Così il negoziato Brexit inizia con messaggi da un'altra galassia
Le aspettative del governo May sul negoziato con l'Europa sono, al meglio, lunari
Milano. Stiamo scherzando giusto?, c’è qualcuno davvero convinto che il negoziato tra Londra e Bruxelles sulla Brexit, cioè la più grande e complicata trattativa della storia europea in tempo di pace, possa rimanere segreto? E’ un’altra ironia, un’altra bugia, sarà tutto alla luce del sole, gli inglesi che dicono questo, gli europei che riportano altro, ventisette telefoni senza fili per due anni: il negoziato sarà doloroso e caotico, chi dice il contrario mente. Così ha scritto ieri George Osborne, ex cancelliere dello Scacchiere del governo Cameron, defenestrato senza nemmeno un convenevole dalla premier, Theresa May, nel luglio scorso (Osborne s’aspettava un ministero di consolazione, uscì dal retro di Downing Street per non incontrare nessuno: non aveva la forza neppure di prendersela con la May), sull’Evening Standard, nel suo primo giorno da direttore.
Osborne non si candiderà più come parlamentare al voto di giugno, s’è dimesso dalla sua carriera precedente, ora fa il direttore e ha come missione quella di mettersi alla guida del fronte che deve combattere la Brexit, o meglio la versione della Brexit voluta dalla May. L’aspetto personale conta, naturalmente: il premier e il neodirettore sono contrapposti da sempre, si narra di battute non proprio felici che l’allora cancelliere riservava all’allora ministro dell’Interno, che appena ha avuto il potere per vendicarsi, l’ha fatto. Ma la Brexit è una questione ben più grande e più complicata di un regolamento di conti e, pur se con il suo tono catastrofico, Osborne centra il punto: le aspettative del governo May sul negoziato con l’Europa sono, al meglio, lunari.
Tutto nasce dai resoconti sulla cena tra il premier inglese e il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, usciti in particolare sui giornali tedeschi, la Faz in testa – e si dice che la fonte delle indiscrezioni sia il supertedesco di Bruxelles, quel Martin Selmayr che fa da chief of staff di Juncker e che sulla Brexit è sempre stato molto ciarliero e molto arrabbiato. Ora, che una cena con la May possa essere in qualche modo calorosa non ci crede nessuno, ma persino lei s’è indispettita alla definizione di “frosty dinner”, al punto da derubricare i dettagli di un incontro tra sordi a puro e mediocre “gossip brussellese”. In sostanza, già a metà della cena, Juncker era molto scettico sulla posizione di Londra, e ripetendo più volte alla May che la “Brexit non può essere un successo”, il presidente della Commissione è uscito dall’incontro “dieci volte più scettico” sulla possibilità di un buon negoziato con Londra rispetto a quando si era seduto.
Telefonando il giorno successivo alla cancelliera tedesca Angela Merkel, Juncker avrebbe detto che la May vive “in un’altra galassia” e che in quella galassia tutti si illudono moltissimo: proprio questo termine – illusioni – avrebbe scandito il discorso che la Merkel ha tenuto la scorsa settimana al Bundestag. Dal retroscena emergono anche dei dissapori interni al governo e la certezza della May di ottenere al voto di giugno il mandato che le serve per tenere a bada i più riottosi e i più radicali del suo entourage governativo: il Telegraph, cantore della Brexit, ha subito reagito al colpo basso degli europei raccontando come sia in corso, da parte di Bruxelles, un tentativo di boicottare la politica inglese soprattutto sulla questione della libertà di circolazione delle persone, che tanto sta a cuore al Regno Unito. Di questo passo, il negoziato diventerà un colossale “C’eravamo tanto amati”, e se questo fa ringalluzzire chi ancora spera di poter arginare in qualche modo la May nelle urne, fa emergere ancora una volta il fatto che, per quanto strano possa sembrare, il potere negoziale è più europeo che inglese, e se May non scende dalla galassia in cui è, in cui cova persino l’illusione della confidenzialità, il conto della Brexit diventerà inaccessibile anche per una calcolatrice come lei.