Dateci un partito d'opposizione alla Brexit!
Quella pazza idea di organizzare un movimento nuovo
Milano. La pazza idea di fondare partiti nuovi, con idee precise, senza portarsi dietro fardelli personali e politici del passato, diventa forte, complice la Francia, con Emmanuel Macron in zona exploit e l’efficace Jean-Luc Mélenchon che scavalca i socialisti (a rischio scissione) con la fronda eterna di France insoumise. Nel Regno Unito che fa i conti con la spaccatura sulla Brexit, l’idea di creare una nuova formazione pro europea è circolata subito, il giorno dopo il referendum, ma ancora non ha trovato alcuna forma credibile.
Il magazine di sinistra New Statesman mette l’ambizione anti Brexit in copertina, con tono bellicoso: “Wanted: an opposition”, titola con una grafica da cacciatori di taglie. Sottotitolo: “Il Labour è collassato. Una hard Brexit è prossima. Chi parlerà per il Regno Unito liberale?”. La domanda è stata fatta ormai migliaia di volte, soprattutto a Londra, enclave anti Brexit per eccellenza, ma una risposta non c’è: il cosiddetto “partito del 48 per cento”, dalla percentuale di inglesi che hanno votato contro la Brexit, non trova un leader né un modo di amalgamarsi.
Molti “amici del New Statesman”, politici e intellettuali, provano a rispondere, invocando nella stragrande maggioranza un cambio di leadership nel Labour, ché senza Jeremy Corbyn un partito d’opposizione ci sarebbe. Alcuni indicano nei liberaldemocratici il punto d’attrazione, ma finora l’effetto calamita non c’è stato. Qualcuno si lancia sulla pazza idea: un nuovo progetto, trasversale, liberale, “moderato e che guarda in avanti”. Dice anche: muoviamoci. E prima di chiedere chi sarà il leader, aggiunge: chi ci sta?