Hollande vs Macron
Quanto è pesante per il leader di En Marche! l’eredità del presidente francese
Non è un endorsement ma quasi. Il presidente della Repubblica francese, François Hollande, ha rilasciato un’intervista al settimanale Point nella quale ha annunciato che esprimerà la sua preferenza tra il primo e il secondo turno delle presidenziali, lasciando intendere, nonostante il consueto numero di equilibrismo, a chi andrà questa preferenza. “Penso che la politica abbia bisogno di un rinnovamento”, ha dichiarato il capo di stato. Un sostegno velato al leader di En Marche!, Emmanuel Macron, suo ex consigliere all’Eliseo, ex ministro dell’Economia, ex protetto, fino a quando quest’ultimo non ha deciso di emanciparsi per intraprendere la sua strada. Questo sostegno però rischia di servire un altro assist agli avversari di Macron, che lo accusano di essere soltanto un Hollande più giovane e dicono che la sua vittoria si tradurrebbe in una continuazione della politica immobilistica dell’attuale presidente. L’Opinion ieri ha rivelato che nei prossimi giorni sarà pubblicato un documento, firmato dagli hollandiani, che difenderà il bilancio dell’inquilino dell’Eliseo e implicitamente spingerà a votare Macron. Potrebbe essere il colpo di grazia per Benoît Hamon, candidato del Partito socialista alle presidenziali. Ma allo stesso tempo, per molti osservatori, anche il bacio della morte dei dinosauri del socialismo francese al giovane astro che vuole cambiare il paese a suon di riforme liberali. Sullo sfondo dei sondaggi che accreditano l’ipotesi inquietante di una remuntada del guevarista Mélenchon, presidente del Front de gauche, di una Le Pen che non perde un colpo, e di un Fillon che crede ciecamente nella compattezza del suo elettorato cattolico e conservatore, Macron galleggia in un mare di incognite, tormentato dall’ingombrante soprannome di “Emmanuel Hollande” (copyright Fillon). Come dopo l’endorsement dell’ex primo ministro, Manuel Valls, il leader di En Marche! cerca di mantenere le distanze dalla vecchia guardia del Ps, pur consapevole che in caso di investitura, il prossimo 7 maggio, dovrà giocoforza dialogare. “Avrà bisogno di noi per costituire una maggioranza”, ha detto all’Opinion, in forma anonima, un pezzo grosso del Ps. L’eredità hollandiana pesa come un macigno, e soprattutto non è affatto chiaro se la Francia abbia voglia di concedersi al liberalismo, o almeno di provare a combattere il proprio istinto sovranista.