Angela Merkel con Paolo Gentiloni (foto LaPresse)

Perché il filotto Macron e Merkel può dare la scossa all'Italia

Marco Cecchini

Dopo le presidenziali francesi arriva il test decisivo per la Germania. Il partito della cancelliera ha il vento in poppa

Roma. E’ bene che nei prossimi giorni la politica italiana tenga d’occhio il calendario elettorale europeo, non solo quello francese. Perché – per uno strano gioco del destino – il 5 maggio non si svolgerà solo il secondo turno delle presidenziali in Francia, che dovrebbe portare Emmanuel Macron all’Eliseo, ma si andrà al voto anche in Germania, nel piccolo land dello Schleswig Holstein, e la domenica successiva, nel Nord Reno-Westfalia, la “Lombardia tedesca”, lo stato più popoloso della Repubblica federale (18 milioni di abitanti), quello che contribuisce per un quinto al pil nazionale e che spesso ha anticipato il risultato delle elezioni politiche generali. Un doppio test decisivo insomma, che darà indicazioni molto significative sugli orientamenti dell’elettorato nella consultazione nazionale del 24 settembre.

 

Tutto ciò, ça va sans dire, ci riguarda da vicino. Perché, se le cose andranno come prevedono oggi i sondaggi che danno il partito di Angela Merkel, la Cdu, in crescita costante, tra meno di due settimane il panorama politico europeo potrebbe (il condizionale è di rigore) avere assunto una fisionomia più definita: da una parte, i movimenti populisti anti Ue e anti sistema al palo delle loro ambizioni, dall’altra i leader dei paesi guida – uno già in sella e l’altra con la riconferma in pectore – pronti a mettersi al lavoro per il rilancio del progetto europeo con chi ci sta. A quel punto sarà inevitabile che i mercati comincino a interrogarsi sul nostro paese, unico tra i grandi che ancora non ha scelto, preda di una politica indecisa a tutto ma non priva di pulsioni anti europee, con un movimento anti establishment senza un programma degno del nome ma in testa nei sondaggi e con un’economia nuovamente in cammino ma gravata da un debito troppo grande. Tutto questo oltretutto alla vigilia di un probabile cambio di rotta nel ciclo dei tassi d’interesse europei che aumenterà l’onere del nostro debito pubblico e che potrebbe far ballare il rating della Repubblica.

 

Una bella sveglia, insomma, che potrebbe rimettere in moto gli equilibri politici nazionali, tanto più dopo che Matteo Renzi ha vinto di slancio le primarie del Pd.

 

Secondo i sondaggi, nello Schleswig Holstein e nel Nord Reno-Westfalia la Cdu dovrebbe confermare che il trend negativo dei consensi seguito alla decisione di Angela Merkel di aprire le porte ai rifugiati nel 2015 si è invertito. La rimonta della cancelliera è cominciata un mese fa con il voto nel Saarland, il piccolo land occidentale nel quale i cristiano democratici hanno superato il 40 per cento e l’effetto novità rappresentato dalla candidatura alla cancelleria di Martin Schulz per i socialdemocratici del Spd pare essersi spento. L’estrema destra di Afd (Alternative fur Deutscheland) da parte sua, non ha sfondato fermandosi al 6,2 per cento dei voti e sembra pagare le divisioni al vertice del partito delle ultime settimane. Ora il gradimento della cancelliera a livello nazionale è risalito di cinque punti ai massimi dal 2015. E i sondaggi di fine aprile per le elezioni generali danno la Cdu/Csu (Cristiano democratici e Cristiano sociali bavaresi) al 36 per cento, la Spd al 31, l’estrema sinistra della Linke e l’estrema destra di Afd appaiate al 9 per cento in terza posizione.

 

In questa situazione non sarebbero possibili alleanze diverse dalla Grosse Koalition, dato che le forze maggiori hanno dichiarato in anticipo di non volere governare con le estreme, ma per la cancelliera si riaprirebbero le porte del quarto mandato.

 

Il recupero di questi mesi non è dovuto solo al calo negli afflussi di migranti, ma ad una precisa impostazione della campagna elettorale: nessuna polemica diretta, nessun aspro confronto con il principale competitor, Martin Schulz, ma la proiezione costante dell’immagine di una leadership solida. Molti pensano che a Merkel abbia giovato anche l’atteggiamenti di fermezza dimostrato nei confronti di Donald Trump e la sufficienza con cui ha reagito alla mancata stretta di mano alla Casa Bianca.

 

Secondo il deputato Michael Grosse Bromer “le elezioni nel Saarland provano che chi governa con la calma piace ai cittadini”. Certo, la vittoria di Macron al primo turno è stata netta ma dovrà essere confermata nel secondo round e alle elezioni tedesche mancano alcuni mesi. Non sorprende dunque che gli analisti politici mettano le mani avanti.

 

“L’economia va bene e la campagna elettorale verterà soprattutto sui temi della sicurezza e delle migrazioni. Ma al voto manca tempo e molte cose possono ancora accadere”, spiega al Foglio, Carl von Hohenthal, ex notista politico della Faz, oggi responsabile europeo di Brunswick. Tuttavia proprio il tema della sicurezza può favorire nel Nord Reno-Westfalia la Cdu. Lo stato, che ha il più alto numero di residenti islamici della Germania, è governato da una maggioranza rosso verde e ha vissuto nella sua capitale, Colonia, la vicenda degli assalti alle donne nel capodanno del 2015. Da qui è anche partito Anis Amri, il terrorista della strage di Natale a Berlino. E tutto ciò mette in difficoltà l’amministrazione Spd mentre la Cdu ha recuperato cinque punti sui risultati delle ultime regionali.

 

Il voto di settembre è lontano, ma Angela Merkel sembra avere il vento in poppa.