Il filosofo e il garçon
Habermas dice che Macron è il leader della “rupture” che serve alla Francia (e all’Ue) per salvarsi
Parigi. Lo scorso 16 marzo, si erano incontrati sul palco della Hertie School of Governance di Berlino, per una conferenza sul futuro dell’Europa in compagnia del ministro degli Esteri tedesco, Sigmar Gabriel. In pochi immaginavano che tra Emmanuel Macron, candidato all’Eliseo con il suo movimento politico En Marche!, e Jürgen Habermas, filosofo tedesco e teorico della Scuola di Francoforte, potesse esserci tanta armonia di pensiero e condivisione di vedute, come emerso ieri dalle pagine del Monde e della Zeit. A Berlino, a marzo, davanti alla crème del mondo politico e culturale tedesco, Habermas aveva dichiarato che Macron aveva osato superare “una linea bloccata dal 1789, tra la sinistra e la destra politiche”, e si distingueva dal resto dei politici per il fatto di dire “quali sono i problemi senza giri di parole”. Ieri, in un’intervista congiunta al quotidiano dell’establishment parigino e al settimanale della sinistra liberale tedesca, Habermas, autore di un’importante riflessione sull’Europa, “Questa Europa è in crisi” (Laterza), ha sottolineato nuovamente la sua preferenza per il liberale di Amiens, affermando che una sua eventuale elezione, il prossimo 7 maggio, sarebbe un segnale di ricomposizione politica salutare e inedita. “La candidatura di Emmanuel Macron, all’esterno di ogni partito istituito, costituirà, se sfocerà in una vittoria, una vera rottura nella storia della République francese dai tempi del dopoguerra”, ha dichiarato Habermas al Monde e alla Zeit, aggiungendo: “Questa iniziativa potrebbe realmente far esplodere un’intera configurazione politica tra sinistra e destra, che si è sclerotizzata nel corso del tempo. Se questa pretesa super partes sottendesse tale iniziativa, da uomo di sinistra mi preoccuperei: colui che si crede al di sopra delle parti non è apolitico, ma semplicemente pericoloso. Ma il candidato Macron, che ha delle buone possibilità di vincere le elezioni, darà un impulso, se sarà eletto, a una riconfigurazione delle forze politiche, attesa da molto tempo”.
Secondo Habermas, questa rupture in una logica di rassemblement, di riorganizzazione delle forze in campo, può essere incarnata soltanto dall’ex ministro dell’Economia, e contrasta il rischio “chienlit”, per riprendere la celebre formula di De Gaulle, che una vittoria di Marine Le Pen e del suo progetto autarchico fuori dall’Ue potrebbe comportare.
Il possibile caos lepenista, ipotesi tutt’altro che remota a pochi giorni dal verdetto delle urne per il primo turno, si iscrive, secondo Habermas, nella grave crisi attraversata dalla Quinta Repubblica di matrice gollista e dai partiti tradizionali che ne hanno garantito la stabilità per quasi mezzo secolo. “I campi della tradizione, che sono diventati incapaci di trovare il minimo compromesso, si paralizzano a vicenda; non sono manifestamente in grado di generare una giusta polarizzazione della formazione della volontà politica in seno alla popolazione, ponendosi in modo realmente pertinente le giuste domande”, ha spiegato Habermas, evidenziando che soltanto una “riconfigurazione” degli schieramenti tradizionali, la coalizione Macron, la grosse koalition alla francese che potrebbe nascere dopo il 7 maggio, farebbe “sgonfiare la bolla del Front national, che, nel frattempo, ha aumentato in maniera considerevole il proprio volume”.
La benedizione di Habermas al presidente di En Marche!, benedizione politica e metapolitica, conferma l’attrazione intellettuale del mondo mitteleuropeo verso il giovane Macron. La sua difesa dell’Europa e del motore franco-tedesco ha suscitato fin dai tempi in cui era a Bercy, al ministero dell’Economia, reazioni entusiaste da parte della stampa berlinese, che non aveva esitato a chiamarlo “wunderkind”, ragazzo prodigio. A sperare in una sua investitura, c’è anche la Cdu di Angela Merkel e Sigmar Gabriel, socialdemocratico a capo della diplomazia tedesca, che accanto a Macron e a Habermas aveva detto che l’Ue non è finita e serve un “new deal” tra tedeschi e francesi, vede anch’egli nel presidente di En Marche! il miglior baluardo contro il Front national di Marine Le Pen.