprema, salvo poi essere respinto dai soldati con scudi antisommossa con cui ci sono stati momenti di tensione. Altri manifestanti hanno anche provato a bloccare le autostrade intorno alla città, sventolando la bandiera venezuelana. “Dobbiamo rivendicare i nostri diritti, per le strade, senza paura", ha detto parlamentare di opposizione Miguel Pizarro, in corteo con alcuni manifestanti.
Dalle piazze ai palazzi