Un avvertimento a Pyongyang
Lo strike americano in Siria conferma: “Tutte le opzioni sono sul tavolo”
Sono molte le implicazioni del bombardamento ordinato dal presidente americano Donald Trump in Siria. Una di queste è stata rivelata dalla dichiarazione del primo ministro giapponese Shinzo Abe, nella mattinata di ieri: “Il Giappone comprende che l’azione intrapresa dagli Stati Uniti è una misura per evitare che la situazione possa peggiorare”, e poi: “Apprezziamo enormemente l’impegno dell’Amministrazione Trump nel mantenere l’ordine globale e il lavoro dei suoi alleati oggi che la minaccia delle armi di distruzione di massa sta crescendo più seriamente in Asia orientale”.
Il messaggio, dunque, era diretto anche a Pyongyang. E alla Cina di Xi Jinping, proprio in quelle ore ospite d’onore della tenuta di Mar-a-Lago. Nella sua strategia di rovesciamento della politica estera obamiana, Trump vuole dimostrare al mondo che il deal sul nucleare con l’Iran non ha funzionato, ma, più di ogni altra cosa, vuole dimostrare che il problema nordcoreano può essere risolto, anche con una opzione nucleare. E non è un caso che il bombardamento in Siria è stato preceduto da un’espressione: “Tutte le opzioni sono sul tavolo”, proprio come quella che il segretario di stato Rex Tillerson aveva detto riferendosi alla Corea del nord, durante il suo viaggio asiatico. Secondo gli analisti di 38 North, Pyongyang starebbe preparando un nuovo test nucleare nel breve periodo. Il 5 aprile scorso il regime ha eseguito l’ultimo test di un missile a medio raggio, probabilmente fallito. Ma il tipo di lancio, secondo gli analisti, potrebbe essere stato quello di una parte di un missile a lungo raggio (quello che potrebbe colpire il territorio americano). Subito dopo il test, Trump ha avuto un colloquio telefonico con Abe, il che dimostra che la questione della penisola coreana è ormai nelle mani di Washington e Tokyo, e la Corea del sud (presa dalle sue beghe politiche interne) è stata quasi completamente esclusa dai giochi. Il prossimo 15 aprile ricorre il centocinquesimo anniversario dalla nascita di Kim Il-sung, il nonno dell’attuale leader Kim Jong-un. E’ ragionevole aspettarsi, come di consueto, un innalzamento dei livelli della minaccia nordcoreana. E oggi nessuno sa come potrebbe reagire Donald Trump.